La morte di padre Max Josef Metzger

Davanti al “tribunale del popolo”, Max Josef Metzger riconobbe con orgoglio tutto ciò che aveva fatto, aggiungendo che non aveva nulla di cui pentirsi. Era il 1943, la guerra infuriava in Europa e lui aveva solo redatto un memorandum in cui pensava la riorganizzazione di uno stato tedesco democratico dopo Hitler, in un contesto di pace internazionale.

Prima della sentenza avrebbe voluto spiegare cosa fosse la Una Sancta da lui fondata, ma il presidente della corte, Roland Freisler, l’aveva bruscamente interrotto. La sentenza diceva Metzger “colpevole di morte per preparazione ad alto tradimento”. Lui accolse la condanna con calma, con le catene alle mani, legate dietro la schiena, addirittraconsolò gli amici costernati ai quali pot* appena dire: “Ora è fatta. Sono tranquillissimo. Ho offerto la mia vita per la pace del mondo e l’unità della Chiesa. Dio l’ha accettata, e ciò mi rende contento. Portate il mio ultimo saluto a tutti i fratelli e le sorelle e non siate malinconici. La festa di Cristo Re sarà quest’anno un po’ triste. Ma cantate ugualmente l’Alleluja e restate fedeli al vostro Re”.

Otto giorni dopo la sentenza venne trasferito nella prigione di Brandeburgo-Gorden. Molte furono le petizioni giunte in suo soccorso, ma non furono accolte. Il lunedì dopo la domenica in albis, 17 aprile del 1944, verso mezzogiorno, il cappellano del carcere gli comunicò che nel pomeriggio sarebbe stato decapitato. Ancora una volta accolse la notizia con tranquillità, pregando il cappellano di portargli il Viatico. Lo ricevette e disse: “Signore Gesù, vengo subito!”.

Alle tre e mezza venne condotto sul luogo dell’esecuzione. Camminò dritto, a testa alta, col volto luminoso, come ad imitare Tommaso Moro, santo che aveva sempre venerato. Le sue ultime parole furono: “Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito”. Un poliziotto che era in servizio in quel momento avrebbe poi ricordato: “Durante tutta la mia carriera non ho mai visto uno morire così”. I parenti e gli amici non erano stati avvertiti che quel giorno sarebbe avvenuta l’esecuzione.

Nato il 3 febbraio 1887 a Schopfheim nel Baden, in Germania, Metzger studiò prima al liceo di Costanza, poi frequentò l’Università di Freiburg e, infine, quella di Friburgo, in Svizzera, dove conseguì un dottorato in teologia. Nel 1911 fu ordinato sacerdote cattolico e si dedicò al lavoro parrocchiale. Servì pure come cappellano militare per la Germania nel corso della Grande Guerra e fu insignito della Croce di Ferro. Con quella dolorosa esperienza maturò un convinto pacifismo che espresse nel 1916 nell’opuscolo Frieden auf Erden (Pace sulla Terra). Trasferitosi a Graz, in Austria, dove divenne segretario della Lega cattolica della Croce d’Austria, un’organizzazione impegnata soprattutto contro l’alcolismo, si occupò pure dell’Associazione per la pace dei cattolici tedeschi che usava l’esperanto come lingua mondiale. Nel 1920 incontrò Papa Benedetto XV, che lo incoraggiò a lavorare per il disarmo in Europa. Nel 1926 si trasferì a Meiningen e qui, nel 1938, fondò la fratellanza “Una Sancta”, gruppo dedito alla riunificazione delle chiese luterana e cattolica. Dopo l’ascesa al potere di Hitler, finì costantemente sorvegliato dalla polizia e più volte fu arrestato. Aveva, ad un certo punto, pensato di scrivere personalmente al fuhrer, ma poi il consiglio dei suoi amici l’aveva indotto a non spedire la lettera nella quale, con inaudito coraggio, intimava al dittatore di ritirarsi per evitare la catastrofe. Fu rinchiuso in carcere dal 23 gennaio 1934 al 26 gennaio 1934 e dal 9 novembre 1939 al 4 dicembre 1939, fu sempre però scagionato senza ulteriori problemi. Non andò così nel 1943.

Aveva scritto un memorandum sulla riorganizzazione dello stato tedesco in un futuro sistema di pace mondiale, in cui si criticava fortemente il nazismo. Provò a consegnarlo all’arcivescovo di Uppsala, Erling Eidem, ma finì denunciato dal corriere, un’agente della Gestapo, lo svedese Dagmar Imgart. Metzger fu arrestato il 29 giugno 1943.

Condannato a morte, Metzger fu ghigliottinato il 17 aprile 1944 nella prigione di Brandeburgo.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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