Storia del Cristianesimo: Sant’Alberto Magno

In pieno Duecento, un domenicano tedesco insegnò che aderire alla realtà, conoscerla, osservarla, descriverla, amarla e penetrarne i segreti, era già onorare e glorificare Dio. Fu forse il primo vero scenziato del nostro millennio e si meritò l’appellativo di Alberto Magno.

Alberto nacque a Lauingen, sul Danubio, in Svevia, figlio minore del Conte di Bollstadt, vero l’anno 1206. Filosofo e teologo, assiduo ricercatore del punto di congiunzione tra scienza e fede, studiò a Padova e si fece domenicano. Nell’anno 1223, prese l’abito dei Predicatori dalle mani del beato Giordano di Sassonia, immediato successore del patriarca San Domenico.

Agli inizi trovò grande difficoltà negli studi e gli sembrarono un ostacolo insormontabile i problemi che riscontrava nello studio della teologia. Fu tentato di fuggire, ma la Vergine, cui era devotissimo, gli apparve e lo animò a preservare, rasserenandolo con queste parole: “Attendi allo studio della sapienza e affinché non ti avvenga di vacillare nella fede, sul declinare della vita ogni arte di sillogizzare ti sarà tolda”. Sotto la speciale tutela di Maria, divenne sapiente in ogni ramo della cutlura, sì da meritare il titolo di Grande, quando era ancora in vita.

Eccellente oratore, dotto e capace nel confronto, insegnò teologia nelle più celebri cattedre del suo tempo, a Hildesheim, Friburgo, Ratisbona, Strasburgo e a Colonia, studium da lui fondato. Qui ebbe tra i suoi discepoli un giovanissimo San Tommaso d’Aquino che promosse poi bacelliere a Parigi, profetizzando: “Voi lo chiamate il bue muto, ma io vi dico: quando questo bue muggirà, i suoi muggiti si udranno da un’estremità all’altra della terra!”. In effetti Tommaso ne raccolse la missione, toccando le vette della scolastica.

Provinciale di Germania e vescovo di Ratisbona per due anni, Sant’ Alberto Magno fu promotore di pace della vita civica e sociale, poi rinunziò alla mitra vescovile per tornare di nuovo all’insegnamento e alla predicazione. Nel 1274 fu invitato da papa Gregorio X a partecipare ai lavori del secondo Concilio di Lione, alle cui conclusioni prese parte attiva, portando il contributo della sua sapienza per l’unione della Chiesa Greca con quella Latina. Ormai avanti negli anni, come gli aveva annunciato la Madonna, perse la memoria e si rinchiuse in isolamento. Anelò allora solo al cielo. Si spense il 15 novembre del 1280.

Fu uno dei primi a commentare e divulgare testi e pensiero aristotelico, anche di Averroé e dei commentatori arabi. In molti avevano paura di Aristotele. Il filosofo era stato l’autore preferito degli intellettuali arabi che lo avevano introdotto in Europa in una interpretazione panteistica. Alberto Magno, raccolse tutte le sue opere, lesse tutti i commentari, sia quelli ebraici che quelli arabi, fece fare nuove e più accurate traduzioni, e si addentrò in uno studio costante e rigoroso e consegnò alla cristianità un pensiero aristotelico illuminato dalla luce della Rivelazione.

In generale i suoi scritti sono pieni di riferimenti a fonti classiche come Empedocle, Euclide, Platone e Seneca, nonché a filosofi arabi come Al-Kindi e Avicenna. I suoi interessi spaziavano dalla scienza naturale fino alla filosofia. Scrisse di logica, psicologia, metafisica, astronomia, musica, meteorologia, mineralogia, botanica, zoologia. Concepiti sul modello dei trattati di Aristotele, i suoi trattati condensano l’antico sapere e riportano i risultati diretti delle sue indagini, spesso con dettagliate classificazioni di specie vegetali, fiori e minerali. A ben vedere, Sant’ Alberto Magno diede un importante apporto allo sviluppo del metodo scientifico, affermando nel De Vegetalibus che “l’esperimento è l’unica guida sicura in tali indagini” e che “nello studiare la natura non abbiamo a indagare come Dio Creatore può usare le sue creature per compiere miracoli e così manifestare la sua potenza: abbiamo piuttosto a indagare come la natura con le sue cause immanenti possa esistere”.

La sua salma riposa nella Chiesa di Sant’Andrea a Colonia. Papa Gregorio XV nel 1662 lo ha beatificato, Pio XI lo ha proclamato Santo e Dottore della Chiesa.

 

 

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