La terribile alluvione di Lucca del 1836

Un passo dell’Epistolario di Giuseppe Giusti, con una prosa vigorosa ed efficace, si sofferma su una violenta alluvione accaduta nell’autunno del 1836 nel territorio di Lucca.

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La notte della prima domenica d’ottobre cadde una pioggia tanto dirotta, che le più piccole fosse diventarono torrenti: tuoni e lampi e saette che pareva la fine del mondo. A chi toccò il male, il malanno e l’uscio addosso fu a’ poveri Lucchesi, a danno dei quali congiurarono la Lima e altri quattro o cinque torrenti. Corse subito voce dei guasti orribili che questi fiumi avevano fatto, mettendo desiderio in molti di correre a vederli. Questa smania, che ci spinge sul posto della sventura, è condannata da molti, come una barbara o insensata curiosità; a me pare che gli animi gentili non debbano fuggire l’occasione d’esercitare il loro dolore, la loro pietà.

Quindici giorni dopo quel rovescio mi avviai in compagnia di un caro amico alla volta dei Bagni di Lucca. Per tutto i segni della burrasca; da tutte le parti il racconto più o meno malinconico di quella notte, secondo che aveva più o meno offeso il raccontatore. Ai Bagni campi divorati dalla Lima; case, edifizi, piazze, muraglie, paesaggi smozzicati e guastati. I luoghi di delizie che pochi giorni innanzi formicolavano di tutta la quint’essenza del mondo elegante, ingombrati di rena, di rottami e di ceppi voltolati dalla corrente. Al ritorno prendemmo un’altra via; quella postale che dai Bagni porta alla capitale dell’Impero di tutte le Lucche. Bellissima via, che per lungo tratto rasenta le acque della Lima. Dal lato sinistro, rocce quasi nude e sporgenti sul capo, e combinazioni di luce e di prospettiva, da incantare pittori e non pittori, purché abbiano occhi da vedere e animo che accompagni la vista. Questa bella strada nella notte terribile era stata corsa quant’era lunga e larga dai cavalloni del fiume, che avea traboccato nei campi di là, portando travi e capanne e cadaveri di uomini e di bestiami, sorpresi miseramente dalla furia delle acque. A Fornoli un ponte portato via di netto, poche miglia sotto rotta e ingoiata la strada per un quarto di miglio; per tutto poi scassinati i muraglioni, e scamozzate le spallette degli argini e dei ponti. Il solo ponte di Decimo, nuovo, assai bello ed elegante, intatto; quello a Moriano invaso e danneggiato insieme col paese dello stesso nome, nel quale ci fu fatto notare dove portato via uno sporto di bottega, dove una porta di casa; qua fracassata una mezza finestra, là un pianterreno allagato e vuotato di utensili e masserizie. Il ponte della Maddalena, famoso per antichità, per costruzione e per tavole, provò anch’esso che molti secoli di vita non assicurano una povera opera mortale dall’insulto delle intemperie.

 

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