Le navi “Colombo”
Il glorioso nome di Colombo fu non di rado impiegato per battezzare navi italiane. Era già successo nel 1843, quando la marina sarda varò con questo nome per un battello che effettuò il periplo di tutta la penisola da Venezia a Genova. Eppure altre omonime navi avrebbero dato lustro alla Marina Italiana prima del noto transatlantico.
Ad unità avvenuta, la prima nave italiana battezzata Cristoforo Colombo fu un piroscafo-avviso varato a Venezia nel 1875, lungo 76 metri e largo 12, con tre alberi e due fumaioli. Costruito su piani britannici rielaborati da Benedetto Brinn, fu la nostra prima “nave da crociera” e portò la bandiera italiana in vari approdi d’America ed in estremo Oriente, anzitutto in Corea nel 1885, dove mai alcuna nave italiana era giunta. Facevano allora la loro prima comparsa le torpediniere ideate da Thornycroft, dunque la Cristoforo Colombo risultava tra le più rapide navi militari. Merito dei quattromila cavalli del motore inglese Penn che permetteva una velocità massima oraria di diciassette nodi. Questa nave affrontò la missione più lunga della storia della Marina militare, rientrando a Venezia dopo un viaggio di quattro anni e mezzo in Cina, Corea, Giappone ed America del Sud. Salpata il 6 novembre del 1883 in occasione del conflitto franco-cinese per il controllo dell’Indocina, il Colombo ed il suo comandante, il capitano di vascello Enrico Accinni, si immerse in importanti lavori di mediazione a tutela delle rotte commerciali e degli interessi nazionali dell’epoca, collaborando alla stesura di accordi commerciali con i regni dell’Estremo oriente e poi anche in Sud America dove era esplosa la guerra tra Perù e Cile. Nel giugno del 1886 il comando passò a Matteo Fecarotta che l’anno dopo guidò la circumnavigazione dell’America del Sud e poi il viaggio verso casa.
Il motore del Colombo, quando l’imbarcazione fu radiata, finì riadattato alla seconda nave italiana battezzata con l’identico nome. Questa era simile alla sua antenata. Fu varata a Venezia nel 1892, nel quarto centenario della scoperta dell’America, ed aveva le stesse dimensioni della vecchia Colombo. Due anni dopo balzò su tutti i giornali come protagonista della circumnavigazione del comandante Francesco Gavotti e del Duca degli Abruzzi. In ventisei mesi, visitò i porti inglesi dell’India, della Birmania, dell’Indocina e del Siam, toccò Shangai e Nagasaki, passò in Australia ed in Nuova Zelanda, in Polinesia e poi sino a Vancouver, dove mai era entrata una nave italiana. Dal Canada discese lungo le coste americane sino allo stretto di Magellano, toccò Montevideo e Rio de Janeiro e poi Boston, anche qui prima nave italiana ad entrarvi.
La terza nave italiana chiamata Cristoforo Colombo doveva essere una enorme corazzata lunga duecento metri, di stazza trentamila tonnellate, la cui costruzione iniziò nel 1914, ma la guerra ne bloccò i lavori. Il nome di Colombo toccò invece ad una nuova nave-scuola a vapore, per le crociere degli allievi dell’Accademia navale. Fu un motoveliero costruito riprendendo i progetti del veliero Monarca, l’ammiraglia della Real Marina del Regno delle Due Sicilie, nel cantiere di Castellammare di Stabia, capace di imbarcare 500 uomini e viaggiare ad una velocità di dieci nodi. Affiancò l’Amerigo Vespucci nell’addestramento degli allievi ufficiali in nove campagne, solcando il Mediterraneo, le acque del Nord Europa e l’Oceano Atlantico. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale la trovò nelle acque di Pola. Nel 1948, in base alle clausole navali del trattato di pace firmato a Parigi, il Colombo dovette essere ceduto all’URSS.
Autore articolo: Angelo D’Ambra