La Dalmazia sul finire dell’undicesimo secolo

Caduto l’Impero Romano d’Occidente, Zara divenne la capitale della provincia bizantina della Dalmazia. Tuttavia Carlo Magno, e poi i croati, sottrassero a Costantinopoli i territori dell’entroterra dalmata sino a spingersi verso il litorale adriatico dove, nel frattempo, cresceva la potenza di Venezia.

La Dalmazia risultava divisa in Dalmazia romana, con le città litorali di Zara, Traù, Spalato, Ragusa e le isole fino a Meleda, la Dalmazia croata, che andava dal fiume Arsia sino al Cettina, e la Dalmazia serba, che andava dal Cettina al fiume Drina in Albania.

Sebbene gli imperatori bizantini ne serbassero una supremazia nominale, Zara, come Traù, Spalato e Ragusa, nei fatti, si reggevano da sé, con loro istituzioni, loro leggi e loro trattati con i croati, a volte frutto di battaglie e scontri.

Questi equilibri labili furono sconvolti soprattutto dai serbi stanziati nella valle del fiume Narenta che iniziarono ad intaccare i commerci marittimi delle popolazioni dell’Adriatico con la loro pirateria. La Serenissima scelse la guerra aperta e nell’887 armò dodici galee ed ingaggiò lo scontro con i serbi presso Puntamica, ma non ebbe fortuna ed il doge, Pietro Candiano, rimase ucciso nella battaglia. Questa vittoria lasciò i serbi liberi di taglieggiare le navi che transitavano in quelle acque e Zara, notevole centro mercantile, si ritrovò esposta a saccheggi e devastazioni.

Nel frattempo i croati di Dircislavo, cui i bizantini avevano conferito dignità reale, sottrassero a Zara l’isola di Pago e, dandosi anch’essi alla pirateria, assaltavano di frequente Ragusa, Spalato e Traù.

Ciò spinse presto i zaratini a chiedere soccorsi a Costantinopoli affinché fossero liberati da quella piaga, ma non ne ottennero. Li chiesero allora a Venezia. Così, dopo tre secoli, cessava la libertà politica per Zara ma ciò che era più importante per i zaratini era che Pietro Orseolo II riuscisse a sconfiggere serbi e croati.

Nel giorno dell’Ascensione del 977, in una grande celebrazione nella Cattedrale di San Pietro, si benedisse lo stendardo della Repubblica e poi il doge Pietro Orseolo II salpò alla testa di trentacinque legni costeggiando l’Istria sino a Zara. Da Aquilea a Grado, lungo le coste dell’Istria, la flotta veneziana fu salutata da manifestazioni di giubilo delle popolazioni locali poi, fermatisi ad Ossero, i veneziani spedirono alcune imbarcazioni a liberare l’isola di Pago, lasciata nel frattempo sguarnita dai croati. L’isola fu consegnata ai zaratini che allora rimisero le chiavi della città al doge e prestarono il loro omaggio a Venezia come avevan fatto le città costiere, ciascuna spedendo il loro vescovo ed il priore. L’armata veneta s’accrebbe di istriani e dalmati e si dispose ad assediare l’isola di Pasmano. Dircislavo, capito quanto stava accadendo, s’affrettò ad inviare i suoi ambasciatori ma ogni richiesta di pace fu rigettata. Il croato si portò allo stretto di Pasmano per ostacolare col suo esercito l’approdo all’isola, ma i veneziani, ingaggiata battaglia, trovarono la vittoria e Dircislavo perse la vita. Tutte le isole del mare di Zara furono liberate, poi si passò ad assediare l’isola di Morter.

Saputo che una quarantina di pirati serbi rientravano da una spedizione in Puglia, pare della flotta veneta si pose in agguato presso lo scoglio di Cazzola e riuscì a farli prigionieri, poi attaccò i loro insediamenti a Curzola e Lagosta, la prima si arrese, l’altra fu conquistata, pure l’isola di Morter soccombette, impossibilitata come era a ricevere soccorsi. Quell’anno i veneziani s’impadronirono dell’isola di Sebenico e penetrarono sin nella valle della Narenta sconfiggendo definitivamente i serbi e bruciandone le navi affinché non potessero più tornare alla pirateria.

A Traù furono salutati da nuove feste ed acclamazioni mentre il nuovo re dei croati, Cresimiro II, fu costretto ad accettare pesanti condizioni di pace, abbandonando ogni velleità sulle città marittime di Ragusa, Spalato e Traù. Cresimiro II dovette pure consegnare al doge suo figlio Stefano.

Spalato prestò i suoi omaggi e Ragusa celebrò la giornata, sebbene senza alcuna formale sottomissione al doge. Questa vittoria sancì la definitiva ascesa di Venezia come potenza dell’Adriatico e gli imperatori di Costantinopoli non poterono che riconoscer a Pietro Orseolo II il titolo di Duca della Dalmazia.

Dieci anni dopo la morte del doge, però, nel 1018, Cresimiro II riprese le armi. Suo figlio Stefano, cresciuto a Venezia, aveva sposato Niclea, la figlia di Pietro Orseolo II, ma ciò non bastò a placare la voglia di vendetta del padre che assediò Zara. Allora Ottone Orseolo, figlio di Pietro, armò una flotta e si portò a difendere la città. Ebbe successo e Cresimiro dovette nuovamente implorare la pace. Fu in questo periodo che Venezia impose alle città dalmate il pagamento di tributi, la ragione che presto portò i dalmati a guardare con favore i croati.

A Cresimiro II successe Stefano, cui poi seguì Cresimiro Pietro il grande, in un periodo in cui Costantinopoli era in guerra sia con i turchi selgiuchidi in Asia sia con i normanni nell’Italia meridionale. I croati ne approfittarono proclamando il Regno dei Croati e dei Dalmati. Cresimiro Pietro, il primo ad assumere tale titolo regale, era figlio della zaratina Venedega, che aveva sposato in seconde nozze Stefano. Riuscì ad estendere la sua supremazia sulle città dalmate, accorpando anche Zara.

Finito prigioniero dei normanni di Amico di Giovinazzo, che invase la Dalmazia sostenuto da Costantinopoli, Cresimiro Pietro cedette Zara, Spalato e Traù per tornare libero. Le città furono poi abbandonate ai veneziani del doge Domenico Selvo.

L’8 ottobre 1076 a Salona, nella Basilica di San Pietro, il nipote di Cresimiro, Demetrio Zvonimiro, fu incoronato re da Gebizone, legato di papa Gregorio VII. Era cognato di Ladislao il Santo, re d’Ungheria. Morì nel 1089 lasciando il proprio regno alla moglie Elena che non tardò ad introdurre gli ungheresi in Croazia e Dalmazia. Venezia invece era venuta in possesso della costa dalmata nel 1085 in cambio del supporto fornito all’Imperatore Alessio Comneno contro Roberto il Guiscardo. Così sul finire dell’undicesimo secolo, Venezia ed Ungheria erano entrambe presenti in Dalmazia.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: S. Petris, La Dalmazia, Venezia e l’Ungheria sullo scorcio dell’XI secolo ed al principio del XII; G. Cattalinich, Storia della Dalmazia

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