Il Cantiere Navale di Riva Trigoso

Su iniziativa della Società Esercizio Bacini dell’armatore genovese Erasmo Piaggio, nel 1898, sorse il cantiere navale di Riva Trigoso.

I lavori iniziarono il 15 giugno 1898 e dopo quattro mesi si approntarono le prime lamiere. Nel febbraio seguente funzionavano otto scali attrezzati con officine e servizi tecnici ed amministrativi, ad ottobre erano in funzione le fonderie. Nel complesso una superficie di circa 170 mila metri quadrati fu dedicata ad officine, magazzini ed uffici. Furono predisposti cinque scali per l’impostazione di piroscafi fino a 200 metri di lunghezza, ma la superifice dell’arenile, con oltre cinquecento metri di fronte al mare, rendeva possibile l’organizzazione di altri quattro scali volanti per la costruzione di navi di miner mole. Dodici gru si levarono sull’intera area.

Vi furono costruite diverse motonavi per trasporto passeggeri e merci sulle linee Napoli-Palermo della Navigazione Generale Italiana, sorta dalla fusione delle flotte dei Florio e dei Rubattino, di cui lo stesso Piaggio era amministratore delegato. In effetti il cantiere era nato proprio per assorbire la maggior parte delle commesse della grande compagnia di navigazione. Qualche anno dopo l’imprenditore fondò pure il Lloyd Italiano per il servizio passeggeri tra l’Italia e l’America ed il cantiere navale di Riva Trigoso assorbì pure le funzioni di costruzione, esercizio e manutenzione della nuova flotta.

Questo stabilimento fu il primo che in Italia adottò la lavorazione agli scali con utensili pneumatici, eseguendo ribaditura, fresatura e calafataggio. La lungimiranza delle ex-garibaldino Erasmo Piaggio, divenuto nel frattempo presidente della Banca di Genova e senatore, fu tale che il cantiere divenne il principale d’Italia.

In un periodo storico in cui l’emigrazione era un fenomeno in crescente aumento, proprio da Riva Trigoso uscirono le nuove navi all’altezza della concorrenza nordeuropea. Fino al 1928 vi furono costruiti grandi transatlantici, navi di lusso, piroscafi da carico, motonavi cisterna per la Navigazione, per il Lloyd Italiano, per la Transatlantica Italiana, per la Società dei Servizi Marittimi, e anche per altri armatori. Si costruirono anche le navi per emigranti e fra queste il Principessa Mafalda, ritenuto il miglior piroscafo da passeggeri dell’epoca, gemello del Principessa Jolanda, affondato disastrosamente in cantiere durante il varo nel 1907.

Nel 1914 furono ultimati la Dante Alighieri ed il Giuseppe Verdi per la Transatlantica Italiana, poi passati alla bandiera nipponica, e nel 1918 fu varata l’Esperia della Società Italiana dei Servizi Marittimi, adibita alla linea dell’Egitto e per tanti anni considerata una delle navi più eleganti del mondo. Non mancarono navi militari. Nel regio naviglio entrarono a far parte i cacciatorpediniere da 26 nodi Nembo ed Euro e quelli a 38 nodi orari Leone Pancaldo, Antonio da Noli, Freccia, Saetta, Scirocco e Libeccio.

La Grande Crisi e la depressione in cui l’intera navalmeccanica italiana piombò, portarono l’intero settore a confluire nell’IRI. Stessa sorte toccò da vicino l’impresa di Riva Trigoso, passata ai figli di Piaggio. Fino allo scoppio del conflitto, essa si tenne attiva grazie agli ordinativi bellici ed ai premi per la costruzione di mercantili introdotti dal decreto Benni nel 1938. Nel solo 1937 consegnò al governo sei navi, tuttavia la favorevole congiuntura fu interrotta proprio dalla guerra. Le devastazioni belliche si abbatterono pesantemente sui cantieri liguri. Le ripetute incursioni aeree di cui Genova fu oggetto e le azioni di sabotaggio compiute dai nazisti in ritirata furono catastrofiche. Nell’aprile 1945 i guastatori tedeschi minarono il porto ligure. Ciò impose delicati interventi di bonifica, ultimati non prima del marzo 1946. Per i gravissimi danni subiti lo stabilimento dovette essere ricostruito e potenziato.

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra
Fonte foto: dalla rete
Bibliografia: AA.VV., Annuario della marina mercantile e delle industrie navali in Italia 1912; “Il Cantiere navale di Riva Trigoso” in Rivista Nautica 1928

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