Nascita della Lombardia austriaca

Gli eventi che portarono alla nascita della Lombardia austriaca furono turbinosi.

Il Confalonieri tenne un colloquio con Lord Castlereagh, a Parigi, il 18 maggio del 1814, dal quale ricavò una relazione che inviò al presidente della reggenza milanese Carlo Verri. Tale relazione fu poi pubblicata da Foscolo in “Della servitù dell’Italia”.

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Ammesso da lord Castlereagh, IL DEPUTATO gli disse: – Milord, la Deputazione del regno d’Italia alle alte potenze coalizzate, della quale ho l’onore d’essere membro, ha ricevuto de’ dispacci da quel governo provvisorio, pei quali viene informata che i generali Wilson, Macfarlane e lord Bentinck diedero le migliori lusinghe al nostro paese dell’alta protezione dell’Inghilterra pel restauramento del “regno d’Italia” e di più asserirono, essere il nostro paese occupato in nome e per interesse di tutte le potenze coalizzate, complessivamente prese. Nel medesimo tempo noi venimmo informati che l’Austria si conduce fa noi quasi da assoluta padrona, invadendo i poteri civili e militari. Qui ci si suppone inoltre che sia già dato il nostro paese definitivamente in podestà dell’Austria. Credo pertanto di dover domandare in nome della Deputazione, e della mia nazione, se, e sino a qual punto, possiamo contare sull’alta protezione, che ci si fa sperare, dell’Inghilterra.

LORD CASTLEREAGH rispose: – Io credo che il primo dovere di un Gabinetto onesto ed illuminato sia di non ingannare né gli individui, né le nazioni. Io v’ingannerei se vi promettessi appoggio per questa parte…

IL DEPUTATO – Il migliore interesse della nostra nazione esige e domanda un re; e questo re sia anche austriaco, i nostri voti saranno universalmente compiuti, purché noi possiamo ottenere un’esistenza indipendente dagli altri stati, ed una costituzione, o vogliamo dire rappresentante nazionale.

LORD CASTLEREAGH – Da tutte le parti d’Europa sorgono costituzioni: Spagna, Francia, Olanda, Polonia, Norvegia, ed altri domandano costituzioni: non so se ciò per il loro meglio…

IL DEPUTATO – Ma l’Inghilterra ci porge un illustre ed invidiabile esempio dell’utilità di una saggia costituzione.

LORD CASTLEREAGH – Se noi fummo abbastanza fortunati per fondare e conservare questa difficil opera, non tutti i popoli, non tutti i secoli sono fatti per prosperare sotto il medesimo sistema… L’Austria poi è un governo contra cui i sudditi hanno meno bisogno di barricarsi che contra ogni altro. Nella storia di quella casa sino a’ nostri tempi non si vedono tracce di abuso di potere, di forza…

IL DEPUTATO – Ma non dissimulerò io del pari, ch’io non vorrei che il nostro paese, benché oppresso dal passato ferreo giogo, non vorrei che nel nuovo ordine di cose, dovesse richiamare (per sua fatal sorte) con piacere la passata esistenza.

LORD CASTLEREAGH – E come ciò?

IL DEPUTATO – Il nostro paese, se non ha gustato mai il bene di una esistenza politica e nazionale, è da vent’anni che ha imparato a desiderarla. La sola speranza e il solo nome di questa, alla nazione hanno fatto fare sacrifici d’ogni genere; e questi sacrifici, questo impegno, o anche abuso de’ suoi mezzi e della sua forza l’hanno portata ad un grado di energia, di vigore, di consistenza, che non aveva mai toccato da prima. Settanta mila italiani nel medesimo tempo stavano armati in Russia a farsi scannare per causa affatto estranea alla nostra, e nondimeno alla nostra disciplina e bravura gl’inimici stessi rendono omaggio. I rami tutti d’ogni amministrazione presero vigore e vita, che non avevano mai avuto. Sorsero pubblici stabilimenti, si moltiplicarono e perfezionarono le manifatture; si fornì alle maggiori comodità; si accrebbero non solo i luoghi d’istruzione, ma anche i giardini e i luoghi di pubblico divertimento; tanto d’energia ed una specie di vitalità nazionale, sostenevano questa macchina contro le troppe, spesso dispotiche e devastatrici, ordinazioni di quel governo. Io vorrei, Milord, ch’ella sentisse bene la verità di quello che ho l’onore di assicurarla, che non siamo più quelli di vent’anni fa; né ci è possibile di ridivenirlo, se non rinunciando a quelle abitudini, ed a’ sentimenti già inviscerati e cari in una nazione, che ha ingegno ed energia, e passioni; che ha acquistato maggior esperienza delle cose politiche, e più amor per la patria, ed ha imparato a combattere… Non fuggirà di più alla di lei sagacità, che tutti i paesi hanno dei limiti di natura, di lingua, d’abitudini, che prescrivono alle varie nazioni confini e leggi proprie. Pur troppo abbiam veduto da molti secoli quanto fu sempre incerta alle potenze forestiere la possessione dell’Italia, ove la diversità di favella, e la opposizione di caratteri e di abitudini ha fatto trovare loro più o meno schiavi e partigiani venali, ma non amici. Finalmente la storia di tutto questo passato secolo ne mostra quanto male l’Austria abbia potuto garantire il nostro suolo dalle invasioni; che anzi sembra aver sempre prescelto il nostro fertile terreno a servirle di campo di battaglia.  Eccole, Milord, i sani motivi della mia nazione, che hanno fatto riguardare come calamità l’aggregazione in qualità di provincia all’Austria, come lo sarebbe altresì a qualsivoglia altra potenza col sacrificio della propria esistenza politica…

LORD CASTLEREAGH – Alla mia nazione interessa molto la sorte felice del vostro paese. Io son certo che l’Austria farà ogni suo possibile per contribuirvi efficacemente. Essa ha sicuramente delle intenzioni liberali. In questo senso io vi darò tutta la mai mano. Io, ve lo ripeto, non voglio tradirvi: nulla farò né posso fare in direzione opposta all’Austria: tutto farò per mettervi d’accordo, per mettervi bene con essa; ed il consiglio che vi posso dare si è, che voi altri pure facciate altrettanto.

 

 

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