Carlo Emanuele III di Savoia occupa l’Arcipelago della Maddalena

Il gruppo di isole a nord-est della Sardegna noto come Arcipelago della Maddalena ebbe tra i suoi primi abitanti dei pastori corsi che nel Cinquecento vi portavano il bestiame al pascolo da Bonifacio. Né i governanti della Sardegna, né quelli della Corsica vi esercitarono mai una effettiva giurisdizione.

Le isole quasi non avevano nome e venivano semplicemente indicate come “Isole di mezzo”. Nel 1767, però, su iniziativa del Ministro Gian Lorenzo Bogino, i reali di Torino, venuti in possesso della Sardegna, convennero nell’occupare l’isola. Carlo Emanuele III vi aveva già inviato alcuni legni esplorativi, ma quando seppe che Genova trattava la vendita della Corsica alla Francia fece occupare militarmente le isole. L’operazione fu compiuta con la partecipazione di forze militari sia terrestri che marittime per prevenire eventuali contestazioni. Non incontrò ostacoli, salvo rimostranze avanzate dalle autorità genovesi di Bonifacio. Fortunatamente anche le tardive proteste francesi rimasero senza conseguenze.

Il 14 ottobre del 1767, un po’ prima della mezzanotte, nella cala di Villamarina nell’isola di Santo Stefano furono gettate le ancore del piccolo convoglio sardo. Ebbe così inizio il lavoro del corpo di spedizione guidato dal maggiore La Roquette partito da Longonsardo. Centoquaranta uomini a bordo di due “pinchi” e un “felucone”, partiti dalla fregata San Carlo e dal vascello San Vittorio, che restarono nelle acque per sorvegliare che tutto andasse bene, approdarono sull’isola di Santo Stefano innalzando la bandiera sabauda.

Fu così che Carlo Emanuele III di Savoia impedì un ulteriore espansione della Francia nel Mediterraneo e suoi possibili ammiccamenti alla Sardegna.

Il governo, compiuta l’occupazione dell’arcipelago, vi fece costruire qualche opera di difesa. Così, nell’Isola della Maddalena, fu eretta la torre di Cala Gavetta sotto la protezione della quale non tardarono ad aggrupparsi le prime case della futura cittadina di Maddalena, mentre in quella insenatura i legni sabaudi ponevano le rudimentali basi di una stazione navale di ricovero e di allestimento. A questo primo nucleo di abitanti di origine corsa, dediti fino a quel momento alla pastorizia e all’agricoltura, si aggiunsero presto alcuni pescatori provenienti prevalentemente da Ponza e Pozzuoli, rassicurati dalla presenza militare sabauda.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

Bibliografia: E. Prasca, L’Ammiraglio Giorgio des Geneys e i suoi tempi

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