L’assedio di Berga

Il resoconto che presentiamo è tratto dal Drapeau Francais ed è estratto dal giornale La Frusta, n. 198 del 29 agosto 1873. Consigliamo al lettore di prendere visione dell’introduzione Cronache della terza guerra carlista estratte da “La Frusta”.

 

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S.A.R. l’Infante Don Alfonso comandante in capo, avendo raccolta l’armata reale di Catalogna in Prats de llusanes, avea divisato di bloccare la piazza di Berga, e d’attirare così sul terreno della montagna le colonne nemiche (notino i lettori quest’ultima frase, per ispiegare la tattica e lo scopo dei carlisti nel bloccare le città importanti). Il blocco cominciò il 3 agosto. La guarnigione composta di 2200 uomini tentò molte sortite che furono sempre respinte, provando perdite serie, dai corpi piazzati a Bla ed a Gironella. Bentosto essa dovette spedire sotto la protezione di due cannoni del castello dei piccoli distaccamenti a foraggiare lungo le mura con precauzioni infinite. I viveri divenivano rari nella piazza, gli abitanti e la guarnigione ricevevano il solo rancio; ma le colonne nemiche non arrivavano. Il principe risolse allora di simulare un attacco sui sobborghi. Nella notte dal 11 all’11 agosto il general Gaballs, partendo da Gironella e il colonnello Miret, partendo da Cia, si misero in movimento, mentre che le Loro Altezze Reali e il corpo di sostegno (sotto gli ordini del generale Tristany che dal cominciamento del blocco occupavano Caserras) si portavano a Bia, nella mattina dell11. I sobborghi furono presi rapidamente col più grande ardore dai carlisti: il loro slancio era sì grande che avrebbero potuto passare le mura della città, se l’artiglieria nemica non avesse coperto di sopra 200 obici i sobborghi e messo così il fuoco in molte case. Sotto i raggi di un sole ardente, l’incendio si sviluppò in brevissimo tempo in una maniera spaventosa: le nostre truppe dovettero ritirarsi per non restare isolate fra l’incendio e la piazza, o arrostite nelle case: esse vennero a piazzarsi a breve distanza, pronte a slanciarsi al primo segnale. Ma S. A. R. l’Infante comandante in capo, convinto che l’artiglieria republicana brucerebbe la città, come avea incendiato i sobborghi, ordinò di restare in osservazione, contentandosi d’inquietare il nemico con qualche colpo di fucile tirato con precisione su chiunque si mostrava. La dimostrazione contro la piazza era fatta, non costando alle truppe reali che alcuni feriti e cinque morti, mentre le perdite nemiche, secondo ragguagli avuti più tardi, erano state molto considerevoli.

Il blocco ricominciò: le nostre truppe ripresero le loro posizioni di Gironella, Bia e Caserras nella mattina del 12. Frattanto le truppe republicane di cui si conosceva la presenza a Manresa, Sallent ed altre piccole città vicine, non avanzavano punto. Il principe risolse, per deciderle a muoversi, di andare a scaramucciare nei loro accantonamenti. L’armata reale pertanto, messasi in marcia la sera del 14, ad eccezione di alcuni battaglioni lasciati per continuare il blocca, a mezzanotte arrivò presso Balseron, ove si trovava una parte delle forze republicane, un migliaio d’uomini con 3 cannoni. Cominciò tosto l’attacco, il quale, non dovendo esser serio, non fu ingaggiato che da alcune compagnie situate attorno al villaggio e nelle case principali, mentre la cavalleria correva a traverso il villaggio alla ricerca dei cannoni che il nemico non le dette tempo di trovare. Dopo tre ore di un fuoco nutrito, le compagnie si ritirarono senza essere inseguite e con una perdita di due morti e sei feriti; esse raccolsero una trentina di prigionieri e fecero provare al nemico perdite serie di cui ancora non conosciamo esattamente la cifra.

La mattina del 15 alle 5 l’armata reale si mise in marcia per Suria ove arrivò alle nove riposandosi dalle fatiche della notte precedente. La mattina del 16, alla notizia che le colonne nemiche s’erano decise a mettersi in movimento verso Berga, essa riprese la via di Caserras, ove arrivò alle 4 della sera dopo un alto di più ore in una foresta. Siccome il nemico teneva la strada maestra, così dovea passare la Gironella. Il campo di battaglia scelto da S. A. R. l’Infante comandante in capo era la vallata che corre al basso di Caserras. Bisognava attirarvi il nemico. Questa missione pericolosa e delicata fu affidata al generale Saballs con l’appoggio del colonnello Miret, e fu compita con intelligenza ed energia.

Le forze repubblicane, d’una superiorità numerica enorme, si avanzavano in semicerchio tentando inutilmente di circondare le forze del generale. Alle ore 5 le Loro Altezze e il generale Tristany discendevano da Caserras nella vallata, mentre il nemico sboccò sulla cresta opposta, e discese la collina con un gran fuoco di moschetteria e d’artiglieria incendiando una casa di campagna che stava nel mezzo. Lo scopo del principe era ottenuto: il nemico era caduto nell’agguato. Le Loro Altezze rimontando la vallata vanno a situarsi nelle alture che dominano Caserras, e il generale Tristany entra in linea con un vigore straordinario.

Il fuoco è terribile e continua di questa guisa per circa due ore: nel frattempo, Francesco Tristany, fratello del generale, restato nel villaggio di Caserras, respinse col più gran successo l’attacco d’un migliaio d’uomini della guarnigione di Berga che tentavano di girare la nostra sinistra.

D’allora in poi la vittoria fu assicurata: il nemico cominciò a piegare. Allora il principe lanciò la riserva dei zuavi: tutta l’armata reale si precipitò alla baionetta sul nemico facendolo rinculare; non potendo passare i ponti, i republicani guadarono la riviera immersi nell’acqua sino alle ascelle e non si credettero sicuri che a Gironella che s’affrettarono di fortificare. Alle 8 della sera il campo di battaglia era completamente abbandonato dai republicani: 2400 fanti e 150 cavalli aveano battuto un’armata di 6000 republicani tutti regolari o della guardia civile sostenuti da una divisione di un migliaio d’uomini della guarnigione di Berga. I repubblicani perdettero un cannone, 200 soldati morti e circa lo stesso numero di feriti senza contare alcuni prigionieri. Le nostre perdite furono 8 morti e 30 feriti: il general Tristany restò ferito al piede, il colonnello Miret fu colpito leggermente da due palle: il generale Saballs ebbe il cavallo ferito. L’armata reale avea riportato una magnifica vittoria con un uno slancio ed un coraggio ammirabili sotto la bandiera del sacro Cuore che i republicani stessi poterono vedere inseguirli nella sconfitta.

 

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