Papa Paolo II: morire per troppo melone

Papa Paolo II morì improvvisamente nella notte del 26 luglio del 1471, vittima di un colpo apoplettico che i medici attribuirono ad una indigestione di melone. Il pontefice, si disse, aveva cenato tardi eccedendo con il frutto, un imprudenza che gli costò la vita. L’umanista Bartolomeo Sacchi, detto Platina, nella sua biografia scrisse che il pontefice “si dilettava molto a mangiare meloni e da ciò si crede che sia stata provocata l’apoplessia da cui fu strappato alla vita. Infatti la sera prima di morire aveva mangiato due meloni, per giunta assai grandi”.

Il veneziano Pietro Barbo lasciò così la vita terrena a 54 anni. Ma fu davvero così?
Guerneri Bernio, nella sua cronaca, racconta che Paolo II fu strozzato dal diavolo ed il suo cadavere fu trovato tutto annerito e steso per tella in una camera dalla porta chiusa da dentro. Ciò è riportato nella Cronaca d’Agobbio. La strana congettura ritorna in altre cronache, ma nessuna inchiesta ha mai fatto luce sull’evento.

Paolo II, ovvero Pietro Barbo, nacque a Venezia il 23 febbraio del 1417 da Niccolò Barbo e Polssena Condulmer. La sua era una ricca famiglia del ceto patrizio dedita ai commerci, ma di grande prestigio, dai Barbo provenivano infatti Papa Gregorio XII ed il Cardinale Gabriele Condulmer futuro Papa Eugenio IV.

Quando fu a Roma ed avviato alla carriera ecclesiastica sotto la tutela dello zio Gregorio XII, si vide al centro di una rapida ascesa, divenne cardinale diacono nel 1440 e cardinale presbitero con il titolo di San Marco sotto Papa Niccolò V; posto alla guida della diocesi di Vicenza dal 1451, sotto Eugenio IV si ritrovò eletto Papa all’unanimità alla morte di Pio II, il 30 agosto 1464, al primo scrutinio.

A quanto pare Pietro Barbo avrebbe voluto chiamarsi Formoso II, dal latino formosus, bello, per il suo bell’aspetto, ma i cardinali lo dissuasero. Questo sembra dire già molto sulla personalità del pontefice. Prima di procedere all’elezione, il collegio cardinalizio stabilì che il nuovo pontefice avrebbe dovuto sottostare a un giuramento che lo avrebbe impegnato a continuare la guerra coi turchi, a rispettare le decisioni del Sacro Collegio e ad abolire il nepotismo interno alla curia romana. Invece, una volta eletto, Pietro Barbo dichiarò che avrebbe seguito tali direttive solo come indicazioni e non come obblighi, e impose ai cardinali un nuovo documento modificato: una azione che fin dal principio gli alienò i rapporti con gli altri porporati. Non risiedette in Vaticano, ma a Palazzo Venezia, che lui stesso fece costruire. Nel suo pontificato eliminò ogni nomina attribuita a laici, facendo finire di colpo senza lavoro e stipendio decine di letterati e umanisti che fino ad allora erano occupati in diverse magistrature. Per questo fu dipinto come un nemico dell’umanesimo, soppresse l’Accademia Romana e proibì lo studio dei poeti non cristiani. Per sottolineare la sua volontà di dominio, Paolo II sostituì definitivamente alla mitria il triregno, eredità dell’antico impero romano e simbolo del potere temporale del papa. Amava l’ostentazione, i paramenti sontuosi, gli ambienti sfarzosi, le feste eccessive.

Probabilmente dette fastidio a molti. Lo stesso Platina fu da lui espulso dal Collegio degli Abbreviatori. Per tali ragioni, è altamente probabile che quell’indigestione di melone sia stata in realtà un avvelenamento.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

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