Storia del Cristianesimo: Sant’Antonio da Padova a Rimini

Alla figura di Sant’Antonio da Padova sono da sempre attribuiti grandi miracoli. Nella città di Rimini, il santo portoghese ne copì due di grande fama.

Il miracolo eucaristico di Rimini si verificò nel 1223 per opera di Sant’Antonio da Padova.Uomo di grande cultura, profondo conoscitore delle Sacre Scritture e della teologia, Sant’Antonio fu sempre impegnato nella predicazione e nello studio. La sua parola chiara, l’eloquenza ricca, la retorica incandescente, la capacità di parlare alla folla con semplicità lo fecero apprezzare da San Francesco che l’invitò ad insegnare: “Mi piace che tu insegni teologia ai nostri frati, a condizione però che, a causa di tale studio, non si spenga in essi lo spirito di santa orazione e devozione, com’è prescritto nella regola”.

Sant’Antonio ricevette questo incarico nell’autunno del 1222 e cominciò dai villaggi della Romagna funestati da continue guerre civili e movimenti ereticali.

L’Assidua, prima biogafia del santo portoghese, redatta appena dieci anni dopo l’inizio dell’apostolato, ci racconta che Antonio “per volere del cielo giunse nella città di Rimini e, vedendo che molti erano ingannati dagli eretici, cominciò a predicare con ardore…”. Questa iniziativa fu premiata dal successo: “la sua parola vigorosa e la dottrina salutare misero radici così profonde nel cuore degli uditori che una folla di credenti si riaccostò lealmente al Signore”. Tuttavia il capo degli eretici, un tale Bonillo, si mostrò riluttante ad accogliere le parole del frate e, ricusando ogni confronto, gli lanciò una sfida pubblica: “Frate! Te lo dico davantia tutti: crederò nell’Eucarestia se la mia mula, che terrò digiuna per tre giorni, mangerà l’Ostia che gli offrirai tu piuttosto che la biada che gli darò io”.

Quattro giorni dopo l’intera cittadinanza accorse in Piazza Tre Martiri per assistere alla sfida. Una macilenta mula, malferma sulle gambe e indebolita dal lungo digiuno, fu liberata tra Antonio e Bonillo. Con grande scalpore tutti videro l’animale rifiutare la biada e raggiungere il fate, inginocchiarsi ai suoi piedi ed accogliere l’ostia consacrata che il Santo aveva recato in processione.

Un tempietto fu edificato nel Cinquecento dal Bramante in ricordo del Miracolo eucaristico della mula. Tale edificio raccoglie una colonnina su cui, secondo la leggenda, Sant’Antonio avrebbe compiuto il miracolo.

Le cronache antoniane ci consegnano la narrazione di un altro grande miracolo avvenuto nelle acque di Rimini: il miracolo dei pesci. Sant’Antonio era impegnato a spegnere i fermenti ereticali che agitavano la Romagna. Gli eretici, intimoriti dalla sua sapienza e dalla sua oratoria, evitavano di scontrarsi apertamente con lui nei luoghi pubblici e nei dibattiti aperti all’intera cittadinanza. Non lesinavano però di fargli il vuoto attorno, dissuadendo chiunque, con ogni mezzo possibile, dal convenire in piazza ad ascoltarlo.

Stanco di questi atteggiamenti, il santo lasciò il centro cittadino e si diresse verso il mare. Con grande stupore di chi lo seguì, proprio lì dove sfocia la Marecchia, si mise a predicare ai pesci. Come si legge nella Franceschina di Ubaldo Valaperta: “alcuni pesci aprivano la bocca soctometendo lo capo, dimostrando che intendevano, et facevano segni, de laudare et ringraziare Dio come meglio sapevano”.

La Marecchia, a quei tempi, era più arretrata rispetto ad oggi e si fermava all’attuale ponte della Resistenza.

Dalla Vita del Taumaturgo Portoghese Sant’Antonio di Padova di Emmanuele de Azevedo leggiamo: “Ed ecco tosto commossa l’acqua comparire guizzanti in varie torme i pesci, e ripartirsi con bell’ordine ciascuno nella sua specie, i più piccioli più vicino al Santo, i mezzani, e i maggiori più e più lontani formando come un anfiteatro; e tutti alzar dall’ acqua le teste varie di forma, e di colori, come un tappeto di gemme; ed ivi immoti starsi in atto di ascoltarlo; miracolo invero sorprendente e piacevole. Prese il Santo a rappresentar loro i benefizi particolari, che ricevuti avevano dal Creatore […] Pareva, che quegli animali intendessero, tanto sembravano attenti; e che consentissero, e facessero plauso ai suoi discorsi, con alzar le teste e coll’aprir le bocche. Se gli astanti restassero trasecolati non è da dire. Corsero alcuni fin dal principio alla piazza della Città e, narrando il veduto, trassero immenso popolo a vedere sì gran miracolo. II Santo allora: ‘Benedetto Iddio – disse – che è onorato dai pesci più che dagli uomini eretici ed infedeli’. A così manifesto ed inaudito miracolo pochi furono che potessero impedire copiose lacrime di meraviglia e di compunzione. E qui, benedetti i pesci colla santa Croce e licenziatili, questi coll’agitar le pinne e le code e chinare i lor capi, si tuffarono e disparvero. Allor ripigliando S. Antonio il parlare: ‘Dai muti animali del mare – disse – imparate voi, uomini, ad esser grati e ubbidienti a Dio’; e messosi a rappresentare la malizia del peccato e particolarmente dell’Eresia e a confutarla con forza estrema, incredibile fu il numero dei convertiti, tanto dei viziosi, quanto degli Eretici più sfrontati; e ben pochi furono che non se gli arrendessero”.

Gli animali, facendo capolino tra le onde, si sistemarono per file ordinate e furono tutti ben visibili ai riminesi. I pesci assistevano alla predicazione di Sant’Antonio con grande clamore della gente che tornò a riversarsi in piazza per ascoltare il predicatore.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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