Storia del Cristianesimo: Santa Parasceve

La grande devozione tributata sin dall’antichità al giorno della Passione di Cristo spinse il popolo dei fedeli a personificare il Venerdì Santo creando una sorta di sovrapposizione con Santa Parasceve.

Il nome Parasceva significa letteralmente “preparazione” come il giorno della preparazione per il fine settimana, il Sabbath, cioè Venerdì. Era dunque per gli ebrei il giorno di preparazione dei cibi e dei riti da osservarsi al sabato. La parola, presente nei quattro Vangeli, finì con l’indicare, nella liturgia cristiana, il giorno della crocifissione, quello in cui si tiene l’adorazione della croce e la cosiddetta “Messa dei presantificati”, un rito di consumazione delle cose “presantificate”, cioè il pane eucaristico consacrato il giorno precedente.  L’importanza della giornata si è poi concretata nella figura di una santa. In greco, infatti, il Venerdì Santo è femminile, i aghìa Paraskevì, e così divenne un figura femminile venerata come Parasceve in Oriente e Venera, Veneria o Veneranda in Occidente ed in particolare nell’Italia meridionale.

Ci sono diverse tradizioni agiografiche che raccontano tre storie diverse. C’è una Parasceve di Roma, decapitata sotto Marco Aurelio, vicino Salonicco, perchè si rifiutò di rendere sacrificio agli dei pagani, ed una Parasceve di Tracia, eremita nel deserto del Giordano. C’è, infine, una Santa Venere, nata ad Acireale (o a Gerace) e cresciuta in Gallia, nel II secolo, morta decapitata a Roma, durante la persecuzione dei cristiani al tempo dell’imperatore Antonino Pio.

La diffusione del culto testimonia sicuramente la grecizzazione di queste aree sotto i flussi di monaci migranti in fuga dalle persecuzioni iconoclaste. E’ probabile, cioè, che queste figure siano sorte tutte tra il VII ed il VIII secolo, importate dai monaci basiliani in Sicilia e Calabria da Costantinopoli e della Cappadocia. L’assimilazione alla cultura ed all’ambiente locale produsse forse delle Parasceve romane e siciliane.

“Nel giorno 26 di luglio venerata tra i greci una santa Parasceve (BHG, 1420) o Parascevia vergine e martire, attribuita al tempo di Antonino edi Asclepio prefetto. Il suo culto fu portato nella Bassa Italia dai Bizantini, e quivi la santa fu appellata s. Venera, e assunta come patrona della città di Acireale in Sicilia (26 giugno), di Gerace in Calabria (28 luglio) e di Lecce nell’Apulia (5 maggio). Le plebi cristiane di questi tre luoghi (pur raccontando della santa la medesima leggenda, detta dall’antico Bollandista (Acta Sanctorum, iul, VI, 232) piuttosto che storia, pio dramma) attribuirono ciascuna alla propria città la nascita della santa e vi localizzarono il martirio. Ma si tratta di una sola medesima santa, cioè della santa Parasceve dei greci”, scrisse Francesco Lanzoni in Le Diocesi d’Italia dalle origini al principio del secolo II. Le diverse Passiones in nostro possesso possono quindi essere riferite ad un’unica santa.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: S. Pennisi, Un frammento della Passio di Sancta Veneranda (BHL 8530) in due pergamene del XIV secolo

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