Baldovino IV, il re lebbroso

Nella Battaglia di Marj Ayyun l’esercito di Saladino sconfisse quello di Baldovino IV, re di Gerusalemme. Era il 10 gennaio del 1179 ed il re cristiano, tormentato dalla lebbra, riuscì a stento a scampare alla cattura. Con questa rotta iniziò la decadenza del suo regno.

Nel 1177 l’esercito musulmano aveva invaso Gerusalemme dall’Egitto. Baldovino era riuscito a contenerne l’avanzata sconfiggendo Saladino nella Battaglia di Montgisard, ma nel 1179 i musulmani ripresero di nuovo le armi puntando stavolta su Damasco. Occuparono i villaggi tra Sidone e le zone costiere costringendo i cittadini a pesanti tributi. In risposta, Baldovino, insieme ai Cavalieri Templari guidati da Oddone di Sant’Amando ed all’armata della Contea di Tripoli guidata dal Conte Raimondo III, andò all’assalto del campo nemico. Scendendo da un’altura di 900 metri, i cristiani s’abbatterono su alcune truppe saracene capeggiate Farrukh-Shah, nipote di Saladino, avendone facilmente il sopravvento, poi, credendo che la battaglia fosse così finita, ritornarono su un’altura tra il Marj Ayyun ed il fiume Leonte per riposare. Fu allora che il grosso dell’esercito di Saladino si presentò alla carica mettendo i crociati in fuga.

Oddone di Sant’Amando fu catturato ed ebbe il coraggio di rifiutare il comprarsi la libertà pagando un riscatto, in conformità con la Regola dei Templari: morì miseramente in una prigione saracena. Tra i catturati c’era pure il barone Baldovino di Ibelin per il quale Saladino esigette un riscatto esorbitante, convinto che il suo prigioniero fosse destinato a diventare re di Gerusalemme come sposo di Sibilla d’Angiò, sorella di Baldovino IV. Curiosamente, il riscatto non fu pagato dal tesoro del Regno di Gerusalemme, ma dall’Imperatore di Bisanzio, Manuele I Comneno, anch’egli convinto che Baldovino di Ibelin sarebbe diventato il re di Gerusalemme. Per uno scherzo della storia Sibilla non sposò mai Baldovino, preferendogli Guido di Lusignano.

Baldovino IV, incapace di montare a cavallo per la sua malattia, fu condotto in salvo dai suoi cavalieri. Appena due mesi prima, in un’altra scaramuccia con la cavalleria saracena, il suo cavallo si era innervosito e, senza l’uso delle mani, Baldovino non era riuscito a riprenderne il controllo, finendo a terra. Incapace di montare di nuovo sul dorso dell’animale, Baldovino rischiò seriamente d’essere catturato. Questo giovane re, appena diciottenne, che solo due anni prima aveva portato la sua cavalleria a una splendida vittoria su Saladino a Montgisard, non era più in grado di cavalcare e comandare il suo esercito in sella. In una società in cui il cavaliere era l’incarnazione delle virtù, dovette essere molto difficile da accettare tutto ciò.

Baldovino IV aveva la lebbra lepromatosa. Nato nel 1161 da re Amalrico I di Gerusalemme, mostrò per la prima volta i segni della terribile malattia all’età di nove anni. Il suo tutore, lo storico e futuro arcivescovo Guglielmo di Tiro, gli diagnosticò la malattia quando, dopo una zuffa con gli amici, perse sensibilità al braccio destro. In un’epoca in cui la lebbra equivaleva ad una condanna a morte ed era pure sicura causa di ostracismo sociale, Baldovino IV fu protetto dai Franchi e, con grande stupore dei musulmani, dopo la morte prematura del padre nel 1174, divenne il re di Gerusalemme, appena tredicenne, eletto dall’Alta Corte nonostante il fatto che altri vassalli della corona e i cavalieri d’ogni ordine afflitti dalla lebbra fossero tenuti ad unirsi ai Cavalieri di San Lazzaro, ordine religioso addetto alla cura degli ospedali per lebbrosi istituiti durante il dominio bizantino della Città Santa e poi gestiti dai Cavalieri Ospitalieri.

Già da principe Baldovino IV mostrò una mente acuta e grandi capacità nell’arte equestre, ma nulla avrebbe fatto intendere che sarebbe diventato un eroe per il suo popolo. I cristiani avevano preso il controllo di Gerusalemme solo 75 anni prima, nel 1099, ed ora, minacciata da Saladino, la città si ritrovava guidata da un adolescente lebbroso.

Baldovino non permise alla sua malattia di ostacolarlo nei suoi doveri reali e, nello stesso anno in cui fu incoronato, organizzò un attacco trionfale contro Damasco come parte della sua più ampia strategia per attirare Saladino lontano da Aleppo. Due anni dopo, era di nuovo in prima linea, guidando le sue truppe in battaglia per respingere gli attacchi musulmani a Damasco. Fu poi la volta di Montgisard, in Egitto, dove inflisse al sultano un colpo sorprendente. Le vittorie di Baldovino lo resero un eroe agli occhi del suo popolo, quel giovane re era riuscito a superare la sua malattia sconfiggendo ripetutamente uno degli eserciti più potenti del mondo.

Dopo la Battaglia di Marj Ayyun, però, Baldovino IV si rese conto che il suo corpo stava soccombendo alla malattia. A 24 anni si offrì di abdicare, ma la sua proposta fu rifiutata. Anche questo fu un segno dell’enorme stima che il suo popolo aveva per lui. Rimase re di Gerusalemme fino alla sua morte nel 1185.

I suoi potenti baroni e i loro cavalieri gli obbedirono e gli furono leali, nonostante fosse un lebbroso, forse per rispondere all’esempio evangelico del Cristo che salva il lebbroso, sicuramente lo fecero perché riconobbero in lui una guida capace di contrastare l’ascesa di Saladino.

Tutti l’avevano visto, solo sedicenne, guidare con intraprendenza cinquecento cavalieri in soccorso di Ascalona, raggiungendo la città poco prima che l’esercito del sultano, con 30.000 unità, la cingesse d’assedio. Quando Saladino attaccò Gerusalemme che era rimasta completamente sguarnita di difese, pensando che il re cristiano non avrebbe ostato inseguirlo con così pochi uomini, Baldovino invece mostrò a tutti il suo coraggio uscendo da Ascalona e lanciandosi all’inseguimento dei musulmani attaccandoli nelle retrovie ed ottenendo la splendida e completa vittoria di Montgisard, il 25 novembre 1177. Baldovino smontò da cavallo e fece chiamare il vescovo di Betlemme affinché gli portasse la reliquia della Vera Croce che aveva in consegna. Il re allora si prostrò di fronte alla sacra reliquia invocando l’aiuto divino per la vittoria. Dopo essersi rialzato, esortò i suoi uomini ad avanzare e caricare. I musulmani furono messi in rotta. Molti vennero uccisi e Saladino stesso riuscì a fuggire solo perché cavalcava un cammello da corsa.

Questo successo era così vicino nel tempo eppure la sua malattia lo rendeva un lontano ricordo. Nel 1180, permise alla sorella Sibilla di sposare Guido da Lusignano per rendere la successione stabile, ormai sicuro che la sua fine fosse vicina. Quando Saladino invase nuovamente il regno, nel 1182, Baldovino IV, ormai cieco e incapace di camminare, non poté più cavalcare e comandare il suo esercito e s’affidò a Guido per combattere ancora i musulmani. Capì subito che Guido da Lusignano non era un condottiero capace di garantire la difesa del regno e prima di morire nominò proprio erede e successore il nipote Baldovino del Monferrato, un bambino di cinque anni, con Raimondo III, Conte di Tripoli, a fare da reggente.  saraceni fino a fermarsi, costringendoli a ritirarsi. L’anno seguente, tuttavia, fu colto da febbre.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: R. Campisi e R. Mambretti, Baldovino IV re di Gerusalemme; G. Ligato, Sibilla, regina crociata; G. Bordonove, Le crociate e il regno di Gerusalemme; J. Richard, La grande storia delle crociate

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