Cleofe Malatesta, signora della Morea
Cleofe Malatesta, figlia del Signore di Pesaro, sposò Teodoro Paleologo, Despota della Morea e figlio di Manuele II, dopo che papa Martino V aveva acconsentito a che i figli dell’imperatore di Costantinopoli sposassero donne di rito latino. Seguì così la stessa sorte di Sofia di Monferrato in nome di un riavvicinamento di Roma ai greci.
Il 20 agosto del 1420, Cleofe si imbarcò a Fano su una galea veneziana, la stessa imbarcazione di Sofia che andava invece in sposa a Giovanni VIII Paleologo, fratello di Teodoro.
Per l’occasione il famoso compositore rinascimentale Guillaume Dufay compose il motto celebrativo “Vasilissa ergo gaude” ovvero “Così rallegrati, regina”, usando il termine grecizzante “basilissa”. Fu pure composta una ballata da Hugo de Lantins dal titolo “Tra quante regione” che recita: “Tra quante regione el sol si mobele / Gira e reguarda cum intiera fede / Quanti ti, Sparta, beata non vede. / Tu fosti albergo di Elena regina, / Che per tanto che fe / Stancho le force de che scripse mai / Ora possedi cosa piu divina / Madona Cleophe / De Malatesti, nata come say. / Quest’en le lode e le possance c’hay / Gionto a l’ impero de Constantinopele / Cum tanta baronia si grande e nobele”.
Nonostante tanti auspici, la coppia non conobbe grandi gioie, visse a Mistra in un ambiente ostile, segnato da litigi, asti e pettegolezzi. Cleofe era una donna colta, intelligente, amante della cultura, riottosa alle chiusure della sua corte. Si interessava di filosofia e compose un libro sulla fragilità umana ed uno sulla religione. Persino Leonardo Bruni le dedicò un trattato degli studi e delle lettere. Il legame con Teodoro fu sempre difficile, probabilmente non aiutò neppure il cattolicesimo della donna che dovette simulare la sua conversione al rito orientale per accattivarsi qualche simpatia, sancendo di fatti il fallimento delle speranze con cui Martino V aveva permesso il matrimonio. Dovette rinunciare a tutto sebbene lo sposo, con promessa solenne siglata il 29 maggio del 1419, le avesse data piena libertà di vivere secondo la sua fede ed i costumi d’Italia.
Una figlia, Elena Palaiologina, mise un po’ di felicità alla coppia. Elena, in seguito, sposò Giovanni II di Lusignano, re di Cipro. Tuttavia nella vita di Cleofe restarono la freddezza del marito e l’inimicizia della corte.
Cleofa morì nel 1433, in circostanze misteriose e sospette. La sua dipartita fu commemorata con un discorso di Bessarione ed un elogio del filosofo greco Giorgio Pletone. Ancora una volta gli uomini di cultura mostrarono per lei più stima di quanto ne avessero i suoi familiari.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
Fonte: G. Leonardos, Cleopa. La Princessa di Mystra