Gli ostrogoti alla morte di Attila

Dopo la morte di Attila, varie tribù nomadi si erano unite per approfittare della presunta debolezza degli unni e liberarsene. Li diresse Ardarico, re dei gepidi, e riuscirono ad ottenere una grande vittoria a Nedao, nel 454. In quella battaglia, che lasciò esanimi trentamila guerrieri unni, tra le tribù sconfitte c’era pure quella degli ostrogoti che erano rimasti a combattere con gli unni. Anch’essi però ottennero la libertà e, da allora, iniziarono a contendersi con le altre tribù la supremazia della Pannonia, compresi gli indeboliti, ma sempre agguerriti, unni, ora guidati da Dengizich, figlio di Attila.

Al comando degli ostrogoti c’era Valamiro, figlio di Vandalario, della famiglia degli Amali. Ereditò la corona da suo zio Torismundo, dividendola coi fratelli Teodemiro e Vidimero. Fu un fedele alleato di Attila, presente pure contro Ezio, alla battaglia dei Campi Catalaunici. Dopo la battaglia di Nedao, grazie a lui, nel giro di quindici anni, gli ostrogoti furono accolti sul suolo dell’Impero Romano d’Oriente come federati e, dopo essersi armati nel 459 contro Costantinopoli, l’imperatore Leone I accettò pure di pagare loro un cospicuo tributo annuo pari a trecento libbre d’oro.

Nel 468, gli svevi fecero un’incursione nei territori ostrogoti della Dalmazia e derubarono del bestiame. Teodimiro li inseguì sino al lago Balaton e fece prigioniero il loro re, Hunimund, rilasciandolo poco dopo e adottandolo come suo figlio. Anche gli sciri irrupperò nella terra dei goti, forse incitati da Hunimund, ma furono pesantemente sconfitti e ricacciati, sebbene le loro incursioni costarono la vita a Valamiro. Dopo queste sorprendenti affermazioni militari degli ostrogoti, fu chiaro a tutti che l’unica possibilità che avevano per annientarli era quella di coalizzarsi.

Si unirono così in un unico schieramento gli svevi di re Hunimund, gli sciri di Hunulphus ed Edicon, i sarmati dei re Beuka e Babai, i gepidi, i rugi e gli eruli di Alarico. Anche Leone I, imperatore d’Oriente, desideroso di liberarsi di un minaccioso vicino, li sostenne con un suo esercito che puntò ad attaccarli alle spalle. Gli ostrogoti furono condotti in battaglia da Teodemiro.

Si sa che lo scontro si verificò sul fiume Bolia, ma oggi nessun fiume è conosciuto con quel nome. Sebbene Jordanes ci parli di un fiume alla destra del Danubio, forse il Bolia era l’odierno Ipel, un affluente di sinistra del Danubio che nasce in Slovacchia e segue il confine con l’Ungheria. Ad ogni modo gli ostrogoti sconfissero i coalizzati e ciò indusse pure i bizantini a ritirarsi. Edicon cadde in battaglia, Babai fuggì, Hunimund riuscì a scappare, stabilendosi sui monti Harz, ma fu nuovamente sconfitto nel 470 e dovette porsi sotto la protezione degli alamanni, i rugi abbandonarono le ostilità e col nuovo re Flacciteo adottarono da allora una politica pro-gotica, l’imperatore Leone rinunciò a tentare di annientarli e liberò Teoderico, figlio di Teodemiro, che aveva tenuto in ostaggio a Costantinopoli.

Alla battaglia aveva pure preso parte Odoacre ed aveva visto suo padre Edicon morire trafitto dalle lame ostrogote. Si trasferì a ovest, portandosi dietro sciri, eruli e rugi per poi diventare re d’Italia. Nel frattempo Teodorico, affiancatosi al padre, guidò gli ostrogoti contro i sarmati, scacciandoli da Singidunum, l’attuale Belgrado, e uccidendo Babai, il loro re. Circa venti anni dopo avrebbe ucciso un altro re barbaro, Odoacre.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Fonte foto: dalla rete

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