La riconquista del Fezzan

Per porre definitivamente termine alla ribellione in Libia, Mussolini vi inviò il maresciallo Pietro Badoglio in qualità di governatore di Tripolitania e Cirenaica. Badoglio metteva piede a Tripoli il 24 gennaio del 1929, doveva eliminare ogni focolaio di rivolta, ma anche dare una spinta alla colonizzazione agricola e demografica di quelle aree e poi c’era da riconquistare il Fezzan!

I gruppi d’opposizone libici, con Mohamed Fekini in testa, speravano ancora che l’Italia applicasse completamente lo Statuto, non potevano immaginare che con Badoglio si sarebbe attuato un programma duro, con la deportazione di 100.000 persone dalla Cirenaica, la costruzione di campi di concentramento e la decapitazione dei vertici senussi.

I maggiori esponenti della ribellione araba, Sef en-Nasser, Mohammed Ben Hag Hassen, Fekini, i fratelli Sunni non disponevano di molti mezzi, erano fiaccati dalle sconfitte subite con Graziani, ma la loro ostinazione non era mutata. Provarono a reclutare nuopve forze, pensarono di riaccendere la guerriglia sulla Ghibla, occupare el-Gheriat e marciare verso il Nord. Qualche loro movimento fu subito scoperto dall’aviazione italiana. Ebbe successo l’assalto a Bir Allagh, ma poi arrivarono le sconfitte, una dopo l’altra, inesorabili. Quella di Caf el-Metchia, quella di Umm el-Melah, quella di Udei el-Chel, un’altra ancora presso i pozzi di esc-Sciueref e non fu l’ultima. Fekini, ormai settantenne e quasi cieco, continuava a guidare scorrerie, ma fu costretto a ripiegare verso il Fezzan in una marcia terrificante, patendo sete e vedendo morire molti dei suoi combattenti.

Proprio il Fezzan era stato al centro di numerose discussioni a Roma. Badoglio aveva ricevuto 21 milioni per riconquistarlo ed è qui che il tenente colonnello Galliani, il 22 aprile 1929, fra gli impervi speroni dell’Uadi Zemzem, decimò le mehalle del capo ribelle, costringendo i superstiti a scappare verso sud, lasciando il campo disseminato di cadaveri. Graziani ne approfittò nei giorni seguenti per compiere un disarmo totale delle popolazioni nomadi della Ghibla, poi aprì al perdono dei ribelli, ma era solo una strategia per avviare la definitiva invasione del Fezzan.

La base principale delle operazioni era Hon, all’ingresso dela regione. Rifornimenti e retrovie si sarebbero concentrati poiin tre basi sussidiarie, quelle di Gheriat, Bir esc-Sciueref e Derg. Furono migliorate le comunicazioni stradali fino alle basi, così da renderle idonee al transito degli automezzi e così, radunate le forze, l’operazione ebbe inizio. Era il 25 novembre di quell’anno.

Quattromila uomini, tutti montati o autocarrati, protetti dall’aviazione, si incunearono in corrispondenza dell’asse esc-Sciueref-Brach-Murzuch. Dopo aver attraversato 265 chilometri di deserto si ritrovarono a Brak, la colonna dello Sciueref, costituita dal 1º raggruppamento sahariano agli ordini del tenente colonnello Ferrari-Orsi e dal 2º raggruppamento sahariano del tenenente colonnello Amato, comandata da S. A. R. il Duca delle Puglie, la colonna orientale del colonnello Cubeddu, costituita da un battaglione eritreo autoportato, una squadriglia autoblindo mitragliatrici e un autogruppo di manovra, e la colonna di Derg del tenente colonnello Moramarco, costituita da un gruppo sahariano, un nucleo meharisti ed una sezione artiglieria sahariana. Gli abitanti fecero atto di sottomissione al Duca delle Puglie.

Le nostre forze procedettero a schiacciare le formazioni ribelli, a metterle in fuga fino ai confini con l’Algeria, ad occupare i principali centri che si susseguivano. In otto giorni veniva occupata Brach, il 14 era presa Sebha. Graziani, occupata Ubari il 25 gennaio del 1930, avrebbe voluto raggiungere il nemico ed affrontarlo prima che potesse sconfinare, tuttavia non ci riuscì.

Il gruppo sahariano del colonnello Ferrari-Orsi, in cinque giorni di marce forzate, prese contatto col nemico e ne eliminava la retroguardia. Fare di più fu impossibile. In quelle disperate condizioni non rappresentavano affatto un pericolo, ma Graziani volle lo stesso lanciare addosso ai fuggitivi tutti gli aerei italiani per tre giorni, con continui bombardamenti dal cielo, poi i libici passarono il confine.

Il Fezzan era riconquistato e Graziani, promosso vicegovernatore, partiva per la Cirenaica.

 

 

 

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: A. Del Boca, A un passo dalla forca

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