La battaglia di Las Salinas

Diviso il governo del Perù tra i due conquistatori Francisco Pizarro e Diego de Almagro, dopo una spedizione in Cile, quest’ultimo entrò di sorpresa a Cusco, antica capitale dell’impero inca, per farne sede del suo governo. Non esitò a far prigionieri i due fratelli di Pizarro, Hernando e Gonzalo, e poi sconfisse sul ponte di Abancay le truppe che si recavano in città al comando di Alonso de Alvarado, caduto anch’egli in suo potere.  Gonzalo Pizarro e de Alvarado riuscirono a fuggire, solo Hernando restò ancora in catene. Il passaggio successivo per il controllo del Perù fu lo scontro che prese il nome di battaglia di Las Salinas.

Entrambe le parti decisero di sottoporre la controversia circa il controllo delle città all’arbitrato di frate Francisco de Bobadilla che si espresse a favore di Pizarro, ma Almagro non rispettò il giudizio. Francisco lasciò astutamente che, per il momento, Cusco restasse in controllo del rivale, ma in cambio chiese la liberazione del fratello Hernando. Ottenutala, i pizarristi organizzarono l’offensiva sui monti di Huaytara.

Lo scontro decisivo avvenne presso le antiche saline indie di Cachipampanel, a cinque chilometri da Cusco, il 26 aprile 1538. Le truppe di Almagro erano superiori per numero di cavalleria e indios ausiliari. I fratelli Pizarro contavano su dodici pezzi d’artiglieria, un numero maggiore di fanti spagnoli e su una manciata di archibugieri arrivati di recente dall’Europa, che dava loro grande superiorità. Gli archibugieri si servivano delle cosiddette “pelotas de alambre”, sparavano cioè due proiettili uniti da una catena di ferro, il cui utilizzo era stato sperimentato nelle Fiandre. Furono proprio costoro, dopo poco tempo dall’inizio del combattimento, a mettere fuori combattimento la cavalleria avversaria, frenata nei movimenti anche dall’aspro terreno. Non ci volle molto per decretare la vittoria in favore dei Pizarro.

Gli uomini di Almagro, terrorizzati dal fuoco sostenuto e preciso degli archibugieri passarono al nemico, seguendo l’esempio dato da Pedro Hrutado, e da quel momento il combattimento divenne puramente individuale.

Rodrigo Orgonez, luogotenente di Almagro, veterano delle guerre d’Italia, si infilò tra i nemici, ne trapassò due con la sua lancia, ma poi fu ferito al petto. Cadde da cavallo, ma riuscì comunque a difendersi, combattendo contro la moltitudine di nemici che lo circondava, finché dovette darsi prigioniero ad un servitore di Hernando Pizarro, detto Fuentes. Consegnata la spada, con quella stessa lama fu aggredito e trucidato.

Pedro de Lerma provò a raggiungere Hernando Pizarro, distinguibile anche perchè aveva indossato una ricca sopravveste di damasco arancione e un alto pennacchio bianco. Si gettò contro di lui con grande impeto e lo avrebbe ucciso se altri non fossero sopraggiunti a bloccarlo. Lerma coperto di ferite ed esausto, fu fatto prigioniero da un suo ex sodale e pugnalato sul letto dove giaceva morente.

Ovunque vincitori, i Pizarro occuparono immediatamente la città, dove, pieni di rabbia e di senso di vendetta, commisero molti eccessi. Lo sfortunato Almagro, incapace di reggersi in piedi per le ferite, fuggì nella fortezza di Cusco, ma Alonso de Alvarado riuscì a farlo prigioniero, rinchiudendolo nelle stesse celle in cui erano stati trattenuto lui. Eseguito il processo, Hernando Pizarro, che pure era stato liberato da Almagro, non ripagò tanta generosità e lo condannò a morte.

L’8 luglio del 1538, Diego de Almagro fu garrotato in carcere, il suo corpo fu trascinato nelle strade di Cusco e pestato. La sua testa venne tagliata.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Fonte foto: dalla rete

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