Storia del Cristianesimo: la Madre di Dio, fonte di vita

Sono numerosi i santuari dedicati alla Madonna sotto il titolo di Fonte di Vita presso i quali spesso si trova una sorgente a cui i fedeli accorrono per attingere l’acqua. Fra questi eccelle in Oriente, il celeberrimo santuario di Istanbul, nel quartiere di Balilkli.

La storia tramandata da Niceforo Kallistos Xanthopoulos vuole che, nel 450, un semplice soldato di Bisanzio s’imbattè, presso la Porta d’Oro, in un cieco che s’era smarrito e supplicava per avere un sorso d’acqua. Il soldato soccorse il bisognosco ma non riuscì a trovare acqua per dissetarlo finchè una misteriosa voce gli indicò una sorgente d’acqua che stava nascosta in una pozza di fango: “Entra nel boschetto, prendi l’acqua che troverai e dalla all’assetato. Quindi prendi il fango e mettilo sugli occhi del cieco… E costruisci un tempio qui … perchè tutti coloro che vi verranno troveranno risposte alle loro petizioni”. Il soldato la raccolse e fece bere il cieco, poi lavò il suo viso e fu allora che questi recuperò la vista. Il soldato sarebbe poi divenuto l’imperatore Leone I.

Asceso al trono di Costantinopoli, Leone eresse una chiesa nel luogo in cui aveva trovato l’anfora e la dedicò alla Madre di Dio invocata col titolo di Zoodòchos Pegé ovvero Fonte dei Vita. L’edificio fu distrutto sotto Giustiniano, poi ricostruito utilizzando materiali avanzati dalla costruzione della Basilica di Santa Sofia. Dopo l’erezione del santuario, i bizantini chiamarono la porta che si trovava fuori dalle mura di Teodosio II col nuovo nome di Porta della Sorgente.

L’aspetto più rilevante della struttura era la presenza, in mezzo alla chiesa, di una cavità al livello della sorgente, un bacino nel quale si elevava una vasca da cui scorreva l’acqua. Sopra la sorgente, su quattro portici, si innalzava una cupola decorata con un mosaico che rappresentava la Madre di Dio e suo Figlio.

In epoca bizantina il santuario era uno dei più importanti di Costantinopoli. Fu meta di pellegrinaggi della corte, qui venivano sempre ricevute le future imperatrici e, in occasione della festa dell’Ascensione, si teneva una particolare cerimonia alla quale presenziavano l’imperatore e i suoi dignitari. Durante questa celebrazione, i rappresentanti dei diversi demoi, le tifoserie del circo distinte dai colori blu e verde, formavano cori che celebravano le lodi della Vergine e le cantavano alternandosi.

Il Libro delle cerimonie di Costantino Porfirogenito ci ha tramandato un canto dei blu: “O fiume dove corre la vita senza fine, Fonte santa, noi cristiani abbiamo trovato te, te sola, Madre santissima del nostro Dio. Noi ti veneriamo come Theotokos, noi t’imploriamo con insistentemente. Coprici fino alla fine, o Madre di Dio Fonte di Vita, con le ali della tua protezione”. Anche nei racconti dei pellegrini russi del XV secolo si riferiscono viaggi alla Pighi per “venerare la Vergine, bere l’acqua santa e lavarsi”.

I miracoli e le continue guarigioni richiamavano sempre nuovi fedeli, facendone una sorta di “Lourdes dei bizantini” dove gli infermi si immergevano nell’acqua della piscina per curare le proprie malattie. Venticinque gradini conducevano al sito della sorgente, circondato da una ringhiera, ed i pellegrinaggi, che non si erano interrotti neppure quanto la chiesa non era che un mucchio di macerie, si moltiplicarono.

Il piccolo santuario fu però distrutto dai turchi nel 1453 e da allora diverse volte riedificato. Il 6 settembre 1955, durante il pogrom anti-greco di Istanbul, la chiesa fu uno degli obiettivi della folla fanatica. L’edificio fu raso al suolo mentre l’abate veniva linciato e l’archimandrita Chrisanthos Mantas, 90 anni, fu assassinato. Durante questo attacco furono aperti i sarcofagi dei Patriarchi ecumenici che si trovano all’esterno della chiesa e i loro resti furono dispersi. Inoltre, la chiesa e il monastero furono completamente bruciati. Un’altra piccola cappella è stata poi ricostruita sul sito. La fonte si trova in una cripta sotterranea all’esterno. Vi si accede scendendo una scala. La cripta è adornata da dipinti e icone ed è sormontata da una cupola dipinta con Cristo in un cielo stellato. L’acqua scorre in una vasca di marmo, dove nuotano i pesci. Questi pesci, presenti nel bacino da secoli, hanno dato origine al nome turco del complesso “balikli” che in turco significa “luogo dove sono presenti i pesci”.

Da questo santuario si è diffusa in tutto il mondo la rappresentazione iconografica della Vergine immersa in una fonte circolare con le mani elevate verso il cielo, avendo sul petto Gesù che tra le mani tiene il vangelo con queste le parole “Io sono l’acqua viva” e due angeli che salutano Maria con le iscrizioni “Salve, Fonte pura e Donatrice di vita” e “Salve, Fontana pura e Donatrice di vita”.

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

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