Il viceré Caracciolo comunica a quanto ammonta il suo salario
In un curioso documento il viceré Caracciolo comunica al Tribunale del Real Patrimonio a quanto ammonta il suo salario.
Siamo nel XVIII secolo in Sicilia, il re era Ferdinando IV di Borbone. La battaglia tra i baroni filofeudali e il re era al suo apice, per sgominare i residui anacronistici del feudalesimo venne inviato in Sicilia l’illuminato viceré Caracciolo. Leggiamo insieme il documento che presenta particolari davvero interessanti.
“Nell’atto stesso, che il Re nostro Signore si è degnato di nominarmi ed eliggermi per viceré in questo Regno di Sicilia in forza della sua Real Patente spedita in 9 del cadente, si è servito di segnalarmi nella Patente stessa il soldo di venticinque mila ducati l’anno moneta di Napoli colle altre franchezze emolumenti, e preeminenze di cui ha goduto il mio predecessore Principe di Stigliano Colonna, da correre il soldo sudetto a mio beneficio dal giorno del mio arrivo in questo regno, e da dovermisi corrispondere giusta il solito, da chi convenga in ogn’anno del triennio del mio governo, intieramente e senza disconto alcuno di diritti di mezzannata, dei quali si è degnata S.M. Di elentarmi per grazia speciale, come con altro Biglietto di oggi l’ho prevenuto al Conservadore Generale Marchese Lardo a sua intelligenza e per farne ne libri di sua officina le note, ed avvertenze necessarie. Nella intelligenza dunque di tutto l’anzidetto dovendosi formare nelle parti ove tocca, e convenga l’assetto corrispondente del sudetto mio soldo di ducati venticinque mila l’anno, moneta di Napoli senza deduzione, ne disconto alcuno, e pagarmisi per questa tesoreria Generale nella stessa forma, che si è praticata col mio predecessore Principe di Stigliano Colonna. Incarico a V.I. Che disponga gli ordini opportuni affinché mi si contribuisca il sudetto soldo, secondo il solito mensualmente dal giorno 21 del cadente in cui si prese da me il possesso di questo Governo, come viene comprovato dall’annesso documento emanato dal Protonotaro del Regno, e ciò per mezzo di Don Francesco Natale, costituito mio Procurator Generale; o per altra Persona che venga dallo stesso sostituita o destinata, disponendo altresì V.I. il convenenvole per le preminenze franchezze emolumenti, e ogni altro, che mi appartenga, conforme l’ha goduto enunciato mio Predecessore. Palermo 29 ottobre 1782. Il Marchese Caracciolo”.
Autore Articolo: Davide Alessandra
Davide Alessandra, laureando in giurisprudenza e studente di archivistica, paleografia e diplomatica presso la scuola dell’Archivio di Stato di Palermo.