Le fortezze bastionate di Venezia

Lo Stato da Terra, che proteggeva la Repubblica di Venezia dalle altre potenze continentali, e lo Stato da Mar, che proteggeva le rotte marittime e i porti veneti nel Mare Adriatico, conobbero significativi cambiamenti nelle tecniche e nell’architettura militare necessari per affrontare l’introduzione della polvere da sparo in età moderna.

La proiezione di Venezia nell’Adriatico fu dettata dalla necessità di relazioni esterne di carattere commerciale strutturate e solide, ma l’espansione rappresentò anche una direzione assai congeniale alla Serenissima per la sua posizione geografica ed il ricco entroterra pianeggiante, facile da percorrere ed assai fertile. Lo scambio di beni di consumo dettò la creazione di punti di interscambio, porti, scali che costruirono le vie di traffici lungo le rotte adriatiche e, quando, scoperto il Nuovo Mondo, gli interessi si spostarono verso le Vie d’Occidente, anche quelli della concorrente Genova, Venezia continuo a tenere un dominio forte delle acque del Levante, appoggiando la guerra santa ed inaugurando una politica diplomatica e militare protesa verso la difesa dei suoi interessi mercantili. Questa strategia le elesse a grande potenza del Mediterraneo, un ruolo che Venezia potè costruirsi soprattutto concentrandosi sulla costruzione di fortificazioni moderne di tipo bastionato.

La Serenissima fu all’avanguardia e si affidò all’ingegno rinascimentale di Gerolamo Maggi, Giacomo Castriotto, Vincenzo Scamozzi, Bonaiuto Lorini, Mario e Giulio Savorgnan, Carlo Theti, Michele e Giangirolamo Sanmicheli, Gerolamo Martinengo e Gianmattia Bembo, Pietro Cattaeno, Giacomo Lanteri, Guglielmo Choul, il Palladio, Lorini, Gian Battista Bellucci, il Tensini, il Sarti, il Sardi, il Floriani… una lunga schiera di architetti, studiosi, matematici e ingegneri militari che progettarono e guidarono la realizzazione e la manutenzione del sistema delle opere di difesa.

Le fasi dell’affermazione veneta, segnate dalla recrudescenza del pericolo turco, coi musulmani che nel 1529 si spinsero fino a Vienna, sono scandite da un intenso lavoro di fortificazione del territorio da Bergamo a Verona, da Padova a Peschiera, ma fu interessata anche la costa: si pensi al Forte di Sant’Andrea, al Forte di San Nicolò, al Forte di Zara, a quello di Corfù. Un ingente e dispendioso lavoro che portò nel 1542 alla istituzione del Magistrato alle Fortezze, diretto da due senatori, con il titolo di “provveditori”, e la responsabilità di mantenere in efficienza le fortezze della Serenissima, sia le cinte murarie, sia le cittadelle.

Guardiamo all’Arsenale costruito entro i confini del centro storico, per 300.000 metri quadri, senza contare gli spazi subacquei; oppure guardiamo alla città-fortezza di Palma, esempio perfetto di città ideale; guardiamo a Zara che, sorta su una penisola, fu oggetto di attenzioni in riferimento alla possibilità di attacchi dalla terra ferma con l’adozione del “sistema a cappello di prete”; guadiamo a Candia, sull’isola di Creta, con due cinte murarie ed il suo grande porto protetto dall’antico castello bizantino, più volte oggetto di ristrutturazioni; infine, ammiriamo la piccola cittadella di Corfù.

Si potrebbe pure dire che una linea di frontiera veneto-turca si identifica con la linea di mutamento del tipo di fortificazione. Se i Veneti usarono abbondantemente la fortificazione bastionata, il Turco si servì di torri-bastioni. Simili fortificazioni erano solitamente tenute dai Cavalieri Ospitalieri, come a Rodi ed a Famagosta, ed è probabile che proprio l’architettura giovannita influenzò Venezia. Un documento della Biblioteca di San Marco, con riferimento a Creta e Dalmazia nel 1645, presenta come fortificazioni, 6 veneziane di tipo-bastione e 1 a torre-bastione; 1 turca di tipo-bastione e 22 di tipo torre-bastione; 3 di ambigua qualificazione. A Creta, principale base veneziana, già nel 1601, si contavano 8 fortificazioni del tipo bastionato, 1 a tenaglia, 1 di tipo medioevale. La preferenza per le fortificazioni bastionate è dunque una lampante caratteristica delle costruzioni della Serenissima.

Questo tipo di fortificazione bastionata rappresentò un ostacolo durissimo per le forze ottomane, nei Balcani e nelle isole di Levante.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Fonti
A. Gruszecki, Considerazioni sul tema delle connessioni fra Bisanzio e la fortificazione di tipo “Torre-Bastione”
P. Marchesi, Premessa alla impostazione generale e al riesame critico della ricerca sulle opere fortificate della terraferma veneziana e dell’Oltremare.

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