La cappella dei Pontano
Un piccolo tempietto sorge nel cuore di Napoli, è la Cappella del Pontano, mirabile esempio d’arte rinascimentale.
Opera in piperno massiccio attribuita al senese Francesco di Giorgio Martini o all’olivetano fra’ Giovanni Giocondo da Verona, entrambi architetti attivi alla corte aragonese, fu voluta nel 1492 da Giovanni Pontano come tempio funerario alla memoria della moglie Adriana Sassone morta nel 1490.
L’elegante e solenne architettura è collocata lungo il tracciato del documano maggiore, accanto alla Chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, poco distante dalla casa del Pontano, e segue nelle forme forse lo schema del tempio romano della Fortuna virile.
Sulla porta principale, segnalata dagli stemmi del Pontano e di sua moglie, corre la dedica che per la Vergine e San Giovanni: “D. Mariæ Dei Matri, ac D. Joanni Evangelistæ Joannes Jovianus Pontanus dedicavit Anno Domini MCCCCLXXXXII”; su quella che si affaccia su Via Tribunali sono scolpite candelabre marmoree.
All’interno è tutto semplice e nudo, si riflettono le linee gravi ed essenziali dell’esterno. Si ammira il prezioso antiquarium epigrafico latino e greco, raccolto o dettato dal famoso committente, in ricordo dei figli, della consorte e dei suoi amici, Pietro Volino e Pietro Compadre.
Colpisce il pavimento in maiolica, risalente all’anno di fondazione, di fattura napoletana. Le varietà decorative e cromatiche risaltano all’occhio nelle forme riecheggianti gusto orientale ed influenze valenciane che ripetono lo stemma del Pontano e di sua moglie nonchè motivi geometrici, vegetali, profili virili ed animali.
Pontano aveva concepito questo luogo come un piccolo panteon. Proprio sotto il pavimento c’è un importante ipogeo destinato ad accogliere le spoglie della famiglia. Purtroppo i figli maschi gli premorirono ed incerta è la discendenza dal lato delle figlie femmine. Morì nel settembre del 1503, l’ultimo anno della Corona Aragonese a Napoli, e fu qui riposto, ma dei suoi resti si è persa traccia.
Dietro l’altare settecentesco, che contiene la reliquia pagana del braccio di Tito Livio, risalente alla ristrutturazione voluta da Carlo di Borbone, c’è un affresco di Francesco Cicino da Caiazzo, raffigurante “La Madonna con i Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista”, cui è dedicata la cappella.
Autore articolo: Angelo D’Ambra