Cavour, l’imprenditoria agricola ed il liberismo

Quando suo padre Michele fu nominato vicario di Torino, nel 1835, Camillo Cavour dovette assumere l’amministrazione delle tenute paterne, in particolare di quella di Leri. Fu così che iniziò ad occupari di agricoltura.

All’inizo non ne fu intusiasta. Otto anni dopo ricordava: “Da principio l’agricoltura ha poca attrattiva. L’uomo abituato ai salotti prova uan certa ripugnanza per i lavori che cominciano con l’analisi dei concimi e che finiscono in mezzo alle stalle, troverà in principio i lavori campestri fastidiosi, monotoni, anche puerili. Però se riesce a superare questo primo disgusto e se riesce a decidersi ad eseguire le più semplici operazioni agrarie, a far seminare un campo di patate, ad allevare una giovenza, si opererà inconsciamente una tasformazione dei suoi gusti e delle sue idee”. In effetti con grande entusiasmo, l’impresa che prese nelle sue mani nel 1835, nel giro di pochi anni ottenne grandi risultati.

Ciò che più sorprende è che Cavour trova grande interesse per l’applicazione delle nuove scoperte tecnologiche all’agricoltura. Si interessa e fa acquistare trebbiatoi del grano, brillatoi del riso, spogliatoi di meliga, sbucciatoi, sgranellatori di fagioli, ventilatori ed ogni sorta di nuovo macchinario. Si preoccupa di irrigazione e rete stradale, compera nuovi terreni, spedisce operai in Inghilterra per formarsi, studia i più moderni metodi olandesi. Allo stesso modo studia la produzione di asparagi, gelsi, riso, barbabietole. Nell’arco di pochi anni dà alle stampe lavori sul commercio dei cereali nella legislazione inglese, sulle bigattiere, sulla produzione della lana, sulle colture tipiche del Piemonte.

Attuando certe innovazioni, la sua produzione di riso, frumento e latte crebbe sensibilmente, e quella di mais addirittura risultò triplicata. Ciò fece di Cavour un importante possidente terriero, stimatissimo per la sua arguzia imprenditoriale.

Fu così che maturo e mise alla prova le sue convinzioni liberiste. Di fatti, negli anni che corrono dal 1835 al 1848, Cavour si occupò pure del dissodamento delle foreste, di importazione del grano dall’America, di una fabbrica di zucchero, di un servizio di vapori postali sul Lago Maggiore, di una fabbrica di prodotti chimici, di una società di strade ferrate, di agenzie di credito e di una fornitura di 800 montoni per il Pasciò d’Egitto che lo portò a viaggiare sino in Ungheria.

Il 21 maggio del 1842 fu tra i fondatori dell’Associazione Agraria del Piemonte. L’anno dopo partecipò al primo congresso agrario che si tenne ad Alba e qui fu premiato per il miglio modo di ordinare le tinaie e le cantine. Nel 1844 fu incaricato di studiare il vaiolo pecorino, nel 1846 delle rotazioni in uso nel Vercellese e dell’uso del gesso come concime per i prati. Tuttavia proprio le sue posizioni liberiste lo portano all’esclusione da tutte le cariche associative. Nel frattempo gli si schiudono le porte istituzionali ed l’11 ottobre del 1850 assume il Ministero dell’agricoltura.

Rinnovò il trattato commerciale con la Francia che abbatté le dogane e stipulò accordi simili col Belgio e l’Inghilterra, poi con la Grecia, la Svizzera, i Paesi Bassi e l’Austria. Passano pochi mesi – siamo nel 1852 – ed il suo liberismo si manifesta in modo clamoroso; rassegnò le dimissioni perchè il governo si era allineato ad un conservatorismo incompatibile coi suoi principi. Sul finire dell’anno però Cavour divenne Presidente del Consiglio e riprese con maggiore vigore la sua politica liberoscambista.

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: R. Romeo, Cavour e il suo tempo

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