Storia del Cristianesimo: il tumulto degli argentieri di Efeso

Uno degli episodi del Nuovo Testamento che meglio descrivono i risultati della predicazione paolina in Asia è rappresentato dal tumulto degli argentieri di Efeso.
La predicazione dell’apostolo aveva fatto sorgere malumori tra gli orefici che fabbricavano i “tempietti di Artemide” che i devoti della dea acquistavano in pellegrinaggio al tempio cittadino. La predicazione dei cristiani fece calare le vendite e ne scaturì una sommossa in cui i pagani presero in ostaccio due cristiani, ma non è tutto.

Le fonti in base alle quali Luca ricostruì il fatto furono forse assai scarne, una semplice notizia ampliata sulla dello stile drammatico del compilatore, come suggerito da Plumacher. Un episodio che spiegherebbe la pericolosità del cristianesimo per il mondo pagano e l’atteggiamento neutrale delle autorità verso la nuova religione. Tuttavia la narrazione dell’evento si presenta così carica di vivacità e particolari che, come osserva Jalaber, “non c’è particolare del racconto che non possa essere avalorato da molteplici citazioni di iscrizioni contemporanee”.

Gli Atti presentano come fomentatore dei disordini un certo Demetrio, “argentiere che produceva tempietti in argento di Atemide”. Il commercio di queste opere avveniva intorno al tempio della dea. A tal proposito, Picard riporta che sono state ritrovate numerose statuette del genere, sebbene in argilla e marmo, non in argento.

Demetrio tenne un discorso agli artigiani ed ai salariati in cui denunciò Paolo e la sua predicazione che metteva a repentaglio i guadagni, non solo ad Efeso, ma in tutta la provincia d’Asia. L’accenno alle parole di Paolo in “non sono dei quelli fatti dalle mani degli uomini” spostò poi l’attenzione dell’argentiere sul secondo tema: la minaccia dei cristiani non era solo economica ma anche religiosa, era una negzione del politeismo. Quello dell’orefice non era dunque solo un discorso economico e religioso, ma anche di potere: Efeso era un centro politico basato sull’importanza del suo santuario e gli argentieri di Efeso erano un ceto di prestigio in conseguenza dell’importanza della città.

Demetrio disse: “Uomini, voi sapete che da questa attività proviene il nostro benessere; ora, potete osservare e sentire come questo Paolo abbia convinto e fuorviato molta gente, non solo di Èfeso, ma si può dire di tutta l’Asia, affermando che non sono dèi quelli fabbricati da mani d’uomo. Non soltanto c’è il pericolo che la nostra categoria cada in discredito, ma anche che il santuario della grande dea Artèmide non sia stimato più nulla e venga distrutta la grandezza di colei che tutta l’Asia e il mondo intero venerano”. A questo punto il tumulto dilagò per le vie di Efeso in nome di Artemide degli Efesini. Da questo momento in poi la figura di Demetrio si eclissa nel racconto e protagonista diventa la folla che trascina con sè i cristiani Gaio e Aristarco, probabilmente perchè non aveva trovato Paolo.

La folla confluì nel teatro, sede delle assemblee regolari e qui, nel racconto di Luca, entrano in scena gli ebrei di Efeso. Di essi provò inutilmente a parlare un certo Alessandro, ma la folla lo sovrastò. Probabilmente gli ebrei temevano di essere ccoinvolti nel tumulto e con Alessandro intendevano dissociarsi dai cristiani. In realtà questo loro tentativo finì con l’esasperare la situazione. Scrive infatti Luca: “Alcuni della folla fecero intervenire un certo Alessandro, che i Giudei avevano spinto avanti, e Alessandro, fatto cenno con la mano, voleva tenere un discorso di difesa davanti all’assemblea. Appena s’accorsero che era giudeo, si misero tutti a gridare in coro per quasi due ore: Grande è l’Artèmide degli Efesini!”.

Intanto Paolo avrebbe voluto presentarsi alla folla, ma lo dissuasero i discepoli e gli asiarchi, che erano suoi amici. Questi alti magistrati della provincia romana di Asia erano personaggi parecchio in vista e ciò ci dice che Paolo era riuscito a coinvolgere nella sua predicazione addirittura i funzionari preposti al culto imperiale. Può sembrare assurda questa relazione amicale eppure essa non potrebbe prescindere dalla conoscenza della dottrina predicata da Paolo da parte dei funzionari imperiali, sebbene Luca non precisi che essi si siano convertiti.

Dopo circa due ore di tumulto, la situazione fu risolta dall’intervento di un altro funzionario pubblico, il cancelliere della città, che scagionò Gaio e Aristarco, innocenti sia di furto di oggetti sacri che di offesa alla divinità, e accusò l’assemblea di essere illegale e in quanto tale esponeva Efeso a sanzioni da parte delle autorità: “Abitanti di Èfeso, chi fra gli uomini non sa che la città di Èfeso è custode del tempio della grande Artèmide e della sua statua caduta dal cielo? Poiché questi fatti sono incontestabili, è necessario che stiate calmi e non compiate gesti inconsulti. Voi avete condotto qui questi uomini, che non hanno profanato il tempio né hanno bestemmiato la nostra dea. Perciò, se Demetrio e gli artigiani che sono con lui hanno delle ragioni da far valere contro qualcuno, esistono per questo i tribunali e vi sono i proconsoli: si citino in giudizio l’un l’altro. Se poi desiderate qualche altra cosa, si deciderà nell’assemblea legittima. C’è infatti il rischio di essere accusati di sedizione per l’accaduto di oggi, non essendoci alcun motivo con cui possiamo giustificare questo assembramento”.

La rivolta degli argentieri a Efeso mostra come il cristianesimo si sia potuto diffondere diffuso anche grazie alla pax romana garantita dai funzionari dell’impero.

Luca delinea un quadro storico attendibile, ricco di dettagli supportati da rinvenimenti di materiale epigrafico e testi antichi. Il tumulto fa venire alla luce tanto l’antisemitismo del popolo di Efeso quanto l’intolleranza verso i monoteisti cristiani, mentre le autorità appaiono neutrali, non hanno paura di opporsi alla folla, ed anzi, nel caso degli asiarchi, sono amiche di Paolo. Se gli ebrei provano a differenziarsi dai cristiani, senza difenderli, le autorità certamente conoscevano il contenuto del cristianesimo e, lungi dal considerarlo una minaccia, erano così legati a Paolo da intervenire a suo favore in un momento estremamente delicato.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

Bibliografia: V. Conti, Paolo ad Efeso, Rivista Biblica XXXVII, 1989

historiaregni

Historia Regni è un portale telematico dedicato alla storia, anzitutto quella italiana. Nasce su iniziativa di Angelo D’Ambra, è senza scopo di lucro e si avvale di collaborazioni gratuite. Le foto presenti sono state, in parte, prese da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo al nostro indirizzo email info@historiaregni.it e si provvederà alla rimozione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *