L’aviatore Ernesto Trevisi

Ernesto Trevisi aveva finalmente avuto il suo battesimo del fuoco in Macedonia nel novembre del 1940, nell’ambito della Campagna di Grecia. Tra il 2 ed il 12 di quel mese, il ventenne di Novi Ligure, appena uscito dall’Accademia Aeronautica di Caserta, aveva svolto tre crociere nella zona di Prespa, due sull’alto bacino della Vistrizza e una nella zona di Bilistri, conclusa con un mitragliamento di truppe.

Il giorno dopo, da Corizza, questo giovane sottotenente della 363° squadra del 53° Stormo Caccia, inseguì e mandò a picco un aereo Potez. Nel pomeriggio tornò sul CR42 per un volo di pattugliamento e copertura sugli aeroporti dell’area. In volo con lui c’era il CR42 del sottotenente Ugo Drago, quello del sergente Augusto Manetti e quello del sergente Vittorio Pirchio. La pattuglia intercettò due PZL greci ma era una trappola poiché altri dieci aerei nemici li attendevano più in alto. Fu questa l’ultima azione di Trevisi.

Prima Drago poi Manetti rientrarono, Pirchio ripiegò ferito al piede sinistro ed il suo aereo si ribaltò all’atterraggio, Trevisi, solo, abbatté due velivoli nemici poi il combattimento si spostò oltre le linee greche e non ci fu più modo di seguirlo. Lo si attese, ma non tornò. L’esito finale di quella battaglia quattro contro uno era però scontato. Trevisi fu dato per disperso.

A fine dicembre una comunicazione della Croce Rossa riportava che il suo aereo era stato abbattuto oltre le linee greche e che la sua salma era stata sepolta a Krustova, accanto ai resti dell’apparecchio. Gli fu conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: “Giovanissimo ufficiale pilota da caccia, in pochi giorni di guerra si distingueva per rare qualità di volatore e di soldato. Il 13 novembre, partito su allarme mentre una pattuglia di bombardieri nemici attaccava il proprio campo, riusciva a raggiungerne uno e ad abbatterlo in fiamme. Il giorno successivo, levatosi in volo con altro gregario per intercettare un’azione di caccia avversari che tentavano di attaccare le nostre truppe impegnate in aspra battaglia, li attaccava decisamente riuscendo a stroncarne le intenzioni. Ferito gravemente il gregario dalla reazione nemica, e rimasto solo, continuava a lottare con sovrumano valore fino all’estremo sacrificio. Magnifico esempio delle più elevate virtù militari. Cielo del fronte Korciano, 2-14 novembre 1940”.

Nicola, il padre, colonnello di fanteria, ottenne il permesso straordinario di raggiungere l’Albania nonostante il conflitto in corso. Nel marzo del 1941 partì per Tirana e iniziò ad indagare sulla morte del figlio. Si spostò ad Atene, ma anche qui nessuno sapeva il punto esatto in cui quel CR42 era caduto.

Da Atene, Nicola Trevisi, raggiunse ancora l’Albania col capitano Mallicourtis che aveva avuto il comando nella zona dello scontro. Quel viaggio fu estenuante e difficile, su strade impossibili, in zone impervie, ma il 23 maggio del 1941 Nicola poté finalmente chinarsi sulla tomba dell’amato figlio.
La salma fu riportata a Koritza poi a Tirana.

Trascorsero tredici lunghi anni quando una inaspettata lettera chiarì le circostanze della morte di Ernesto. Il tenente greco Achille Cristacos scrisse alla famiglia Trevisi. Aveva assistito alla fase finale del combattimento di Krustova, aveva recuperato lui la salma dell’aviere italiano e l’aveva sepolta con gli onori militari. Ora consegnava alla famiglia tutto quanto aveva rinvenuto sul corpo del caduto.

 

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Fonte foto: dalla rete

Bibliografia: F. Pagliaro, Aviatori Italiani 1940-1945

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