La battaglia di Venosa, il primo scontro dei normanni di Melfi

Il 17 marzo 1041, presso il fiume Olivento, nel territorio di Venosa, avvenne il primo scontro tra i cavalieri di Melfi e l’esercito bizantino.

L’armata greca, comandata dal catapano Michele Doukeianos, poteva contare su diverse migliaia di uomini, mentre il piccolo esercito che i cavalieri normanni erano riusciti a radunare, con volontari accorsi da un ampio circondario di Melfi, era costituito da settecento cavalieri e da cinquecento fanti, molti dei quali privi di corazza.

Prima della battaglia ci fu un tentativo di conciliazione. I cavalieri normanni si mostrarono molto prudenti, offrendo la loro sottomissione all’imperatore in cambio del riconoscimento delle terre occupate. Nei giorni precedenti, infatti, essi avevano occupato le città di Ascoli, Venosa e Lavello. Il catapano, però, che disponeva di un esercito di gran lunga più numeroso, non prese in alcuna considerazione la proposta di accordo avanzata dai normanni,

Ai fanti dell’armata melfitana fu dato l’ordine di presidiare le due ali dello schieramento, rinforzate anche da alcuni cavalieri. Il grosso della cavalleria procedeva invece al centro, a ranghi serrati, avanzando verso il nemico con una formazione disposta a cuneo.

I bizantini ripartirono il loro esercito in tre schiere e inviarono il primo reparto incontro all’avversario. Venne dunque ingaggiato un feroce combattimento, ma l’impatto della cavalleria normanna, lanciata a grande velocità, tenendo le lance rigidamente tese in avanti, risultò devastante per la fanteria greca, che si disunì completamente, divenendo facile preda della ferocia normanna.

La prima schiera greca fu completamente sbaragliata. Il catapano inviò allora una seconda schiera, più grande, e poi la terza, ancora più poderosa, ma fu tutto inutile. Ad un certo punto i greci, travolti dall’impeto guerriero nemico, furono presi dal panico, lanciandosi in fuga in ogni direzione, inseguiti dai cavalieri nemici. Molti perirono nel fiume, travolti dalla corrente, molti altri vennero uccisi con ferite da taglio o trafitti dalle frecce normanne.

Ci fu una vera carneficina, con cadaveri sparsi ovunque. Morirono molti russi e opsichiani, mentre il catapano, con pochi superstiti, riuscì a fuggire in direzione di Montepeloso, attuale Isernia. Tra le file dei cavalieri normanni Guglielmo Braccio di Ferro e il fratello Drogone furono sempre in prima linea, a guidare gli attacchi e ad animare gli altri.

La vittoria galvanizzò i cavalieri normanni, che a Melfi furono accolti in maniera trionfale dalla popolazione, che, nel frattempo, aveva atteso l’esito della battaglia in uno stato di grave preoccupazione nel timore di una feroce rappresaglia a danno della città, qualora i greci avessero vinto l’armata costituitasi nella loro città.

 

 

Autore articolo: Edoardo Spagnuolo

Bibliografia: Il presente testo è stato pubblicato in “Lo scudo e la spada. Quaderni di divulgazione storica”, n. 1 – febbraio 2018, col titolo “La battaglia del 17 marzo 1041 presso Venosa. Il primo scontro sostenuto da guerrieri di Melfi”.

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