Roberto d’Angiò, Sancia d’Aragona e la Custodia di Terra Santa

La custodia francescana della Terra Santa ha le sue radici nell’incontro del 1219 ad Alessandria d’Egitto tra San Francesco d’Assisi ed il Sultano egiziano Melek Al Kamil, ma la sua origine è strettamente connessa all’iniziativa dei sovrani di Napoli.
Nel 1291, quando, San Giovanni d’Acri, ultima roccaforte crociata, cadde in mano musulmana, i francescani si rifugiarono a Cipro, abbandonando Gerusalemme ed i santuari palestinesi. Il ritorno definitivo in Terra Santa, col possesso legale di alcuni santuari e il diritto d’uso per altri, si ebbe solo nel 1333.

In quell’anno, infatti, padre Ruggero Guarini d’Aquitania, ex Guardiano del Monte Sion, fu spedito da Roberto d’Angiò, re di Napoli, e da sua moglie la regina Sancia d’Aragona, in Egitto con un regalo del valore di 17 milioni di ducati per il Sultano Qalawun affinché permettesse ai Frati Minori di poter vivere pacificamente presso i Santuari della Palestina. Andata in porto la trattativa, dopo estenuanti trattative e dispendiose elargizioni, i sovrani di Napoli avevano acquistato il Santo Cenacolo di Gerusalemme. Qui Sancia fece costruire un convento per dodici frati mantenuti a sue spese e, nove anni dopo, papa Clemente VI approvò, con due bolle redatte da Avignone, titolate “Gratias agimus” e “Nuper carissimæ”, tutto quanto fatto dai due sovrani. Il pontefice diede inoltre precise disposizioni per la nuova entità, la Custodia di Terra Santa (B. Saletti, I francescani in Terrasanta (1291-1517), Padova 2016).

Riportiamo di seguito le parole del Papa: “Ai diletti figli, il Ministro Generale e il Ministro Provinciale della Terra di Lavoro dell’Ordine dei Frati Minori, salute e Apostolica Benedizione
1. Rendiamo grazie al Dispensatore di tutte le grazie innalzandogli degne lodi, perché accese tale fervoroso zelo di devozione e di fede nei nostri carissimi figli in Cristo, il re Roberto e Sancia regina di Sicilia illustri nell’onorare il Redentore e Signor Nostro Gesù Cristo, che non cessano di operare con instancabile amore ciò che conviene a lode e gloria di Dio e a venerazione ed onore del Santo Sepolcro del Signore e di altri Luoghi (Santi) d’Oltremare.
2. È da poco tempo che al nostro soglio apostolico giunse la gradita notificazione del re e della regina, come essi con grandi spese e faticose trattative ottennero dal sultano di Babilonia[1] (che occupa il Sepolcro del Signore ed altri Luoghi Santi d’Oltremare, santificati dal sangue dello stesso Redentore, con grave vergogna dei Cristiani), che i frati del vostro Ordine possano dimorare continuamente nella chiesa del detto Sepolcro, e celebrare pure solennemente là dentro Messe cantate e Divini Uffici, come già si trovano in quel posto alcuni frati del detto Ordine; e oltre ciò il medesimo sultano concesse al re e alla regina il Cenacolo del Signore, la cappella dove lo Spirito Santo apparve agli Apostoli, e l’altra cappella dove Cristo dopo la sua risurrezione si manifestò agli Apostoli, presente il beato Tommaso; e come la regina costruì un luogo sul Monte Sion, nel cui ambito, come si sa, vi sono il Cenacolo e le due dette cappelle; poiché da parecchio tempo ella ha inteso mantenervi continuamente a sue spese dodici frati del vostro Ordine per compiere la Divina Ufficiatura nel Sepolcro, insieme a tre persone secolari a servizio degli stessi frati e per il disbrigo delle loro necessità.
3. Perciò la summenzionata regina, in adempimento alla sua pia devozione e a quella del re in tale faccenda, ci supplicò umilmente d’intervenire con la nostra autorità apostolica al fine di provvedere a quei medesimi Santi Luoghi con frati devoti e domestici idonei fino al predetto numero.
4. Noi quindi, approvando il pio e lodevole proposito del detto re e regina, e la loro devota intenzione degna della benedizione divina, e volendo assecondare in maniera favorevole i loro voti e desideri, nei sensi della presente (Bolla) concediamo a tutti e a ciascuno di voi piena e libera facoltà di chiamare, ora e in avvenire, alla vostra presenza, per autorità apostolica e per richiesta dei surricordati re e regina, o di uno di loro, ovvero dei loro successori, dopo aver sentito il parere dei consiglieri del vostro Ordine, quei frati idonei e devoti (presi) da tutto l’Ordine fi no al detto numero.
5. E, considerata l’importanza di quest’affare, pensino a mandare quelli che sono destinati al servizio di Dio tanto nella chiesa del Sepolcro del Signore che nel Santo Cenacolo e sunnominate cappelle; e ciò dopo essersi informati circa le attitudini di quei frati, che chiamerete, dai loro Ministri Provinciali del vostro Ordine, da dove verranno presi temporaneamente quei frati designati e destinati a quelle regioni; e nel caso che qualcuno di essi venga a mancare, si dia pure licenza ogni volta che vi sarà bisogno, a quegli altri frati che li sostituiranno, di dimorare in quelle parti.
6. Vi concediamo ancora la facoltà di costringere, dopo un richiamo, i contestatori per mezzo di censure ecclesiastiche (nonostante qualsiasi proibizione apostolica o contrari statuti del medesimo Ordine rafforzati da solenne attestazione, da conferma apostolica o da qualsiasi altra convenzione, ossia se dalla Sede Apostolica fu concesso ad alcuni in generale o in particolare l’esenzione di essere interdetti, sospesi o scomunicati per lettera apostolica che non faccia menzione in modo pieno, espresso e letterale d’un simile indulto).
7. Noi vogliamo che, quando i medesimi frati in tal maniera designati, saranno d’Oltremare, stiano sotto l’obbedienza e il governo del Guardiano dei frati del vostro Ordine in tutto ciò che è di sua competenza e del Ministro Provinciale della Terra Santa”.

L’intera vicenda è raccontata in “Historia cronologica della prouincia di Syria, e terra santa di Gerusalemme” di Antonio Tivani (Venezia, 1694, pp. 177-8): “Gioiendo alla notizia delli pietosi Re di Sicilia Don Roberto e Donna Sancia come li Religiosi di san Francesco, con la Divina assistenza, habitavano con tutta queite tranquillità nelli Conventi del santissimo Cenacolo, e del glorosissimo Sepolcro del Nostro Giesù Christo; conoscendo, che per la loro estrema povertà, non si sariano potuti mantenere senza grandissima inquietudine, fra quelli Barbari, per non havere con che pagarli li Tributi, e le Avanie, che continuamente li, facevano; determinorono d’inviare a Gierusalemme Tre Personaggi secolari di tutta loro confidenza, e fedeltà, che havessero la cura di soddisfare all’importante dimande de Mori, e somministrassero alli Religiosi tutto ciò li bisognava per loro sostentamento, mediante questa buona, e pietosa, sollecitudine di questi Devoti Prencipi, vivevano quei buoni Religiosi molto consolati, e liberi da tutte le applicationi di cose temporali, attenendo solo alla Veneratione di quei Santuarij, celebrando in quelli di giorno, e di notte li Divini Officij. Desiderando poi quei Devoti Prencipi, che li santi Luoghi restassero per sempre sotto la cura delli Frati Minori, e che per l’avvenire non potessero mai essere turbati dal legitimo possesso di cosi ricco, e pretioso Tesoro, col quale per il Cordiale affetto, che li portavano, pretendevano arricchire la povera Religione di san Francesco, supplicorono la santità di Clemente VI, Sommo Pontefice, acciò con auttorità Apostolica confirmasse il suo pietoso intento, che era di mantenere sempre a sue spese in questi santi Luoghi dodeci Religiosi Francescani, che attendessero alla Custodia di quelli, e le tre Persone secolari accennate di sopra, acciò li provedessero di tutto il necessario. Essendo questa Dimanda molto grata al Vicario di CHristo, dispaccio subbito sue lettere Apostoliche approvando, e confermando con molte lodi questo buon desiderio, e concedendo al Ministro Generale, & al Provinciale della Provincia di Napoli, che ad istanza delli predetti Re, o de suoi Successori, potessero mandare dodeci Religiosi idonei, da qual si voglia parte dell’Ordine, acciò stassero alla Custodia de santi Luoghi di Terra Santa, li quali Religiosi arrivando in Palestina restassero sotto l’Obbedienza del Privinciale di questa Provincia. & al Guardiano del santissimo Cenacolo. La Bolla di questa confirmatione, e commissione viene riferita dal P. Luca Vvadingo; e di quella si conserva il transunto autentico in questo Archivio, e fu data in Avignone a di 21 del Mese di Novembre nell’Anno primo del Pontificato di Clemente VI che fu del 1342. Nel medesimo l’istesso Sommo Pontefice concesse ad istanza della Regina Sancia, che il Re Roberto suo marito, e li Re suoi Successori potessero inviare ogni anno due Persone a Gierusalemme con la limosina necessaria per il sostentamento delli Religiosi, e delle tre Persone secolari, che dicessimo di sopra; dal che si vede la gran sollecitudine, e vigilanza di questi pietosi Prencipi per la conservatione de santi luoghi, & il zelo col quale procuravano la quiete de Religiosi, che assistevano a questi Santuarij, senza mancare di diligenza, acciò havessero a tempo li soccorsi opportuni”.

Così iniziò una presenza che segnò il corso dei secoli fino ad oggi.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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