La battaglia di Canne del maggio 1041

Il secondo scontro tra l’armata radunata dai cavalieri di Melfi e l’esercito greco, dopo lo scontro di Venosa, avvenne agli inizi di maggio del 1041, nei pressi dell’Ofanto, nel territorio di Canne, nello stesso luogo dove ventitré anni prima i greci avevano ottenuto una grande vittoria contro i ribelli longobardi e una schiera di mercenari normanni.

Questa volta i guerrieri di Melfi, guidati sempre da dodici conti, tra cui Guglielmo Braccio di Ferro e Drogone, erano equipaggiati meglio rispetto al precedente scontro del 17 marzo, presso l’Olivento,  la loro armata era meglio organizzata, sebbene anche questa volta persistesse una forte disparità nel numero dei militi tra i due schieramenti.

Purtroppo le cronache del tempo non ci danno alcuna testimonianza sull’andamento della battaglia. Sappiamo solo che i cavalieri normanni, alla testa della loro armata, sbaragliarono ancora una volta il nemico.

I greci, nuovamente travolti dall’irresistibile impeto guerriero dei cavalieri normanni, furono costretti alla fuga. Michele Doukeianos, capo dei militi greci, caduto a terra durante la fuga, riuscì a salvarsi, scappando sul cavallo guidato da un suo soldato.

Tra le file greche ci fu una vera carneficina: morirono molti anatolici, opsichiani, russi, traci, calabresi, longobardi e dauni. Furono uccisi anche Angelo, vescovo di Troia (dal 1028), e Stefano, vescovo di Acerenza, che erano tra le file greche. Michele, ancora una volta umiliato, riuscì a porsi in salvo con pochi superstiti, riparando sulle alture di Montepeloso.

I cavalieri normanni tornarono a Melfi con un ricco bottino, trafugato nell’accampamento nemico, consistente in vestiti di diversi colori, ornamenti, tende, vasi d’oro e d’argento, cavalli e armi. Il nuovo trionfo dei cavalieri venuti da lontano entusiasmò la popolazione melfese. La loro fama si diffuse ancor più largamente nel territorio pugliese.

Per alcuni mesi i cavalieri normanni continuarono a rafforzare le loro posizioni, senza subire nuovi attacchi. Grazie a loro Melfi continuò a svilupparsi in maniera tumultuosa, sul piano demografico, economico ed edilizio.

I dodici conti avviarono grandi lavori di ristrutturazione del centro abitato. “Costruirono dodici piazze in rapporto al numero dei conti, per i quali vengono fabbricate in città altrettante abitazioni” (Guglielmo di Puglia, Le gesta di Roberto il Guiscardo, Cassino 1870, libro primo, vv. 316-7).

Artigiani, contadini, mercanti, avventurieri, provenienti anche da luoghi lontani, furono fortemente incoraggiati a trasferirsi a Melfi.

 

 

Autore articolo: Edoardo Spagnuolo

Bibliografia: La versione originale del presente testo è stata pubblicata in “Lo scudo e la spada. Quaderni di divulgazione storica”, n. 2, maggio 2018, in un articolo intitolato “La battaglia di Canne del maggio 1041. Il secondo scontro sostenuto dai guerrieri di Melfi”.

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