L’impiccagione di padre Dietrich Bonhoffer

Fra le cinque e le sei del mattino del 9 aprile del 1945, un atto d’accusa risuonò nel campo di concentramento di Flossenburg. Nel gruppo di prigionieri c’erano l’ammiraglio Canaris, il generale Oster, il generale Thomas e il consigliere di stato Stack. Andavano verso la morte assieme al pastore luterano Dietrich Bonhoffer. Come gli altri sarebbe stato impiccato di lì a poco, all’età di trentanove anni. Il giovane teologo aveva partecipato al tentativo d’eliminare Hitler per far cessare l’orrore scatenato in Europa.

Il pastore s’inginocchiò in preghiera, fu poi condotto davanti alla fortca. Si fermò ancora per una breve preghiera intima, quindi salì in silenzio la scala per essere impiccato. Nel lager di Flossenburg c’è ora una pietra che ricorda questo testimone di Cristo tra i suoi fratelli, lì dove fu innalzata la forca. Dietrich Bonhoffer era nato nel 1906 a Breslavia, da una famiglia della ricca borghesia prussiana. Studiò teologia a Tubinga, si laureò nel 1927 per essere poi destinato ad esercitare il pastorato a Barcellona per la locale comunità tedesco-luterana. Rientrò a Berlino e fu nominato assistente nella facoltà di teologia. Si dedicò alla catechesi ed all’aiuto dei bambini del quartiere periferico di Wedding. Ottenne poi l’abilitazione all’insegnamento universitario e da allora si dedicò a preparare i giovani ad essere cristiani capaci di discernere il bne dal male e di trovare il coraggio per opporsi all’odio.

Gli avvenimenti che sconvolsero l’intero Vecchio Mondo conducendolo in lutti e devastazioni, non potevano che turbarlo enormemente e portarlo a lasciare la tranquillità del mondo accademico ed una carriera sicura. Mentre il popolo tedesco acclamava Hitler, incantato dalle aspirazioni ad una grande patria, ignaro della gravità dei suoi progetti, Bonhoffer, con stupefacente lungimiranza.

Il 1 febbraio del 1933, dai microfoni della Vox-Haus, il teologo intervenne sul tema “Mutamenti del concetto di fuhrer nella giovane generazione”.  Tutti in radio s’aspettavano una tranquilla conferenza, anzi qualcuno pensava che trattasse di un elogio del nuovo fuhrer, per molti apparso all’orizzonte per provvidenza divina. Invece Bonhoffer, coi suoi toni calmi, attaccò Hitler, l’antisemita, il guerrafondaio, l’uomo della violenza pubblica che, salito al potere da due giorni, si era dichiarato addirittura “saldo protettore” del cristianesimo come “base della nostra comune morale”. Bonhoffer lo smascherò ai microfoni di quella radio con parole chiare: “Se il fuhrer si lascia trascinare a voler fare la parte dell’idolo – e colui che si lascia guidare dal fuhrer se l’aspetta da lui -, allora l’immagine del fuhrer si cambia lentamente in quella del verfuhrer (cioè del seduttore), una funzione che divinizza il fuhrer e i suoi seguaci: essi non fanno altro che beffarsi di Dio”. Pochi attimi ed il suo discorso fu interrotto. I microfoni vennero di colpo staccati. I tecnici, resosi conto del pericolo che la radio correva diffondendo tali affermazioni, bloccarono tutto. C’era da aspettarsi una violenta incursione delle camice brune. Bonhoffer no sni arrese, nonostante gli inviti alla prudenza, inviò il testo completo del suo discorso a tutti gli amici.

Enorme fu il coraggio del giovane pastore luterano. Aveva capito tutto. Il discorso pubblico del nazismo verso il cristianesimo fu conciliante fino al 1941. Gettata la maschera, Hitler manifestò incompatibilità tra nazionalsocialismo e cristianesimo: “O si è cristiani o si è tedeschi. Non si può essere questo e quello”. Anni prima di queste dichiarazioni, Bonhoffer aveva già capito tutto.

Non potendo più restare a Berlino, nel 1933 si spostò a Londra. Nel frattempo membri critici delle chiese evangeliche tennero il sinodo confessante di Barmen in cui furono approvate delle tesi redatte da Karl Barth apertamente critiche del sostegno conferito ad Hitler. Quando Bonhoffer decise di tornare a Berlino si unì a questo gruppo, la Chiesa Confessante, cooperando al seminario clandestino di Finkenwalde. A causa di una recrudescenza delle persecuzioni ai danni della Chiesa Confessante, nel 1939 Bonhoeffer dovette accettare un incarico di insegnante negli Stati Uniti. Allo scoppio della guerra, decise però di tornare in patria, per condividere il destino del suo popolo. Fu allora che finì coinvolto nella congiura organizzata dal generale Hans Oster, che voleva fermare Hitler prima dell’inizio della guerra sul fronte occidentale. Ne nacque il fallito attentato del 20 luglio 1944, denominato “Operazione Valchiria”, dal quale il dittatore uscì illeso.

Portato al campo di concentramento di Flossenburg, vicino al confine cecoslovacco, venne impiccato il 9 aprile 1945, pochi giorni prima della fine della guerra, per espresso ordine di Hitler.

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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