Eccessi ed eccentricità di Ferdinando IV

Il nobile Vasilij Nikolaeviè Zinov’ev lasciò San Pietroburgo nel settembre del 1783 per farvi ritorno solo diversi anni più tardi con un diario di appunti di viaggio su cui ha scritto R. Faggionato in “La maschera e lo specchio. Cronaca del viaggio in Occidente di un illuministra russo”. Attento e colto osservatore, Zinov’ev attraversò l’Italia fermandosi anche a Napoli. Quì alloggiò presso il rappresentante diplomatico del governo russo, il conte P. M. Skavronskij, trascorrendo le sue giornate completamente immerso nella vita mondana tra teatri, balli, ricevimenti a corte e passeggiate. Irriverenti e canzonatorie sono le sue osservazioni sulla corte napoletana ed in particolare sugli eccessi e l’eccentricità di Ferdinando IV. Questa lettera indirizzata al cognato e futuro ambasciatore Semén Romanovic Voroncov ne è un esempio.

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Napoli, 6 febbraio 1785. Oggi ho visto il re in tutta la sua gloria. A quanto pare, egli è stato impegnato l’intera giornata a fare scempiaggini. Primo. Al mattino ha diretto personalmente le esercitazioni della sua Guardia di Palazzo, che svolge presso di lui qualunque incarico possa venirti in mente: sono fanti e marinai, vengono impiegati durante la caccia, senza di loro il re non va a pesca, nei banchetti ufficiali essi servono a tavola al posto dei lacchè; questa, però, non mi sembra una cattiva idea, giacché si evitano ulteriori spese e, oltre tutto, diminuisce il numero dei mangiaufo, tra i quali sono da includere tutti i cortigiani: eccettuato, ovviamente, un kamer-junker quale io sono. Le esercitazioni di questo bizzarro reggimento sono parecchio bizzarre anch’esse, e soprattutto il tipo di marcia che adottano mi è sembrato assai comico, e tale da non potersi effettuare se non in un luogo piatto e uniforme com’è quello delle esercitazioni. Uno strano effetto ha prodotto in me il confronto, che mi è passato per la testa, tra le varie manovre dirette da questo re e quelle di Fédor Fédorovié; effetto che si è rafforzato quando egli è salito a cavallo e si è messo in attesa. E sai cos’è rimasto ad aspettare per oltre un’ora montato in sella? la regina, dalla quale, non appena è sopraggiunta, è andato a fare rapporto. Ti sarà facile capire da tutto ciò che si tratta di bambinate, persino Lev Aleksandrovié, credo, non avrebbe atteso così a lungo Marina Osipovna. Eppure, nonostante tutto questo, i nobili più illustri agognano ad essere ammessi in questo corpo di volontari della Guardia e la maggior parte degli ufficiali vi ha accesso. Per parlar chiaro, si deve chiamarlo un vero servilismo. Secondo. È comparso sul corso in carrozza, mascherato, e qui si è azzuffato a lungo con degli altri. Una attività degna di un re! Terzo. Per fare ogni altra possibile (lascio lo spazio bianco perché tu ci aggiunga la definizione più adeguata), è comparso a una festa in maschera in una quadriglia coi suoi ufficiali della Guardia, che hanno inscenato con un lunghissimo balletto l’impresa degli Argonauti; dopo la conquista del “Vello d’oro”, lo hanno portato in trionfo per una scala fatta di scudi fino al palco della regina; alla fine hanno marciato per tutto il teatro in modo che, se qualcuno non aveva ancora notato il proprio sovrano, lo ha potuto così riconoscere. Sono molto contento di aver assistito a questa ignominia, giacché mi appaiono ora più credibili i versi sulle pagliacciate di Nerone, al quale mi sembra che questo re assomigli molto. Devo raccontarti ancora un trait di questo governante: quattro giorni fa, il giorno dopo il ballo in maschera, alle sei del mattino ha ordinato inaspettatamente a tutti gli ufficiali della Guardia di presentarsi alle esercitazioni, dove li ha trattenuti per alcune ore con un tempaccio terribile. Loro, dopo il ballo in maschera e le esercitazioni, sotto la grandine, si aspettavano di poter tornare a casa a riposare; invece, con grande meraviglia, si sono sentiti ordinare di andare immediatamente alle prove di un balletto, dove c’era lo stesso re. “Perché mi hanno pregato di far parte della Guardia di Palazzo” – ecco cos’ha replicato a chi gli faceva notare l’eccessiva pesantezza della giornata. Questo deve far pensare a ogni russo che è una vera dea colei che governa lui e i suoi concittadini.

 

 

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