Il reperimento di cavalli per l’esercito sabaudo

Il presente testo affronta il problema del reperimento di cavalli per l’esercito sabaudo, soffermandosi sugli acquisti del 1739 e del 1752. E’ tratto da “La cavalleria nel XVIII secolo” in rivista Il mio cavallo, 11/2005.

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Nel XVIII secolo, malgrado il progresso delle armi da fuoco e la loro crescente diffusione negli eserciti di tutt l’Europa, la Cavalleria costituiva sempre un’arma importante. L’artiglieria, sia leggera che pesante, e tutti i mezzi di trasporto utilizzavano come nell’agricoltura la forza animale, essenzialmente cavalli e muli. Il reperimento di questi equini costituiva di conseguenza un grande problema per le finanze degli Stati, già oberate dalle ingenti spese belliche a causa delle continue guerre che affliggevano tutti gli Stati. I cavalli diventavano sempre più merce preziosa e il loro reperimento si rendeva difficile, specialmente nei periodi critici di belligeranza. Ogni nazione cercava di rimedirvi incrementando al massimo la produzione nazionale, ma questa, generalmente, non era sufficiente, si rendeva pertanto necessaria l’importazione…
…Nel 1739 furono comperati 500 cavalli, forniti da un unico commerciante, il cavalier Marzorati. Furono pagati “In ragione di Luigi 59 di Francia per cadun paio”. Un secondo acquisto, più imponente del primo, fu effettuato nel 1752. Si trattava di 600 soggetti da destinare 200 alla cavalleria e 400 ai dragoni. Tutti i cavalli appartenevano a razze tedesche: “Dovranno essere del paese basso d’Elbe, d’Oldenbourg, ducato di Bremen, di Zellei, Luneborg, Olstein, Delmost, Westefalia”. Anche per questa importazione si fece ricorso al medesimo Cavaliere. Una apposita, lunga, ‘istruzione’, datata 10 febbraio 1752, regolava le varie condizioni dell’acquisto e le modalità del trasporto dalla Germania al Piemonte…
…Nel viaggio di tasferimento del 1739 l’intero tragitto da Osdervald, dove erano stati radunati, a Boffalora, ultima tappa prima di giungere a Vercelli, fu effettuato in 51 tappe. Il reperimento dei cavalli non era impresa facile perchè dovevano rispondere a ben determinate caratteristiche. “Che li cavalli sian con testa piccola e liggiera, bella incollatura, orecchio piccolo, occhio vivo, ben piantati, buoni piedi e non piatti, buona gamba, non rotonda, senza sovraossi, corbe e scagnelli [tare dure degli arti], non mancini, con nervi [tendini] distaccati, con bella groppa, bel fianco, bella coda lunga fino al giretto (garretto)”, prescriveva il bando. Erano acquistati soltanto soggetti di età compresa tra i quattro e i sette anni, soprattutto di sesso maschile, castrati…
Nel Settecento, nel Regno sabaudo, i cavalli erano misurati in ‘pome’, termine derivato dal francese ‘paume’ che indicava l’altezza di un pugno chiuso. I cavalli dovevano essere “di pelo nero, baio oscuro, baio castagno, baio naturale e baio dorato, non dovendosi accettare quelli di pelo isabella, grigio e pelo di lupo, con naso bianco e che le balzane avanzassero fino sovra il ginocchio”…
Ai commercianti si richiedeva che tutti i soggetti fossero consegnati “ferrati di nuovo” e “cadun cavallo debba avere il filetto e coperta”.
Per ogni cavallo era previsto uno speciale ‘rollino’, un documento di identificazione con la “descrizione della marca appostoli, del pelo, età ed altri connotati che si ritroveranno avere”. Il marchio veniva apposto sulla spalla, con “distinzione sendo di cavalleria alla parte destra e se dei dragoni alla parte sinistra”…
Al primitivo prezzo di ogni singolo cavallo si dovevano pertanto aggiungere le spese del trasporto, le tasse sui passaggi dei ponti, i vari dazi che dovevano essere pagati dovendo transitare da uno stato all’altro. Per il trasporto della rimonta del 1752 la Segreteria di guerra ottenne una “riduzione del diritto di transito sui cavalli di rimonta pel regio servizio” dallo Stato di Milano.
Da non trascurare ancora le spese del personale che seguiva i vari gruppi. Si trattava degli ‘stallmastri’ che dovevano “essere letterati [dovevano sapere leggere e scrivere] e persone da bene” dovendo “dar conto del denaro che gli rimette sia per il pagamento de daciti [dazi[, pedaggi, etc, come altresì delle spese minute che puonno occorrere strada facendo nella provvista delle corse, cavezze, cinghie, medicinali ed altre consimili”.

 

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