Memorie della grande Guerra: la Regia Marina sul Lago di Garda

La Regia Marina svolse nel corso della Prima Guerra Mondiale un grande lavoro sul lago di Garda e le montagne che lo circondano. Certamente requisì ed armò la flottiglia di piroscafi del lago, ma il più grande sforzo i marinai italiani lo investirono nell’installazione di batterie di grosso calibro. Un’opera durissima eseguita col solo ausilio delle braccia, senza alcun mezzo meccanico, in due mesi di sforzi per il trasporto di quei pezzi sul lago, lavorando a ponti, scale, slitte e spianando la roccia per piazzare le artiglierie, in particolare un pezzo da 305/46 a Campagnola ed uno da 305/40 a Limone.

I marinai trasportarono, su quelle vette di difficile accesso, le artiglierie sfidando l’inverno a mille e cinquecento metri di altitudine, circondati di neve.

Lo stabilimento di queste batterie anti-aeree sulle sommità dei monti, a copertura della valle del Garda, servì a distogliere il nemico dal compiere attacchi aerei su Milano e Brescia.

Sirmione fu sede di un comando della Regia Marina affidato al comandante Grixoni sino al 1917. Il comando seguì direttamente le operazioni che condussero al sequestro di i battelli in servizio civile sul lago, armandoli poi con cannoncini e qualche mitragliatrice.

Nel 1917 fu rinforzato il servizio di crociera con i MAS 12, 17, 20 e 203, e nel 1918 fu istituito il Comando dei Servizi della Regia Marina sul Lago di Garda al comando del capitano di fregata Pietro Lodolo, che riunì sotto un’unica direzione tutta l’attività lacustre, non ultimo anche un servizio di ascolto sottomarino.

Quando si scatenò l’offensiva austriaca nel Trentino sud-orientale, i marinai della flottiglia del Garda scalarono le cime e passarono su creste e strapiombi, trascinandosi dietro le loro mitraglie e le pesanti artiglierie, e si appostarono sulle vie della marcia nemica.

Stettero in quei mesi di guerra, lontani dai ponti metallici delle navi, divisi in piccoli nuceli sparsi fra quei monti, impegnati in continui e complicati servizi di esplorazione, trasporto, osservazione.

La notte fra il 4 e 5 maggio 1918, i MAS 12, 17, 20 e 203 consentirono ad un manipolo di arditi del XXIX Corpo d’Armata di raggiungere postazioni nemiche a sud di Torbole. Anche quattro informatori boemi furono fatti sbarcare nel luglio di quell’anno in una località compresa fra Torbole e Riva; il 3 novembre 1918, poi, un’azione congiunta dei MAS 12 e 203 con a bordo due plotoni di marinai portò all’occupazione del porto di Riva di Trento.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

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