Pio IV contro i Carafa

Quella che segue è la relazione, pubblicata da Achille Gennarelli, dell’ambasciatore veneziano sulla morte del Cardinale Carafa, del Duca di Paliano, suo fratello, del Conte d’Alife e di Leonardo Cardines, fatti uccidere da Pio IV nel 1562.

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L’anno 1562 al primo di marzo fu fatto Concistoro per le cose de’Caraffi, ed il Concistoro durò dalle 17 sino ad un’ora di notte; il qual tempo si spese solamente a leggere la sostanza del processo, e Sua Santità sentenziò in cedula il caso loro mercoledì notte, che fu alli 5 del detto. Venendo il Bargello con alquanti de suoi alle 5 ore andò in Castello, di dove ne cavò il Duca con gli altri due, e li condusse in Torre di Nona in questa maniera. Prima pigliò il Conte d’Aliffe, ed il sig. D. Leonardo, e li menò sino alla salita del Maschio, e là li lasciò ; i quali senza temere, di buona voglia restarono, dicendo orazioni, e ne andò poi al Duca. Con il quale si dolse di dover esser quello, che li facesse tal imbasciata, e mentre si sedeva , e confortava, disse il Duca: andiamo andiamo pure, che io vò a mutar la morte con la vita; e così presto, da se stesso prese in mano un Crocifisso d’argento, e con una facella accesa, e di buonissima voglia si avviò innanzi senza timore alcuno, ed andò , e ritrovò gli altri due, chè aspettavano su la salita. Quali subito vedutisi , non con lamenti andando alla morte, ma con allegrezza teneramente si salutarono, come se fossero in grandissima gioia. Di qui andando tutti tre insieme dicendo orazioni furono condotti come dissi a Torre di Nona. Lasciati questi tornò il Bargello in Castello con il carnefice, ed andò alla camera del Caraffa, il quale dormendo, non volevano quelli, che erano alla sua guardia e servitù, che se li desse fastidio. Allora il Bargello disse: a me conviene entrare, aprite pure, aperta la porta entrò, ed al romore svegliatosi il Cardinale si levò a sedere sopra al letto, e vedendo il Bargello disse: bene capitano, che volete? Allora disse il Bargello molte parole scusandosi, e dolendosi, sì come aveva poco avanti fatto con il Duca: finalmente disse: io signore faccio tutta quella grazia, che mi è concesso farvi, che è di darvi tempo un’ora solamente ad acconciare i fatti vostri, che è più per la commissione che mi è data di non farvi vivere. Allora disse il Caraffa senza mai mutarsi, nè mostrar timore alcuno: mostratemi il mandato. Il quale fu dal Bargello dato. Spiegatolo, e lettolo, non disse altro, se non o Re Filippo. o Papa Pio non aspettavo già io questo da Voi ! Il Bargello disse: signore è bene che vi vestiate. Così si mise le calze, ed il giuppone, e volendosi mettere il mantello che sogliono portare i Cardinali, disse il Bargello: no signore, non potete usare più questa dignità, perchè siete degradato. Orsù, disse egli datemi un saio ! onde glie ne fu dato uno di velluto nero. Messosi il saio si volse metter la berretta da cardinale in capo. Nè questo potete fare, disse il Bargello, anzi ho espresso ordine di portarla a Nostro Signore. E però gli è dato un cappello, non però da cardinale, ma un’altro. Fatto questo disse il Bargello : ho commissione di mettervi le manette : ed egli allora senza indugio spiegate le mani, disse: mettetele: e subito aggiunse: vadasi per il confessore mio. Non è tempo d’andar al vescovo, li fu risposto, ma ho menato meco un sacerdote uomo da bene, che farà il bisogno. Sta bene. disse: fatelo venire. E così si confessò. Essendo la confessione assai lunga, ed il tempo passando, il Bargello facendo fretta disse : signore, ormai speditevi, non fate che io ne abbia richiamo, chè è passata l’ora di un gran pezzo: e così era. Rispose il Caraſſa: quattro parole sole sole, ed il medesimo disse anche il sacerdote aggiungendo: or ora sarà finita la confessione. Domandò da bere, e che di grazia se li desse tempo di dire i 7 salmi, e li fu concesso. Quivi, disse il Bargello, si conobbe al quanto di mutazione in lui, chè nel leggere s’intoppava, e li disse passeggiando, ed alle volte in ginocchioni. Finiti i 7 salmi domandò un’altra volta da bere, e tenne poi stretto un quadro, ove era dipinta l’Immagine di Nostra Donna, e pregò che fosse dato ad una sorella; e si pose a sedere sopra una sedia, e con quelle dita, che le manette non serravano, prese il braccio al Bargello, e disse: Non mi abbandonate, capitano, state qui, e se da me non volete altro, fate quello che avete a fare. Fu allora introdotto il carnefice, al quale facendo il Bargello segno, che li mandasse il cappello spingendolo un poco negli occhi, il Caraſſa se ne accorse, e disse: no no, capitano, faccia pure il fatto suo. E compostoli il laccio al collo, e datoli molte torte si ruppe, siccome dicono essere solito in simili casi. Allora il Caraffa risentitosi disse solamente : Gesù : e subito postoli il secondo, senza mai muoversi fu strangolato. E subito involto in un lenzuolo, e portato alla Traspontina, che è li vicino, e sepolto; benchè alcuni dicono, che nella notte l’abbiano trasportato alla Minerva, dove fosse la sera sepolto con gli altri. Finito questo, il Bargello tornò a Torre di Nona, chè doveva essere ancora un’ora, e più di notte, dove in tutto questo mezzo il duca aveva raccontato a punto tutta la passione di Nostro Signore Gesù Cristo: e vi arrivò allora che raccontava le parole disse in Croce, e diceva presentemente quella: Sitio che dove disse molte cose, ed alla fine dicendo, Consumatum, ed, andiamo, capitano, che gli è ora, cosi si avviò giù nel cortiletto con grandissimo animo, ed andando disse: aspettate che voglio dire il credo, che mi ero scordato, e lo disse. In questo mezzo tempo che stettero a Torre di Nona, oltre le altre cose il Duca scrisse due lettere. Una al figliuolo, molto prudente e cristiana, e piena di bellissimi documenti, e l’altra alla sorella, dandoli avviso, che andava alla morte, e confortandola a pazienza. E perchè con sue lettere aveva fatto dare alcune spoglie d’ un Vescovo morto, con dire, che cosi aveva ordinato il Papa, gli diceva non essere vero, che il Papa avesse dato, nè saputo quell’ordine: e che però di quel modo che poteva, nel termine che si trovava, aveva voluto scaricarsi quel peso, e lo lasciava a lei. Scrisse ancora in quel tempo alcuni ricordi d’altre cose sue. E spedito a questo modo, domandò che fosse del Cardinale suo fratello: e rispostoli, che n’era bene, ne laudò, e ringraziò Iddio. Quando fu a basso vedendo il supplizio, parve, che alquanto si risentisse; e pure con grandissimo animo, ed infinita pazienza lo sopportò : e cosi messe il collo sul ceppo, e il simile fecero gli altri due: d’onde gli assistenti lagrimavano. Nel morire fu, come potete comprendere prima il Cardinale, poi il Duca, poi il Conte d’Aliffe, ed il sig. D. Leonardo; ed allora che fu finito il tutto, furono portati in Ponte con diverse torcie. Il Ducadi Paliano sopra una bara col capo tronco, e con lui erano in terra, sopra tappeti da mano sinistra, D. Leonardo, e alla destra, il Conte. Nel medesimo modo, e cosi’ stettero in ponte in sino alle 16 ore, e poi furono portati alla Minerva a seppellire, questo fu il fine delle loro vite.

 

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