Le riduzioni del Paraguay

Le Riduzioni Gesuite, o reducciones, erano i piccoli nuclei cittadini secondo i quali erano strutturate le missioni della Compagnia di Gesù soprattutto nel Paraguay per l’evangelizzazione delle popolazioni indigene dell’America Meridionale. Il passo che segue è tratto da Alessandro Scurani, Le «riduzioni»: una pagina di storia missionaria, in Civiltà cattolica.

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Il modello adottato dai gesuiti nel Paraguay deriva da quello previsto dai decreti reali che, basandosi sulle esperienze dei primi conquistatori, indicavano la necessità di riunire gli indigeni in villaggi vicini a quelli degli spagnoli, affinché questi potessero avere a disposizione la mano d’opera indigena da adibire ai lavori manuali che gli spagnoli si rifiutavano di eseguire. Era previsto che in ciascuno di questi villaggi dovesse esserci un sacerdote che si dedicasse all’evangelizzazione degli indigeni. Le riduzioni si estesero così in tutta l’America iberica, sia spagnola, sia portoghese.
L’originalità delle riduzioni fondate dai gesuiti nel Paraguay, a differenza di quelle preesistenti al loro esperimento, è data da quattro caratteristiche fondamentali. 1) Le riduzioni non sono costruite in funzione delle città spagnole, ma, al contrario, sono tenute lontane da esse per evitare i cattivi esempi e le minacce degli europei. Per decreto reale a questi ultimi non era consentito l’ingresso nelle riduzioni. 2) Il lavoro degli indigeni è realizzato interamente, o quasi, dentro la medesima riduzione e a favore di tutta la comunità. 3) Il lavoro di evangelizzazione è costante e completo, perché non solo la vita religiosa, ma anche quella sociale, politica ed economica è guidata dai gesuiti. 4) La situazione geografica delle riduzioni dei guaranì facilitano le relazioni reciproche tra i diversi villaggi, in modo tale che l’organizzazione interna della Compagnia di Gesù istituisce un superiore unico per l’insieme di esse. La loro autonomia non era però totale, perché politicamente dipendevano dai governatori di Asunción e di Buenos Aires, spiritualmente dipendevano dai vescovi delle stesse città e dai superiori centrali dei gesuiti, economicamente dipendevano dalle città ispanoamericane e perfino dall’Europa, dato che, anche al momento della loro massima espansione, le riduzioni non riuscirono mai a produrre tutto ciò di cui avevano bisogno. Questa sia pure relativa autonomia suscitò ostilità negli encomenderos – i responsabili spagnoli ai quali venivano affidati gruppi di indios perché li facessero lavorare a proprio vantaggio -; sollevò invidie in altri ecclesiastici; continua a suscitare diffidenza negli storici fino a oggi. Ma i gesuiti sapevano quello che volevano: se c’era una cosa che nuoceva alla diffusione del cristianesimo tra gli indiani di America era la presenza, accanto ai missionari, di altri europei mossi da interessi diversi da quelli puramente religiosi. La presenza di governatori, soldati, mercanti, l’esempio delle loro atrocità, avidità, ingiustizie, erano il maggior ostacolo alla conversione degli indios; impediva loro – salvo poche stupende eccezioni – di abbracciare il cristianesimo…
I gesuiti costruirono riduzioni su un’area vastissima, che va dall’Argentina settentrionale alla Bolivia. Non tutte sopravvissero. La maggior parte si concentrò nelle zone impervie dell’alto Paranà e dei suoi affluenti, a nord delle grandi rapide e cascate, abitate dai guaraní. Ancor oggi restano i ruderi imponenti di varie di esse. Altre divennero il primo nucleo di autentiche città. La prima sorse nel 1610. Ne seguirono altre lungo tutto il ‘600 e la prima metà del ‘700, con nomi sonanti di santi e madonne: Beata Vergine della Candelora, Sant’Ignazio Guazù, Santa Rosa da Lima, San Giacomo, Sant’Anna, Loreto, Sant’Ignazio Mini, Corpus Domini, Gesù, Trinità, San Giuseppe, San Carlo, Santi Apostoli, Concezione, Santa Maria Maggiore, San Francesco Saverio, Santi Martiri, San Nicola, San Luigi, San Lorenzo, San Michele, San Giovanni Battista, Sant’Angelo, San Tommaso, San Francesco Borgia, Santa Croce, San Gioachino, Santo Stanislao. Di rado avevano nomi indigeni: Ytapuá, Yapeyu. Nel 1731, al massimo della loro espansione, riunivano complessivamente 141.242 indios. Gli inizi furono difficili, perché per rendere possibile l’evangelizzazione degli indios bisognava prima «ridurli». Il raggruppamento di popolazioni abituate a vivere sparpagliate su un vasto territorio poneva seri problemi per la loro alimentazione. Sulle prime, gli indios si mostravano diffidenti nei confronti dei missionari europei. Li osservavano a lungo, sospettosi, prima di avvicinarli. Un fascino enorme esercitava su di loro la musica, la pittura, il coraggio e il disinteresse. Si entusiasmavano facilmente, come i bambini, e, quindi, erano incostanti, imprevidenti. […]
Tra il 1628 e il 1638 le riduzioni furono assalite a più riprese dai razziatori di schiavi provenienti da São Paulo, i cosiddetti paulisti o mamaluchi. I gesuiti si videro costretti a creare un vero e proprio esercito, con il quale difendere la vita e i beni dei loro neofiti…
Ma i più vedevano nell’esperimento gesuitico una smentita alla teoria del «buon selvaggio», all’immagine culturale di un’America come luogo dei sogni perduti dagli europei. Sospettarono di poca attendibilità le descrizioni circa i vizi degli indiani, immaginarono speculazioni e losche manovre politiche sotto la parvenza innocente della conquista religiosa. La quale, del resto, tradiva la vera identità degli indios, strumentalizzandoli a fini non religiosi.
Voltaire fu quanto mai esplicito a questo proposito. Faceva dire a Candido: “E’ cosa ammirevole quel governo. Il reame ha più di trecento leghe di diametro, è diviso in trenta province e Los Padres possiedono tutto e il popolo nulla: capolavoro della ragione e della giustizia. A parer mio questi Padres sono cosa assolutamente divina: lì fanno guerra al re di Spagna e al re di Portogallo e in Europa li confessano; lì uccidono gli spagnoli e a Madrid li mandano in cielo: questo m’incanta”. E insinuava che l’Ordine si fosse molto arricchito con le riduzioni, contrapponendo a questa evangelizzazione dettata da interesse e da sottile calcolo politico dei gesuiti quella del tutto disinteressata, pura e santa dei quaccheri a vantaggio degli indigeni del Nord America. […] Era pure falso che le riduzioni fossero diventate strumento politico-economico per l’arricchimento dell’Ordine. Il successo dell’impresa dipendeva anzi in gran parte dal palese disinteresse dei Padri. Del resto i Generali stessi della Compagnia di Gesù avevano comandato, sotto minaccia di pene severissime, che nessuno, suddito o superiore, potesse “prendere alcuna cosa dai magazzini e dai fondi pubblici e disporre di esse non per il popolo, anche quando si trattasse di elemosine e di opere pie” …
Del grande regno dei gesuiti nel Paranà, con i suoi 141.242 abitanti, tutto era finito nel 1767. Nel 1750 spagnoli e portoghesi firmarono il trattato di Madrid, che prevedeva una rettifica dei confini tra i rispettivi possedimenti. Secondo la nuova demarcazione ben sette riduzioni, per un totale di circa centomila indios, venivano a cadere in territorio portoghese. Per loro significava la fine. A Lisbona imperava l’onnipotente Pombal, il nemico numero uno dei gesuiti. Ma anche presso le altre corti europee incominciava a spirare aria ostile nei confronti dell’Ordine, considerato nemico del progresso e della ragione illuministica.
Nel 1752 giungeva a Buenos Aires il padre Lope Luis Altamirano, mandato dal padre Generale dei gesuiti come visitatore delle riduzioni, con pieni poteri per quanto concerneva l’applicazione del trattato dei confini. Gli indios tentarono di opporsi all’applicazione del trattato con azioni di resistenza che però non avevano alcuna possibilità di riuscita. Una simile resistenza non si verificò nel seguito degli eventi, quando i gesuiti furono espulsi dai territori nei quali sorgevano le riduzioni. Nel 1758 i gesuiti venivano cacciati dal Portogallo, nel 1764 dalla Francia, nel 1767 dalla Spagna, nel 1768 dal regno delle due Sicilie e da Malta. La Compagnia di Gesù si avviava così verso la soppressione, avvenuta per ordine del papa Clemente XIV il 21 luglio 1773. Le riduzioni furono affidate a domenicani e francescani.

 

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