La battaglia di Lácar

Di seguito riportiamo l’articolo con cui il Cuartel Real, il 4 febbraio 1875, annunciava al vittoria di Lácar. Il testo è estratto da La Frusta n. 35 del 13 febbraio 1875. Consigliamo al lettore di prendere visione dell’introduzione Cronache della terza guerra carlista estratte da “La Frusta”.

 

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Bisogna aggiungere agli annali dei trionfi dell’armata reale il più brillante successo di questa campagna, quello che essa ottenne ieri sopra i campi di battaglia di Lacara e di Lorca.

Esaltata pel suo facile ingresso a Pamplona, – ingresso il quale conveniva al piano d’attacco dei nostri generali, – l’armata alfonsista, posta sotto gli ordini di Primo di Rivera, si avanzò forte di 20,000 uomini sopra Estella, persuasa, senza dubbio, che il panico e lo scoraggiamento si erano impadroniti dei nostri soldati; giammai così risoluti e così valorosi come al momento in cui il nemico credevali disposti ad abbandonare l’impresa alla prima scarica dei suoi cannoni.

Il 2, Sua Maestà il re fu avvisato che un numeroso corpo dell’armata nemica avea occupato i villaggi, onde Sua Maestà ordinò tosto che le forze le quali occupavano le posizioni del Carrascal, che non erano state mai attaccate, si dirigessero sulle nostre linee d’Estella, in vista di dare la desiderata battaglia.

I nostri battaglioni si recarono al punto designato con uan celerità prodigiosa, non lasciando dietro a se nè un uomo, né un fucile, né una cartuccia, e la mattina del 3, l’armata carlista trovavasi già accampata nelle vicinanze di Lacar e di Lorca.

Il re montò a cavallo alle 7 del mattino ed alle 8 e mezza egli tenne consiglio in aperta campagna coi generali Elio e Mendiri. Sua Maestà ascolto le ragioni del ministro della guerra e del generale in capo, e benchè quest’ultimo conoscesse la necessità di battere il nemico, pure desiderava aggiornare il combattimento, onde rendere più certa e decisiva la vittoria.

Giusta quanto ho potuto constatare, il re non la pensò allo stesso modo del generale Mendiri, e gli ordinò di cominciare l’attacco dopo il mezzogiorno, lasciando alla sua prudenza e discrezione la scelta delle truppe e la combinazione dei movimenti strategici.

Il generale Mendiri accolse l’ordine reale come si conviene ad un leale soldato. Esso chiamò tosto presso di lui diversi comandanti di brigate e dette loro le opportune istruzioni. Tali momenti dovettero esser solenni pel re e pei suoi generali.

Era la prima volta che i nostri soldati andavano a battersi in rasa campagna ed a petto scoperto contro un nemico fortemente trincerato nei due villaggi, distanti fra loro appena un mezzo chilometro. Vero è che i nostri volontari desideravano ardentemente questo attacco, e che il loro entusiasmo e il loro amore pel re potevano esser considerati siccome pegni di un sicuro trionfo; ciò non pertanto l’imprea non era meno formidabile.

Compiuti questi preliminari, Sua Maestà accompagnata da S.A.R. il duca di Parma, dal generale Elio e dal suo Stato Maggiore si trasferì sopra un’altura a quattro o cinque chilometri, donde essi potevano dominare il teatro della lotta in tutta la sua estensione. Da questo punto il re trasmise per mezzo dei suoi ufficiali di ordinanza diverse disposizioni al generale Mendiri; poi egli attese con calma il cominciamento della battaglia.

A 4 ore meno un quarto precise le guerrillas diedero il segnale del fuoco cui rispose la batteria collocata a destra del re in faccia ai villaggi attaccati e tosto un’estesa curva disegnata dal fumo delle fucilate s’avanzò con un movimento concentrico sopra Lacar.

Un ardore vertiginoso erasi impadronito dei nostri battaglioni rovesciatisi sopra il nemico, il quale, rendiamogli pure questa giustizia, difendevasi con energia.

Una pioggia di piombo cadeva sopra i nostri eroici volontari, senza che la morte che li minacciava ad altro riuscisse che a raddoppiare il loro coraggio.

Passarono 20 minuti. Il villaggio di Lacar era come perduto in una nube di spesso fumo, e un silenzio di morte regnava sovr’esso!!…… Un gran numero di morti, 3 cannoni, parecchi prigionieri, tale è il resultato della presa di Lacar.

ma questo gran successo non poteva soddisfare l’ardore dei nostri soldati. Presa Lacar essi lanciaronsi sopra Lorca impadronendosi ben tosto delle colline che lo circondano; il che vedendo i nemici rifugiaronsi in disordine spaventati nelle case del villaggio.

Alle 8 di sera i nostri battaglioni tenevano gli alfonsisti quasi bloccati ed io ignoro tuttora il resultato di questo secondo attacco. So che a quell’ora il re visitava i feriti nel villaggio di Allez, confortando i propri non meno che i soldati nemici. Contemporaneamente una parte delle nostre forze attaccava l’alta cima di San Cristobal, e quella moltitudine di fiamme che andavansi incrociando nello spazio, quasi stelle recantesi da un punto all’altro del firmamento, offeriva uno spettacolo veramente fantastico e strano.

Di tutte le battaglie della campagna, questa di Lacar, sarà certamente la più brillante per noi e la più sanguinosa per il nemico. I primi onori della giornata toccano al re, poichè è il re che ha voluto l’attacco. Anche S. A. R. il conte di Caserta ha provato che la croce di San Ferdinando che gli brilla sul petto è una giusta ricompensa ai suoi talenti militari, alla sua attività e al suo valore. Quanto al conte di Bardi, la sua calma e la sua intrepidezza brillarono luminosamente durante tutta la battaglia.

 

 

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