La prima auto FIAT

La prima auto FIAT fu il modello 3 ½ HP e si presentò come l’erede dei grandi sforzi italiani di sperimentazione nel campo del motore a scoppio.

Il primo motore a scoppio fu creato nel 1856 da Eugenio Barsanti e Felice Matteucci che, nel 1860, si posero alla guida della Società anonima del Nuovo Motore Barsanti-Matteucci con l’intento di costruire in serie il motore a scoppio. Il primo esemplare venne presentato alla Esposizione Italiana del 1861 con un grande consenso ma la società, in seguito alla morte di Barsanti ed alla malattia di Matteucci, andò in dissesto e da allora i brevetti Barsanti-Matteucci vennero copiati e sfruttati da tecnici stranieri tra i quali i noti Daimler e Benz.

Il nuovo motore fu dapprima applicato ad una bicicletta e ad una carrozza a cavalli e solo nel 1889 fu posto in una vera e propria auto a quattro ruote. In seguito al successo così conseguito, i due tedeschi Daimler e Benz dettero inizio ad una limitata produzione su scala industriale che finì per farli considerare a tutti gli effetti i fondatori dell’industria automobilistica.

Nel frattempo a Torino un gruppo di appassionati decide di dar vita a una fabbrica di automobili la cui filosofia sia quella di produrre macchine e destinarle alla grande vendita. L’atto costitutivo per la fondazione della nuova fabbrica torinese viene stipulato il 1 luglio 1899 nel palazzo del Conte Emanuele Cacherano di Bricherasio. A guidare l’impresa c’è l’ingegnere Giovanni Agnelli. La prima denominazione sociale è “Società Italiana per la costruzione e il commercio delle automobili – Torino” mutata poco dopo in “Fabbrica Italiana Automobili Torino”. Da qui la sigla FIAT. La prima auto uscì dalla fabbrica torinese quello stesso anno. Ad essa seguirono negli anni successivi con ritmo crescente numerosi altri modelli che divennero assai popolari.

Per l’edificazione dello stabilimento viene scelto un terreno di dodicimila metri quadri in Corso Dante vicino al Po il cui acquisto consta di 7 lire al metro quadrato. La progettazione è affiata all’ingegnere Enrico Marchesi e sono previsti reparti delle fucine, magli e stampi per i telai, i trattamenti termici, le lavorazioni meccaniche minute, l’attrezzeria, i saloni montaggio gruppi meccanici e chassis completi, i magazzini materie prime e parti lavorate, il reparto lavorazione scocche in legno, costruzione delle carrozzerie, verniciatura e finizione. L’inaugurazione avviene il 19 marzo del 1899 con una sobria cerimonia. Nel giro di pochi mesi la fabbrica comincia la produzione con una cinquantina di operai: nel novembre del 1899 dieci macchine del tipo 3 1/2 CV sono pressoché ultimate e già si sta progettando il modello 6 HI che farà la sua apparizione l’anno seguente. Nel cortile  centrale, di tremila metri quadri avviene il primo collaudo delle vetture. Entro la fine del 1899 la 3 1/2 CV vede così la sua luce. Si tratta di una piccola vettura con una carrozzeria che viene chiamata “vis-a-vis” a causa della panchetta anteriore posta dirimpetto al sedile principale e sulla quale i passeggeri viaggiano con le spalle rivolte al senso di marcia come nelle carrozze. L’auto è una rielaborazione dell’ingengere Aristide Faccioli sui disegni della Welleyes. Il prezzo è di 4200 lire. Il motore collocato posteriormente sotto il sedile è un bicilindrico di 679 cc. accoppiato a un cambio a tre marce: la velocità massima raggiunge i 35 km orari il consumo medio di carburante si aggira sugli otto litri ogni cento chilometri.

 

Negli USA fece eco a questi successi un certo Henry Ford che si lanciò nei primi progetti, ma uno degli aspetti più interessanti della vicenda è che da subito l’industria automobilistica diede origine ad un gran numero di industrie parallele come quella della gomma e dei pneumatici della Pirelli, dei cuscinetti a sfera della RIV di Villar Perosa, degli accessori elettrici della Marelli.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

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