Splendore di Palermo sotto Guglielmo II

Guglielmo II, detto “il Buono”, nacque nel dicembre del 1153 da Guglielmo I “il Malo”, re di Sicilia figlio di re Ruggero II, e da Margherita di Navarra. Il sovrano, collocato da Dante nel Paradiso, ascese al trono all’età di dodici anni e il suo governo fu all’insegna dell’equilibrio e della pacificazione tra popolo, vescovi e nobili.

I caratteri di questa età aurea figurano già nella descrizione dell’incoronazione reale lasciataci da Falcando nel suo Liber De Regno Sicilie: “Ma come trascorsero i giorni destinati al pubblico lutto, Guglielmo, che già si trovava nel quattordicesimo anno di età, fatto re con grande gioia del popolo, cavalcò solennemente per la città. Ed egli, che era già bellissimo, in quel giorno, non so perché, apparendo ancora più bello e più augusto, portando in volto una certa venustà, si guadagnò la grazia e il favore di tutti a tal punto, che anche coloro che avevano odiato suo padre e pensavano che mai avrebbero serbato fede ai suoi eredi, dicevano che avrebbe travalicato i limiti dell’umana natura chi avesse tramato empiamente contro questo fanciullo”.

La ricerca dell’armonia sociale fece fiorire le arti e la cultura e ciò riflesse anche nei meravigliosi palazzi della Ziza e della Cuba Sottana. Il grande sfarzo della corte di Guglielmo II trova testimonianze soprattutto nel celebre Duomo di Monreale. Qui sono presenti anche dei mosaici che omaggiano la prosperità del regno di Guglielmo II. Vi troviamo infatti una raffigurazione dell’incoronazione del re fatta direttamente da Cristo, ad imitazione del mosaico della Chiesa della Martorana che invece mostra Ruggero II, ed un secondo mosaico in cui Guglielmo II dona il Tempio alla Vergine Maria. Questa immagine è infine anche scolpita su un capitello di Monreale.

La bellezza architettonica che raggiunse Palermo in quegli anni è confermata da Ibn Giubayr nell’opera Dalla Spagna alla Mecca: “Questa città è la metropoli di queste regioni; aduna in sé due pregi: comodità e magnificenza. Vi troverai qui ogni cosa buona o bella che tu possa desiderare; ogni desiderio della vita, sia essa giovane o matura, può essere soddisfatto. Stupenda città; somigliante a Cordova per l’architettura; i suoi edifici sono tutti di pietra tagliata. Il suo re vide in essa ogni piacere del mondo, e perciò la fece capitale del suo reame franco, che Dio lo stermini! I palazzi del re accerchiano la gola della città come i monili il collo di donzelle: così che il principe senza uscir mai dai luoghi ameni e di diletto, passa dall’uno all’altro dei giardini e degli anfiteatri di Palermo”.

Lo scrittore arabo ci ha lasciato un’altra interessante descrizione della corte di Guglielmo II (M. Amari, Biblioteca arabo-sicula). Addirittura il re sembrerebbe un “re musulmano”, ovvero un re perfetto secondo lo scrittore di fede islamica, e merita le sue lodi: “La più bella città di Sicilia, sede del re, è detta dai musulmani AI Madinah (la città) e dai cristiani Balarmuch (Palermo). Essa è il soggiorno principale dei cittadini musulmani, che vi posseggono delle moschee, dei mercati e molti sobborghi. II re di Sicilia si distingue per la sua buona condotta e perché si serve dei musulmani e ha per paggi eunuchi musulmani, che per la maggior parte nascondono la loro fede, pur restando nella legge dell’Islam… Egli ha (come guardia del corpo) uno stuolo di schiavi negri musulmani con un capitano della stessa gente. I suoi visir e i suoi ciambellani sono sempre scelti fra i detti paggi. Questo monarca possiede dei palazzi magnifici e dei giardini deliziosi, soprattutto nella suddetta capitale del reame. A Messina egli ha un palazzo bianco come una colomba, che domina la spiaggia, con molti paggi e ancelle al suo servizio. Nessun principe cristiano è più molle di lui nell’impero, né vive con maggior piacere e agiatezza. Assomiglia ai re musulmani sia per l’abitudine di immergersi nelle delizie del principato, sia per gli ordini legislativi, che per le sue consuetudini, per la gradazione dei suoi ottimati, la magnificenza della corte e il lusso degli ornamenti. II suo reame è molto vasto. Ha medici e astrologhi ch’egli onora molto; ed è tanto desideroso (di conversar con loro) da ordinare, allorquando viene a sapere che uno di questi scienziati si trova in viaggio, di trattenerlo e di elargirgli una provvisione per fargli dimenticare il proprio paese. Che Addio con la sua bontà guardi ogni musulmano da una tentazione. Re Guglielmo ha trentanni all’incirca. Possa Iddio prolungargli la vita e dargli salute, a beneficio dei musulmani”.

Così appaiono giustificate anche le lodi di Riccardo di San Germano (in Chronica): “Nel tempo, in cui quel re cristianissimo, al quale nessuno fu secondo, teneva le redini di questo regno, fra tutti i principi egli era il più grande; copioso di ogni bene, era chiaro di stirpe, bello della persona, forte, avveduto, ricchissimo. Era il fiore dei re, la corona dei principi, lo specchio dei guerrieri, il decoro dei nobiii, fiducia degli amici, terrore dei nemici, vita e forza del popolo, salvezza dei miseri, dei poveri, dei viandanti, fortezza dei lavoratori. Vigeva al suo tempo il culto della legge e della giustizia. Ciascuno nel regno era pago della sua sorte. Per ogni dove era pace e sicurezza; il viandante non temeva le insidie dei masnadieri, né il nocchiero quelle dei pirati”. Guglielmo II fu davvero un ottimo re.

 

Autore: Angelo D’Ambra

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