Memorie della Grande Guerra: E. A. Mario e “La Leggenda del Piave”

Nella primavera del 1922, E. A. Mario partì dal porto di Napoli per New York su invito della locale comunità di emigranti che, non avendo ottenuto la visita dal generale Diaz, si era volta all’autore de “La Leggenda del Piave”. Gli amici, accorsi al porto, salutarono il poeta cantando in coro “Santa Lucia luntana“, da lui composta nel 1918. Chi fu Mario? Il cantore della vittoria militare o quello della tragedia di un popolo che conosceva fame ed emigrazione. E’ la domanda che abbiamo posto a Beniamino Cuomo, profondo conoscitore del compositore napoletano e tra gli organizzatori di “Sottratti troppo presto alla vita da un tragico destino, sottratti all’oblio dalla Musica”, una rassegna musicale di Vico Equense.

Personalità complessa la sua in cui si rivela importante l’influenza del pensiero mazziniano. L’idea dell’Italia così come lui la pensa, è tutta di derivazione mazziniana, quindi egli partecipa intensamente al pensiero e alla propaganda interventista. Lo fu anche Arturo Toscanini che diresse alcune bande militari nelle retrovie del fronte. Lo furono anche sinceri democratici che pensavano con l’entrata in guerra dell’Italia di abbattere gli imperi centrali. In E. A. Mario in molte canzoni scritte tra 1915 e 1919 c’è una duplice valenza: il patriottismo, l’adesione all’idea di una IV guerra d’indipendenza, ma anche realisticamente la tragedia della guerra, con morte e distruzioni. Ora i testi di alcune canzoni sono decisamente realistici come in Rose rosse del 1919 dove si legge che il soggetto non vuole vedere più rose rosse perchè gli ricordano il sangue versato nella guerra, oppure Madonnina blu, testo in veneto, dove il fantasma di Papa X vede le terre del nord est devastate dalla guerra e dal fuco austriaco. Addirittura in Bella Italiana, si canta l’amore impossibile, nato prima della guerra, tra un ungherese e una bella italiana che, come Giulietta e Romeo, si ricongiungono oltre la morte col suicidio. Per Ramo d’olivo non c’è bisogno di commenti, il titolo parla da solo. C’è ancora Priggiuniero e guerra, del 1930 o 1932, che è da mettere in relazione molto probabilmente a due contingenti che furono mandati a combattere dal 1918 in Russia. Uno dei soldati, dopo anni di prigionia, torna a Napoli e trova che la moglie si è risposata. Diversamente La Leggenda del Piave è scritta dopo Caporetto, quindi il tono retorico è necessario. E. A. Mario è in definitiva il cantore del popolo e dei suoi drammi. Trovo molto interessante riportare in merito quanto scrisse Mario Carocci Capo musica del 21 Fanteria durante la guerra: “Nell’ora del riposo io canticchio qualche tua canzone e misuro nell’espressione dei visi dei soldati, tutte le nostalgie e il godimento divino che essi provano rievocando Napoli e i paesi natii. L’ammirazione che essi hanno per te, per la tua opera consolatrice, è così commovente!”.

 

 

 

 

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