De Vecchi e la Somalia italiana

L’odierna Somalia è a tutti gli effetti una creazione italiana sorta per l’iniziativa del governatore Cesare Maria De Vecchi che seppe riunire nei confini che conosciamo il territorio meridionale e costiero, già sotto il diretto controllo italiano, al settentrione, diviso in sultanati locali.

In rotta con MussoliniCesare Maria De Vecchi, Conte di Val Cismon, sbarcò a Mogadiscio l’8 dicembre del 1923. La colonia, che per lui doveva essere una meta punitiva e che il suo predecessore, Carlo Riveri, aveva addirittura definito “in stato di fallimento”, non era effettivamente sotto il controllo italiano, inoltre riscontrò che tutte le popolazioni indigene erano fortemente armate. Povera e male organizzata, quella Somalia vedeva a nord, completamente autonomi, i sultanati di Obbia, dei Migiurtini e del Nogal, protettorati italiani secondo i trattati del 1889 e del 1905, ma sempre pronti a sottrarsi all’effettivo controllo italiano.

Il governatore De Vecchi pensò subito d’occupare quei territori. A tal fine, riorganizzò il nucleo di truppe della colonia, il Regio corpo truppe coloniali (RCTC), redasse un piano opertivo e, tappa per tappa, l’attuò in prima persona, contro anche i contrasti della Madre Patria. Le operazioni iniziarono nel settembre del 1925 e furono portate a compimento ai primi mesi del 1927. Il 28 febbraio di quell’anno, infatti, il conte de Vecchi, con un breve comunicato, dichiarva compiuta l’occupazione dei sultanati del Nord. Alla conquista seguì il disarmo di quelle popolazioni con lo stesso rigore con cui il conte aveva gestito il disarmo delle popolazioni dell’Oltre Giuba, ceduto all’Italia dall’Inghilterra nel 1925, in esecuzione del Patto di Londra.

La conquista dell’Obbia fu facilitata dalla scelta del sultano, Ali Yusuf, di consegnare le armi. Tre colonne di soldati italiani, guidate dal colonnello Di Bello, occuparono quel territorio e vi si stabilirono. Solo allora scoppiò la rivolta indigena, nella zona di El Bur. A guidarla c’era un capo tribale, Omar Samantar. I ribelli insorsero, uccisero il capitano Franco Carolei e si impossessarono delle armi. Insorsero così anche i Darod ed allora De Vecchi assunse personalmente il comando delle operazioni. Egli sfrutto le rivalità locali e divise i ribelli, infine, con l’arrivo dei rinforzi eritrei, riuscì a riprendere El Bur, il 26 dicembre 1925.

Nella Migiurtinia la situazione fu diversa. La guerra si aprì col sultano Osman Mahmud che si rifiutò di consegnare le armi. Seguì la decisione di De Vecchi di un blocco marittimo dei porti di Alula e Hafun, la Battaglia di Bender Bela, in cui gli italiani furono sconfitti il 28 ottobre del 1925 e poi la riconquista del villaggio con la sua distruzione il 6 novembre. Il sultano si arrese dopo che anche i Nogal furono sottomessi.

Il disarmo portò al recupero di 16.500 armi da fuoco. Tutte queste operazioni costarono 550 caduti italiani e 1236 caduti somali. Nacque così una nuova Somalia Italiana, una colonia di 500.000 chilometri quadrati, con oltre un milione di abitanti, popolata però solo da 1700 italiani. Si dovette a De Vecchi anche la nascita degli zaptiè, corpo per il mantenimento dell’ordine costituito da africani, e dei dubat, i “turbanti bianchi”, reparti che avevano il compito di pattugliare e difendere le frontiere. Furono zaptié ed ascari a catturare lo scek Ali Mohamed Nur, il 28 ottobre del 1926.

In cinque anni il governatore, parallelamente alle campagne militari per la riunificazione del territorio dei somali, si occupò di altre questioni vitali per il mantenimento e lo sviluppo della colonia. Introdusse la lira italiana e portò avanti immensi lavori pubblici costruendo nuove strade per favorire i collegamenti interni e la prima ferrovia del Paese, fondando il comprensorio agricolo di Genale, con la costruzione della nota diga, erigendo la cattedrale di Mogadiscio e infine dotando la capitale dell’illuminazione elettrica e del suo primo piano regolatore. Si occupò pure della sistemazione politico-amministrativa della colonia definendo i sette commissariati di Giuba, Centro, Uebi Scebeli, Confine, Obbia, Nogal, Migiurtina, base della moderna suddivisione regionale.

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra
Foto nel testo tratta dalla rete
M. Riazzoli, Cesare Maria De Vecchi Il quadrumviro monarchico

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