La Badia di Santa Maria de Olearia di Maiori

È un luogo dal fascino arcano la Badia di Santa Maria de Olearia, sita a Maiori.
Fuori dalle rotte più battute del turismo della costiera amalfitana, la badia è un vero gioiello i cui interni custodiscono importanti affreschi.

Si tratta di tre diversi cicli pittorici, tutti medievali, ma eseguiti in tempi diversi, dislocati in altrettanti ambienti sovrapposti.

La cappella collocata più in basso è la cripta e mostra gli affreschi meglio conservati, come ad esempio quello de La vergine coi santi. Proprio accanto a questo affresco è raffigurato un santo in tunica bianca e con la barba. Nella parte centrale della cripta troviamo invece un Cristo con mantello d’oro e due arcangeli bizantini ai lati.
Sorprendente il secondo ambiente, la Cappella principale. A parte la decorazione absidale, di chiara fattura rinascimentale, e l’immagine quattrocentesca d’un monaco benedettino sul pilastro centrale, la maggioranza degli affreschi ha più remote origini. Sul registro superiore delle pareti si succedono scene del ciclo mariano, l’Annunciazione, la Visitazione, l’Adorazione dei Magi, la Natività e la Crocefissione. Appaiono pure figure di Santi.
Sopra alla Cappella principale sorge poi la Cappella di San Nicola. Affaccia sul cortile e sul suo prospetto emerge un medaglione che raffigura da un lato La Mano di Dio e dall’altro Angeli Osannati, nell’abside della Cappella, attorniata da San Paolino e San Nicola, si trova la Vergine Maria col Bambino. Nello stesso ambiente appaiono raffigurazioni di San Giovanni Evangelista e San Giovanni Battista e varie scene della vita di San Nicola.

Collocato lungo la statale amalfitana che unisce il promontorio di Capo d’Orso con Maiori, questo antico cenobio benedettino fu ricavato all’ombra di un grande antro roccioso naturale. Risale all’anno mille, quando il primo arcivescovo di Amalfi, Leone, concesse all’eremita Pietro di edificare la Chiesa di Santa Maria dell’Olearia, così come riportato nel Liber pontificalis ecclesiae amalfitanae.

Pietro probabilmente era venuto a Maiori in cerca di solitudine per dedicarsi totalmente alla contemplazione. Sotto la sua guida e l’aiuto del nipote Giovanni, il cenobio crebbe e si rese necessaria la costruzione di un vero e proprio fabbricato. L’evoluzione in senso monastico del sito avvenne dopo il 1087, quando l’eremo venne affidato dal normanno Ruggero Borsa al monastero benedettino di Cava de’ Tirreni.

Così il complesso raccolse tre piccole chiese e per cinquecento anni circa conobbe un’intensa vita monastica, ma nel 1509, con la morte dell’ultimo abate, la vita religiosa nella zona cessò praticamente del tutto. Testimonianza dell’antico splendore della badia restano però i suoi stupendi affreschi murali.

 

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