La Battaglia di Fombio

La Battaglia di Fombio, combattuta tra l’Armée d’Italie e gli austriaci di Johann Peter Beaulieu, tra il 7 e il 9 maggio 1796, rappresentò una svolta nella campagna francese perché grazie ad essa, Napoleone attraversò vittorioso il Po, minacciando Milano e le postazioni austriache lombarde. Il pittore torinese Giuseppe Pietro Bagetti, prese parte allo scontro al seguito dell’armata francese, e dedicò ad esso un celebre dipinto.

Intenzionato ad entrare in Lombardia, Napoleone s’avvide che le principali difese austriache lungo il Po erano state piazzate all’estremità occidentale del fiume. Pensò allora di attraversare il fiume più a est, a Piacenza.

Le operazioni iniziarono il 6 maggio, Dallemagne avrebbe raggiunto Piacenza il giorno successivo col grosso delle forze mentre Leharpe doveva raggiungere Candelasco, Augereau doveva spingersi a Castello San Giovanni, dieci miglia più a ovest, e Massena doveva dirigersi a Voghera.

Un contingente di quattromila granatieri francesi e millecinquecento unità di cavalleria, sotto la guida del colonnello Jean Lannes, attraversò il fiume su un traghetto e sia i comandi di Dallemagne che quelli di Laharpe riuscirono a formare una testa di ponte sulla riva nord. Il generale austriaco Anton Lipthay provò a respingerli con numerosi scontri, ma penalizzato dall’inferiorità numerica, dovette ritirarsi nel villaggio di Fombio. Lipthay allertò pure Beaulieu che subito ordinò al generale maggiore Josef Philipp Vukassovich di marciare da Valeggio per fornirgli supporto.

Il giorno dopo, però, Dallemagne e Laharpe riuscirono pure a prendere Fombio: i colonnelli Lannes e François Lanusse guidarono le colonne di sinistra e centro mentre Dallemagne comandava personalmente la colonna destra; Lipthay resistette con tenacia, usando i suoi ussari per contrattaccare, ma decise di abbandonare il campo per evitare di finire intrappolato. Gli austriaci si ritirarono a Codogno coperti dalla cavalleria napoletana. Il giorno dopo anche Codogno fu presa dai francesi.

Dal 7 all’8 maggio, le perdite di Lipthay furono di cinquecentosessantotto uomini, i francesi subirono centocinquanta morti e trecento feriti.

Quella sera, il generale maggiore Anton Schübirz von Chobinin attaccò la città generando uno scontro confuso al buio delle strade. Nel cuore della notte, il generale Laharpe fu accidentalmente ucciso dai suoi stessi uomini mentre tornava al campo dopo una ricognizione. Bonaparte scrisse al Direttorio: “Questo generale era svizzero. Il suo odio contro il governo di Berna, che l’aveva perseguitato, l’aveva spinto a rifugiarsi in Francia. Era un ufficiale di distinto coraggio. Granatiere di statura e di cuore; guidava intelligentemente le sue truppe, dalle quali era molto amato, sebbene fosse di carattere inquieto. La Repubblica perde un uomo che le era molto legato; l’esercito uno dei suoi migliori generali, e tutti i soldati un compagno tanto intrepido quanto severo nella disciplina”.

All’alba si combatteva ancora. Il capo di stato maggiore di Bonaparte, il generale di brigata Louis Berthier, prese il comando e si precipitò in battaglia recuperando la città prima che Beaulieu potesse raggiungerla.

Nel frattempo anche il generale Pierre Augereau era riuscito a portare i suoi settemila soldati oltre il Po usando una chiatta, ma più a ovest.

Il giorno dopo una nuova sconfitta attendeva Beaulieu nella Battaglia del Ponte di Lodi.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: D. G. Chandler, Le campagne di Napoleone

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