La rivolta di Kornilov

Rivolta controrivoluzionaria dell’agosto 1917, quella guidata dal generale zarista Kornilov, comandante in capo dell’esercito, fu una vicenda controversa che indebolì i menscevichi e spianò la strada a Lenin. Infatti, spalleggiata o osteggiata da Kerenskij, essa spinse più ampi settori popolari ad abbracciare lo slogan bolscevico di “tutto il potere ai soviet”.

Kornilov esprimeva i sentimenti di quella parte dell’elite militare che non accettava che la Russia abbandonasse il conflitto mondiale. Era convinto di poter assicurare la vittoria in guerra e la stabilità politica interna. Le sue richieste di introduzione nell’esercito di una disciplina più severa e di una repressione d’ogni attività politica, portò parte dei socialisti a chiederne le dimissioni. Il governo finì in difficoltà nell’adottare simili provvedimenti, Kerenskij si mostrò recalcitante ad adottare quella linea, in più, temendo un atto di forza del generale, gli intimò di dimettersi.

Se la situazione al fronte era segnata da diserzioni e morale fiacco, quella interna non era migliore. Nella seconda metà di giugno e ai primi di luglio, manifestazioni organizzate dai bolscevichi erano stata repressa nel sangue e il controllo della capitale esigeva più unità militari. Il governo emanò pure un ordine di arresto per Lenin che, invece, orientò il VI Congresso bolscevico alla preparazione di una insurrezione armata con la diffusione della parola d’ordine di “tutto il potere ai soviet”.

Kornilov doveva agire e agiì. Denunciò l’influenza dei bolscevichi su Kerenskij e ordinò alle sue truppe di avanzare su Pietrogrado per abbattere quel governo.

“Io, generale Kornilov, dichiaro che il Governo provvisorio, sotto la pressione della maggioranza bolscevica dei Soviet, agisce in pieno accordo con i piani dello Stato Maggiore Generale Tedesco; e nel medesimo tempo che il nemico prepara uno sbarco sul litorale di Riga, uccide l’esercito e sconvolge il paese all’interno. Non volendo consegnare il potere a dei traditori, preferisco morire sul campo dell’onore e della guerra”, scrisse nel suo proclama.

La rivolta cominciò il 7 settembre di quell’anno quando il generale fece muovere verso Pietrogrado col III Corpo d’Armata di Cavalleria. Contemporaneamente in città si preparavano i suoi sodali. Lo scopo dei congiurati era di impadronirsi di Pietrogrado, di schiacciare i bolscevichi e sciogliere i soviet, di istaurare nel paese una dittatura militare che preparasse e garantisse la restaurazione completa della monarchia zarista.

I bolscevichi ritennero che Kornilov e Kerenskij fossero in combutta e lanciarono un appello ai soldati e ai marinai affinchè scendessero in lotta con loro contro le truppe filozariste. Il 29-30 agosto, le guardie rosse e i sindacati organizzarono la difesa delle fabbriche e il sindacato dei ferrovieri si oppose alle truppe controrivoluzionarie, riuscendo ad arrestarne l’avanzata sabotando locomotive e rotaie. I treni che trasportavano il III Corpo d’Armata di Cavalleria, diretti alla capitale, furono fatti fermare alle stazioni di Vinniza e Iamburg. La rivolta di Kornilov venne così domata dai bolscevichi che acquisirono maggiore autorità sugli operai.

La pressione delle masse popolari costrinse, poi, il governo provvisorio a predisporre l’arresto del generale e dei suoi complici e a processarli per ammutinamento. Kornilov, però, riuscì a fuggire dal carcere di Bykov e si rifugiò nella regione del Don, da dove sarebbe presto tornato alla guida dell’Armata Bianca.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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