Sistemi monetari preunitari: cenni di monetazione genovese

La tradizione vuole che a concedere a Genova il privilegio di battere moneta sia stato l’Imperatore Corrado III di Svevia sul finire del 1138, privilegio di cui la Superba avrebbe subito usufruito ordinando la coniazione di denari in basso argento che al diritto mostravano il Castello circondato dalla scritta • IA • NU • A • ed al rovescio la croce circondata dalla scritta CONRADVS REX. Indaghiamo sulla monetazione genovese.

Pesanti 1,1g ed al titolo di 333/1000 erano tariffati al valore di 1/240 di Lira Genovese e furono, per un lungo periodo, l’unica specie monetaria materialmente coniata.

Si dovrà attendere fino al 1292 per vedere il Grosso d’argento tariffato ad un Soldo, valore 12 Denari, ed addirittura fino al 1493 per il Grossone da 20 Soldi con cui la Lira Genovese passa da moneta di conto a moneta reale.

Il Grossone cederà, nel 1557, il posto alla Lira come nummo di riferimento della monetazione Genovese in argento, ruolo in cui la Lira stessa sarà sostituita già nel 1570 dallo Scudo, pezzo di grosse dimensioni, oltre 37 grammi di metallo al titolo di 958/1000, tariffato inizialmente ad un prezzo di 4 Lire.

Lo Scudo continuerà ad essere emesso fino al 1721 mentre il corso legale terminerà verso il 1792, per tutti questi 230 anni la moneta subirà un progressivo aumento del suo valore.

La tariffa per cui il denaro liquido, detto “Moneta Corrente” o “Moneta Fuori Banco”, veniva accettato dai commercianti era chiamata “Lunga”, mentre quella ufficiale fissata dal Governo Ianuense era definita “Buona” o “Corta”.

Per fare un esempio riporto la situazione esistente nell’anno 1755, lo Scudo era tariffato “In Banco” 7 Lire e 12 Soldi, “Fuori Banco” 9 Lire a tariffa “Corta”, cioè quella fissata ufficialmente dal Governo, e 9 Lire e 10 Soldi a tariffa ” Lunga “, cioè quella per cui era accettata dai commercianti.

Nel momento in cui la differenza tra tariffa “Corta” e “Lunga” diventava eccessiva, col rischio di causare perturbazioni nella circolazione monetaria, il Governo interveniva portando la “Corta” allo stesso valore della “Lunga”, come è accaduto nel 1756 quando lo Scudo è stato aumentato di prezzo a 9 Lire e 10 Soldi.

Lo Scudo divenne anche la base di alcune monete di conto utilizzate nella Repubblica di Genova, nell’ordine:

Moneta di Cartulario – Usata per tenere la contabilità della Casa delle Compere di San Giorgio, istituto che si occupava dell’imprestito di denaro al Governo Genovese, lo Scudo vi era tariffato al valore di 4 Lire e 10 Soldi. Il meccanismo era il seguente, ipotizziamo che nel 1756, scelgo quest’anno perché le tariffe “Corta” e “Lunga” praticamente combaciavano, un cittadino Genovese avesse deciso di acquistare dal Governo Ianuense una “Compera” di 45 Lire ” di Cartulario “. Come prima cosa il potenziale acquirente doveva trasformare quelle Lire in Scudi ” di Cartulario “, dividendo il valore della Compera per 4 Lire e 10 Soldi, dopodiché avrebbe dovuto procurarsi o 10 Scudi di giusto peso ( 45/4,5=10 ) o 95 ” Madonnine ” ( 10×9,5=95 ). Il cassiere, dopo averle contate, voltate, rivoltate, e trovate senza difetto, avrebbe all’incirca scritto sul libro che: “uncuò, Toni Vianeo del fu Menego, el ga portà taca el Banco 95 Madonine bone, che fa diexe Scudi da 4 Lire e 10 Schei de Cartulario par un totale de 45 franchi, valendo lo Scudo in piassa 9 Lire e diexe Schei”. Traducendo dall’antico genovese in italiano corrente: “oggi, Antonio Vianello del fu Domenico ha consegnato al Pubblico Banco 95 Madonnine d’argento di giusto peso, per un un importo complessivo di 10 Scudi da Lire 4 e 10 Soldi di Cartulario, o 45 Lire, valendo lo Scudo in Piazza 9 Lire e 10 Soldi”.

Moneta di Banco – Nel 1675 la Casa delle Compere di San Giorgio aveva aperto una, diciamo, filiale, il Banco di San Giorgio. Scopo di quest’ultimo non era il prestito verso lo Stato ma verso privati, il cittadino Genovese poteva portare i suoi risparmi presso il Banco che li avrebbe raccolti, utilizzati per finanziare altri privati cittadini che necessitassero di contante, e che presentassero garanzie di poter restituire il prestito, riconoscendo a chi prestava un interesse.  Il meccanismo di gestione della contabilità era lo stesso della “Moneta di Cartulario” con la sola differenza che si scelse di tenere fisso il valore che lo Scudo aveva “Fuori Banco” al momento dell’istituzione del Banco cioè 7 Lire e 12 Soldi.

Moneta di Canone Ecclesiastico – Usata per gestire la contabilità dei Livelli spettanti all’Arcivescovato di Genova, venne istituita nel 1658 ed il meccanismo di funzionamento era lo stesso della moneta “di Cartulario”, con la sola differenza che lo Scudo vi era tariffato a 5 Lire e 16 Soldi.

Nella Repubblica di Genova erano utilizzate altre 2 monete di conto non basate sullo Scudo d’argento, lo “Scudo di Marche ” e la “Lira di paghe” :

Scudo di Marche – Utilizzata per gestire le contrattazioni durante la Fiera di Novi ed il suo valore era fissato in 101 Zecchini Veneziani per 100 Scudi di Marca.

Lira di paghe – Usata per il pagamento degli interessi ai titolari delle “Compere” della Casa di San Giorgio. Caratteristica di quest’ultima era che a differenza delle altre “Lire” Italiane e non, tutte divise in 20 Soldi da 12 Denari, questa era divisa in un numero di Soldi che variava tra 16 e 19. I regolamenti interni della Casa stabilivano che gli interessi andavano saldati 4 anni dopo la decorare , era tuttavia stabilita la possibilità di ottenere il pagamento in anticipo ma in quel caso veniva applicato uno sconto.

Concretamente il meccanismo era questo:

1 – anticipo variabile tra 4 anni e 3 anni ed un giorno.

Riceverà i 16/20 del maturato

2 – anticipo variabile tra 3 anni e 2 anni ed un giorno.

Riceverà i 17/20 del maturato

3 – anticipo variabile tra 2 anni ed un anno più un giorno.

Riceverà i 18/20 del maturato

4 – anticipo variabile tra un anno fino

 

 

 

 

 

 

Autore articolo: Enrico Pizzo, classe ’74, residente sui Colli Euganei. Appassionato di storia veneta e storia dei sistemi monetari preunitari.

Bibliografia: Cornelio Desimoni, Tavole descrittive delle monete della Zecca di Genova dal 1139 al 1814, 1890; Luigi Tommaso Belgrano, Della vita privata dei Genovesi, 1866

Enrico Pizzo

Enrico Pizzo, classe ’74, residente sui Colli Euganei. Appassionato di storia veneta e storia dei sistemi monetari preunitari.

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