Sistemi monetari preunitari: la contabilità nel regno normanno di Sicilia

Concentriamoci sulla contabilità nel regno normanno di Sicilia, partiamo però dall’evoluzione del tarì. Eccezion fatta per il Protocollo del nuovo Signore, i tarì fatti coniare da Roberto il Guiscardo sono identici a quelli battuti dagli ultimi emiri kalbiti nella Zecca di Madīnat Balarm. L’unica, reale, differenza sta nel contenuto d’oro.

I tarì tardo-kalbiti, infatti, sono caratterizzati da un titolo in oro che, sebbene più basso di quello legale, si mantiene comunque vicino a 9/10, valore che con l’Altavilla invece crollerà a 49/72. Il motivo di questo calo potrebbe essere dovuto alla volontà del Guiscardo, non sottoposto a vincoli legali islamici in quanto cristiano, di cercare di risolvere l’annoso problema della scarsità di monete divisionali in argento. Infatti, ricordando che il tarì doveva avere un valore legale pari a tre dirham, con la riduzione del titolo aureo questo scendeva a due  dirham.

Eccettuata l’introduzione dei Denari di Rouen, chiamati localmente romesine, il sistema monetario siciliano non subì altre modifiche fino al 1140. In quell’anno, con le Assise di Ariano, Ruggero II di Altavilla, nel frattempo divenuto Re di Sicilia, procedeva alla riorganizzazione amministrativa del regno.

Dal punto di vista economico venne mantenuto, come unità di conto per la redazione della contabilità, il tarì definito come 1/30 di oncia d’oro al titolo di 49/72, questo però veniva affiancato da due monete scritturali, il soldo regale, del valore di quattro tarì, ed il soldo romanato, creato per dare un valore in moneta siciliana alle monete d’oro estere, del valore di un soldo regale e 1/2. I tarì d’oro a loro volta erano affiancati da due monete d’argento di nuova istituzione, il ducale, tariffato a 2/5 di tarì, e la tercia, che andava spesa per un importo di 1/3 di ducale.

Non tutti furono lieti di questa riforma, infatti il cronista Falcone Beneventano scriveva: “Andò ad Ariano, e lì trattò molti suoi affari, davanti ad un’assemblea di nobili e di vescovi. Fra le altre disposizioni adottate emanò un provvedimento terribile, veramente da aborrirsi da parte di tutta l’Italia, e che portava alla morte e alla povertà, e cioè che nessuno in tutto il suo regno doveva ricevere o utilizzare nei mercati le romesine. Decise poi nefastamente di introdurre una sua sola moneta, che chiamò Ducato, del valore di otto romesine, nel cui conio era contenuto assai più bronzo che argento”.

L’astio di Falcone però non era del tutto ingiustificato. Infatti, ricordando che il ducato era coniato al peso di circa 1/10 di oncia siciliana ed al fino di 500/1000 mentre il fino di una romesina era pari a circa 1/80 di oncia, si ricava un tasso di cambio tra ducato e romesine pari a 1:4. Concretamente il possessore di otto romesine avrebbe dovuto ricevere due ducati, nella realtà la Pubblica Cassa gliene pagava solo 1!!

La riforma monetaria introdotta da re Ruggero II nelle Assise di Ariano non ebbe vita lunga. Già durante il regno di suo figlio Guglielmo I il valore del ducale venne aumentato a quattro tarì invece col nipote Guglielmo II, presumibilmente dopo il 1171, il ducale venne sostituito dall’apuliense, una nuova moneta d’argento tariffata ad 1/24 di solido regale. Furono coniati anche il terzo ed il sesto, del valore rispettivamente di 1/3 ed 1/6 di apuliense, ed il quarto di tercenario. Quest’ultimo era la frazione, reale, di una moneta di conto del valore di 1/32 di soldo regale.

Di seguito riportiamo uno schema di come si teneva la contabilità nella contea, poi regno, di Sicilia, dal 1060 al 1194:

Conti Ruggero I e II

1 Dīnār = 6 Tarì
1 Tarì = 20 Romesine

 

Re Ruggero II

1 Oncia = 5 Soldi Romanati
2 Soldi Romanati = 3 Soldi Regali
1 Soldo Regale = 4 Tarì
2 Tarì = 5 Ducali
1 Ducale = 3 Tercia

 

Re Guglielmo I

1 Oncia = 5 Soldi Romanati
2 Soldi Romanati = 3 Soldi Regali
1 Soldo Regale = 4 Tarì
1 Tarì = 3 Ducali
1 Ducale = 3 Tercia

 

Re Guglielmo II

1 Oncia = 5 Soldi Romanati
2 Soldi Romanati = 3 Soldi Regali
1 Soldo Regale = 4 Tarì
1 Tarì = 6 Apuliensi
1 Apuliense = 3 Terzi
9 Terzi = 16 Quarti
8 Quarti = 9 Sesti

 

 

 

 

Autore articolo: Enrico Pizzo, classe ’74, residente sui Colli Euganei. Appassionato di storia veneta e storia dei sistemi monetari preunitari.

 

Bibliografia: Lucia Travaini, ” Romesinas, provesini, turonenses…: monete straniere in Italia meridionale ed in Sicilia (XI-XV secolo) “;  Luigi Dell’erba, ” La monetazione Normanna nell’Italia meridionale e nella Sicilia “; Maria Amalia de Luca, ” La monetazione araba “; Mario Rosario Zecchino, ” La Riforma Monetaria Varara da Ruggero II Nell’Assemblea di Ariano del 1140 “; Philip Grierson, William Andrew Oddy, ” Le titre du tari sicilien du milieu du XIe siècle à 1278 “

Enrico Pizzo

Enrico Pizzo, classe ’74, residente sui Colli Euganei. Appassionato di storia veneta e storia dei sistemi monetari preunitari.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *