Maria Luisa d’Asburgo, Duchessa di Parma e Piacenza

Il 19 aprile 1816 Maria Luisa d’Asburgo, primogenita dell’Imperatore Francesco I e di Maria Teresa di Borbone-Due Sicilie, attraversò il Po su di un lungo ponte di barche costruito per l’occasione e mise piede nei suoi nuovi domini.

Caduto in disgrazia Napoleone Bonaparte, l’odiato marito che aveva sposato per obblighi politici, le potenze vincitrici le affidarono Parma, Piacenza e Guastalla, un territorio di quattrocentomila abitanti, umile, privo di commerci e manifatture e con un’economia tutta incentrata sull’allevamento di bestiame.

La famiglia, che l’aveva spinta nel talamo di Napoleone la considerò, crollato il universo minaccioso del consorte, una figura scomoda e per questo la tennero lontana da suo figlio, il Re di Roma, e gli pose accanto un generale arcigno e scaltro, grande nemico del marito, Adam Albert von Neipperg, affinché la sorvegliasse, la consigliasse e la proteggesse. I due vissero nel Palazzo Ducale, in due stanze vicine, comunicanti attraverso una piccola camera d’una giovane dama di compagnia, e la loro relazione, che sempre restò ufficialmente ignota, fece nascere Albertina Maria, nel 1817, e Guglielmo Alberto, nel 1819, mentre suo marito era ancora vivo, prigioniero a Sant’Elena. Quattro mesi dopo la morte di Napoleone, il 7 settembre 1821, sposò il conte segretamente nel Castello di Sala e nei due anni successivi ebbero altri due figli, Matilde nel 1822 e Gustavo nel 1823.

Il Conte di Neipperg tenne, di fatto, il governo del Paese, prendendo lui tutte le principali decisioni d’ordine politico ed economico ed orientando le scelte che Maria Luisa assumeva, in apparente autonomia.

Per tredici anni Parma conobbe l’apertura di continui nuovi cantieri. Si trattò di un grande rinnovamento edilizio che dettero un inatteso volto alla città. Nicola Vettori, come primo architetto di corte, e Paolo Toschi, soprintendente alle fabbriche ducali, seguirono gran parte dei lavori che procurarono a Parma strade, ponti, il Teatro Ducale, la Cappella Palatina nella vecchia Chiesa di San Ludovico, una rinnovata Accademia delle Arti, il Collegio Ducale Maria Luigia, la Villa del Ferlaro col meraviglioso giardino inglese annesso…

La duchessa fu amata dai suoi sudditi, ma alla morte del marito, il nuovo primo ministro, il barone Josef von Werklein, inviato da Vienna, instaurò una politica più rigida e reazionaria del suo predecessore, che finì col rendere Maria Luisa invisa alla maggior parte della popolazione.

Nel febbraio del 1831 scoppiarono a Parma dei moti rivoluzionari e Werklein si diede alla fuga, lasciando sola la duchessa che concesse ai rivoltosi l’amnistia e la promessa di politiche più liberali. Metternich, che non era tanto d’accordo con le assicurazioni date ai parmensi da Maria Luisa, le inviò allora come primo ministro Wenzel Philipp von Maréschall che riprese la severa politica del suo predecessore. La duchessa però non fece grandi opposizioni, anzi s’allontanò dalle questioni governative invaghendosi del suo maggiordomo maggiore, Charles-René de Bombelles, che volle sposare, ancora in segreto, il 17 febbraio 1834.

Morì il 17 dicembre 1847, a cinquantasei anni. Le sue spoglie furono trasferite nella Cripta dei Cappuccini, a Vienna. Secondo quanto stabilito dal Congresso di Vienna, i territori ducali furono smembrati: il titolo di duca di Parma e Piacenza passò al principe Carlo II di Parma, suo nipote, ma quello di duca di Guastalla passò a Francesco V d’Asburgo-Este.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: A. Bersanetti, Donne Napoleoniche; F. Herre, Maria Luigia – Il destino di un Asburgo da Parigi a Parma; L. Goldoni, Maria Luigia donna in carriera

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