Federico II Gonzaga, primo Duca di Mantova

Federico II Gonzaga, figlio di Isabella d’Este e del defunto Francesco II Gonzaga, aveva inizialmente avuto una linea politica assai ondivaga. Succede al padre all’età di diciannove anni. Educato nelle corti di Roma e Parigi, al tempo della sua prigionia, è colto e intelligente. Queste sue abilità le utilizzò per fare il doppio gioco e destreggiarsi tra Francia e Spagna.

Divenuto capitano delle armate pontificie, con l’operato diplomatico di Baldassarre Castiglione, s’era nel frattempo posto al soldo del re di Francia. Francesco I gli assegnò uno stipendio annuo di 12,000 ducati d’oro pur lasciandolo al momentaneo servizio di Papa Leone X.

Mutò casacca da subito prendendo parte, con Marcantonio Colonna, all’assedio di Parma del 1521 e poi occupò Milano in nome di Francesco Mario Sforza. lasciò passare le truppe imperiali nel mantovano senza ingaggiare con esse scontri – al contrario di Giovanni delle Bande Nere che, patteggiando per la Francia, morì per le ferite subite in un’azione di disturbo. Nella Battaglia di Pavia voltò definitivamente le spalle ai francesi, cosa in virtù della quale Carlo V lo investì del feudo di Bozzolo.

Federico II Gonzaga fu riconfermato capitano pontificio anche da Papa Clemente VII con una documento che lo disponeva anche ad un eventuale impegno anti-imperiale, ma quando Carlo V approdò a Genova nel 1527, corse a rendergli omaggio, gli fece dono di tre cavalli e gli giurò fedeltà. Così l’Imperatore lo nominò capitano di quattrocento soldati imperiali, poi capitano generale in Italia.

Dopo l’incoronazione, Carlo V gli fece visita a Mantova con un solenne ingresso, il 25 marzo del 1530. Qualche giorno dopo, l’8 aprile del 1530, l’imperatore elevò il marchesato di Mantova a Ducato e le terre di Viadana a marchesato assegnato ai figli primogeniti dei Duchi Gonzaga.

Il 7 novembre del 1532 Carlo V tornò a Mantova. In quella occasione prese alloggio al Convento dei padri Agostiniani di Sant’Agense, conferì al priore dignità di conte palatino e rilasciò a Ludovico Ariosto il diploma di poeta laureato. Proprio l’Ariosto, nell’Orlando Furioso, aveva salutato l’imperatore come il più saggio “che sia stato o sarà mai dopo Augusto”, colui grazie al quale la giustizia sarà “riposta in seggio” e la monarchia cristiana regnerà sul mondo.

Il dominio dei Gonzaga cresceva. La città era in pieno sviluppo, le numerose opere avviate da Federico II Gonzaga avevano stremato l’erario ma arricchito Mantova di palazzi, pitture, opere d’arte. Era stato fortificato l’intero tratto da Porta Pusterla a Porta Cerese, era stato eretto il Bastione di Sant’Alessio, Giulio Pippi stava lavorando al Palazzo Te, Rinaldo Mantovano stava affrescando la Sala dei Giganti, nuove opere di fortificazione di Porto e Cittadella vennero, di li a poco, assegnate a Carlo Nuvoloni. Il nome di Mantova era noto in tutta Europa per le manifatture dei panni di lana e stava prendendo piede la produzione di berretti e seta. L’amministrazione fu invece demandata ad una nuova figura, il Sindaco Generale del dominio, che può “inquisire, far detenere, punire, condannare et procedere contro qualunqu malfattore”. Nel frattempo, in ragione del matrimonio con Margherita, unica discendente dei Paleologhi di Monferrato, Federico II Gonzaga ottenne l’investitura di Marchese di Monferrato.

Si spense dopo aver fatto un torto al Papa ed un favore all’Imperatore. Con la scusa di non avere truppe per garantire l’ordine pubblico, aveva fatto fallire il concilio convocato a Mantova da Papa Paolo III. Aveva inrealtà intuito che il pontefice intendeva rompere coi principi luterani creando non pochi guai a Carlo V. Fu questo l’ultimo aiuto che volle dare all’amato imperatore.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: G. Vigna, Storia di Mantova; R. Quazza, Mantova attraverso i secoli; B. Arrighi, Storia di Mantova e sua provincia

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