Robespierre contro Brissot

Robespierre tenne un aspro discorso al club giacobino il 2 gennaio del 1792. Si pronunciò quel giorno contro i girondini ed i fautori della guerra rivoluzionaria capeggiati da Brissot. Leggiamo.

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Voi stesso vi incaricate innanzi tutto della conquista della Germania; voi portate a passeggio la nostra armata trionfale nel seno di tutti i popoli vicini; voi istituite dovunque municipalità, direttori, assemblee nazionali e gridate a voi stesso che questo pensiero è sublime, come se il destino degli imperi potesse essere regolato da figure retoriche. I nostri generali, da voi condotti, non sono altro che i missionari della costituzione; il nostro campo è una scuola di diritto pubblico; i satelliti dei monarchi stranieri, ben lontani dal porre ostacoli all’esecuzione di questo progetto, volano davanti a noi non per respingerci ma per ascoltarci.

E’ spiacevole che la libertà e il buon senso smentiscano queste magnifiche predizioni; è nella natura delle cose che la marcia della ragione sia lentamente progressiva. Il governo peggiore trova appoggio potente nei pregiudizi, nelle abitudini, nell’educazione dei popoli. Lo stesso dispotismo deprava lo spirito degli uomini fino a farsi adorare e fino a rendere la libertà sospetta e terrificante a prima vista. L’idea più stravagante che possa nascere nella testa di un uomo politico è quella di credere che sia sufficiente per un popolo entrare a mano armata nel territorio di un popolo straniero per fargli adottare le sue leggi e la sua costituzione. Nessuno ama i missionari armati; il primo consiglio che danno la natura e la prudenza è quello di respingerli come nemici. Ho già detto che un’invasione di questo genere potrebbe risvegliare il ricordo dell’incendio del Palatinato e delle vicende delle ultime guerre assai più facilmente che non le idee costituzionali, perchè la massa del popolo di questi paesi conosce questi fatti meglio che la nostra costituzione. I resoconti degli uomini istruiti che conoscono queste popolazioni smentiscono tutto ciò che si racconta sull’ardore col quale esse si appassionano della nostra costituzione e delle nostre armate. Prima che gli effetti della rivoluzione si facciano sentire sulle nazioni straniere bisogna che essa sia consoidata. Voler dare la libertà ad altre nazioni prima di averla conquistata noi stessi, significa garantire insieme la servitù nostra e quella del mondo intero.

 

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