L’albero di Natale

L’uso di addobbare un albero per il Natale ha origini antichissime, ma nell’Ottocento divenne popolare tra la nobiltà, diffondendosi nelle corti reali di tutta Europa, sino a comparire in ogni casa.

Al netto delle tradizioni nordiche tramandate e dalla lettura delle fiabe di Hans Christian Andersen, che ci rimandano immagini di spaccalegna e bambini intenti a trascinare dal bosco vicino un albero da addobbare fuori o dentro casa con palle colorate, dolcetti ricoperti e biscotti decorati, l’albero sempreverde non appartiene, come l’immaginario collettivo occidentale vuole, esclusivamente all’Europa settentrionale, ma a molte zone del mondo.

Nella fenicia Byblos, fondata circa settemila anni fa e diventata importante per la commercializzazione del papiro, sarebbe nato Adone, dalla corteccia di albero, verosimilmente un cedro del Libano. Il dio nel culto, nelle varie religioni legate ai riti misterici, incarnerebbe l’apparente morte e resurrezione stagionale della vegetazione, ma sono diverse le civiltà dell’Asia, in specie di quella settentrionale, che considerano questi alberi sempreverdi come l’albero cosmico per eccellenza, qualcosa che permea l’universo attraverso i suoi rami capaci di collegare tra loro cielo, terra e inferi.

In epoca precristiana, l’abete rosso dell’Europa centrale era visto come un collegamento tra il mondo degli uomini e quello degli dei. Sorgeva dalla terra ma la sua sagoma, alta e svettante, sembrava bucare il cielo. Forse proprio per questo, i celti celebravano attraverso l’abete l’arrivo del Fanciullo Divino a seguito del solstizio invernale, quel momento del moto terrestre intorno al Sole che definisce il limite oltre il quale le giornate tornano ad allungarsi. Erano questi giorni di grande attesa, nonchè di grande timore eprchè la luce poteva restar celata per sempre.

Nel Medioevo, nella tradizione dei Paesi scandinavi e germanici, era usanza tagliare un abete nei boschi e portarlo nelle case per addobbarlo con ghirlande, frutti e dolciumi. La decorazione più simbolica era la fiamma di una candela, a celebrazione della luce contro l’oscurità dell’inverno, insomma il trionfo della vita sulla morte, un tema ricorrente a quanto pare.

Mentre nella tradizione nordica l’usanza dell’albero di Natale restò ancorata ai riti di passaggio stagionale, culminando nei giorni del Solstizio d’inverno, fino al XVIII secolo, la consuetudine non fu vista di buon occhio dalla Chiesa di Roma, che lo considerò prima parte delle superstizioni pagane e poi simbolo protestante. La “magia” dell’albero però finì per avere ragione e progressivamente la sua adozione anche nei Paesi cattolici divenne un dato di fatto, assumendo la simbologia della nascita e risurrezione di Cristo.

Nel XIX secolo, l’albero di Natale divenne un must per la nobiltà europea, da Lisbona sino alla corte di Russia. Si dice che a Vienna fu introdotto dalla principessa Henrietta di Nassau Weilburg, sposa diremo “itinerante” di Federico Alessandro di Württemberg, militare di carriera, impegnato a comandare i vari eserciti, prima prussiano e poi russo. Henrietta di Nassau introdusse l’albero nella capitale asburgica nel Natale del 1816 e la nuova moda piacque al punto da conquistare nel giro di poco tutti i territori austro-ungarici.

Nei Paesi del Sud Europa l’abete arrivò un po’ più tardi. A facilitarne la diffusione furono ancora una volta i nobili, come in Francia. Qui, intorno al 1840, la principessa Elena di Mecklenburg, moglie del duca di Orleans, stupì tutti e innaugurò una vera e propria moda fecendo installare un meraviglioso albero natalizio alle Tuileries. In Italia, dove era molto radicata la tradizione del Presepe, il primo albero addobbato fu fatto da Margherita di Savoia che lo volle al Quirinale.

Nel Regno Unito la tradizione dell’albero restò confinata alla casa reale, in forza della tradizione del principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha che vi vedeva il ricordo della sua infanzi nella patria tedesca, tuttavia la raffigurazione della famiglia reale ritratta con l’ abete addobbato a festa, stampata nel dicembre 1848 sull’Illustrated London News, ebbe grande impatto mediatico, sia a Londra che nei domini della corona, tra l’alta borghesia anglofila. Dal Canada la moda si trasferì negli Stati Uniti, ma sicuramente l’albero vi era già stato importato. In diverse città statunitensi ci fu addirittura una gara per l’esclusiva del “primo albero di Natale in America”, che secondo Windsor Lock, nel Connecticut, sarebbe risalito al 1777, ma sappiamo poi che a Easton, Pennsylvania, il primo albero di Natale fu allestito da alcuni immigrati tedeschi nel 1816.

Oggi la tradizione continua, forse con meno poesia, perché le festività natalizie sono andate con il tempo perdendo la loro autenticità per cedere il passo a forme di consumismo. Anche oggi, però, nelle grandi città, l’allestimento dell’albero di Natale continua ad avere un significato speciale, che travalica il tempo e riporta per un momento tutto l’incanto che si riflette negli occhi dei bambini, anche di quelli che lo sono stati, generazione dopo generazione.

 

 

 

 

 

 

Autore articolo: Rita Cavalca

 

 

Rita Cavalca, laureata in Materie Letterarie, psicopedagogista e counselor rogersiana, è appassionata della storia delle monarchie letta attraverso le vicende dei suoi protagonisti

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