Gli eserciti nel Quattrocento

Traiamo dall’opera “Congiura dei Baroni” di Camillo Porzio questa interessante descrizione degli eserciti della seconda metà del Quattrocento.

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Gli eserciti che nel tempo di che io scrivo nelle guerre comparivano, formavansi di fanti e di cavalli; ma i fanti, detti allora provisionati, a petto a cavalli ed all’uso moderno, in assai picciolo numero si adoperavano: il qual disordine non procedeva, se con sana mente sia riguardato, dall’inganno dei capitani, come si ha alcun autore imaginato, ma dal difetto delle armi con che i fanti offendevano. Perocchè, da’ nostrali non anco la picca conosciuta nè l’archibugio, nè le fanterie con ordini densi combattendo, non potevano gl’incontri degli uomini d’arme sostenere; i quali stretti e bene armati, non prima le urtavano, che venivano aperte e sbaragliate. Sicchè coloro, cui conveniva guerreggiare, ammaestrati dall’esperienza, ottima insegnatrice delle azioni militari, si guardavano a commetter la loro salute in gente ed ordini si fragili. Di qui, e non altronde, veniva negli uomini d’arme la riputazione; poichè non da disordine o debolezza, ma da virtù maggiore e numero bisognava che fossero sopraffatti. E tuttochè negli eserciti vi mescolassero fanti, il facevano per contraporgli a quelli de nimici, e per scolte, guardie degli alloggiamenti, per poter conquistare le terre, e conquistate custodire. Nelle quali difese ed offese, le rotelle, targhe, ronche e partigiane, che allora erano in uso, giovavano pur alquanto: ma ne’ luoghi aperti, incontro a cavalli, ove, senza fosso o muro o torre, le braccia, l’armi e gli ordini non ti difendono, giammai vincevano la prova; ma ora che la picca e l’archibugio, se pur non uccide il cavallo, lo rispigne e isbigottisce, così non avviene. Oltrachè que’fanti, quando si appressavano per far giornata, non in antiguardia, battaglia e retroguardia dividevansi, ma in molte particelle; le quali, corrispondendo la verità al nome, appellavano schiere, Erano quelle nelle fronti larghe, ne fianchi strette, e senza spalle; sicchè, abbattute le prime file, con lieve fatica le rimanenti si rompevano. La gente d’arme, quantunque fusse molto meglio armata per portar lancia, stocco e mazza di ferro, tuttavia pativa anche ella de’difetti: perchè, come nelle fanterie l’eccesso era nella leggerezza delle armi, così nella cavalleria la soverchia gravezza peccava; e pareva che l’una per troppa cautela, e l’altra per poca non potessimo far profitto. Conciossiachè le loro armature sconciamente grosse e sode, i cavalli bardati, coperti di cuoi doppii e cotti, appena la facevano abile a maneggiare: anzi i soldati, per potere lo smisurato peso sostenere, procacciavansi cavalli alti e corpulenti, e susseguentemente grevi e neghittosi, inetti a tolerare lunghe fatiche, ed alle penurie degli eserciti malagevoli a nudrire; erano finalmente tali, che nel menar le mani ogni sdrucciolo, ogni fuscello di paglia ch’a lor piedi si avvolgeva, poteva il cavallo o il cavalcatore rendere inutile o impedire. Di qui nasceva che le guerre grosse e corte si facevano: non erano prima a vista de’nimici, che si azzuffavano: non si campeggiava terra di verno; anzi i popoli a possessori delle campagne si facevano incontro; e con impunità le porte aprivano. Sì mal condizionati uomini d’arme distinguevansi in isquadre, i cui capi non capitani, come oggidì (questa sol era dignità del generale), ma contestabili si chiamavano; e comprendeva ciascuna di esse cento cavalli, quaranta balestrieri e venti lancie: perochè un uomo d’arme menava seco cinque cavalli da guerra; un per sè, due per li balestrieri, e gli altri per riserbo, se morti o feriti fussero quei che cavalcavano. I balestrieri, per non aver a combattere il nimico d’ appresso, armavano più alla leggiera; ma per ornamento d’armi, per bontà di cavalli, e per virtù di animo, in poco dagli uomini d’arme erano differenti. E veramente i moderni soldati, benchè nella qualità delle armi e nella militar disciplina in molte cose vanno innanzi a quelli antichi, nell’ ornato del corpo di lunga sono loro inferiori. Perciocchè i pennacchi, i drappi, l’argento e l’oro, di che quei si guernivano, gli rendevano splendidi fra di essi, ed a nimici tremendi.

 

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