Lo Stato dei Presidi ed il Regno di Napoli

Sotto il controllo degli Asburgo di Spagna e strettamente dipendente dal Regno di Napoli, lo Stato dei Presidi della Toscana fu creato da Filippo II nel 1557.

Si trattava di una entità territoriale di circa trecento chilometri quadrati dalla grande importanza strategica e militare. Ne facevano parte un certo numero di città e villaggi sottratti a Firenze e Siena, ovvero Porto Ercole, con la sua imponente fortezza, Porto Santo Stefano, approdo sicuro per le navi, Orbetello, di fatti il centro politico del territorio, Piombino, Talamone, Ansedonia, l’Isola di Giannutri e l’Isola d’Elba (che includeva il presidio di Porto Longone, l’attuale Porto Azzurro). Questo territorio era suddiviso in quattro presidi:

Orbetello;
Talamone, la cui giurisdizione militare comprendeva Collecchio, Banditella, Saline e una piccola parte della spiaggia della Giannella;
Porto Ercole, che controllava la porzione sud-orientale del Monte Argentario, fino a Terrarossa e Maddalena, l’istmo della Feniglia e l’isola di Giannutri;
Porto Longone istituito nel 1603 nelle coste orientali dell’isola d’Elba.

L’importanza dello Stato dei Presidi non era commerciale, bensì esclusivamente strategica. Esso garantiva un flusso informativo tra i territori degli Asburgo di Spagna in Italia e nel Mediterraneo in funzione antifrancese ed antiottomana.
Tutto si originò nel 1552 con la vittoria di Carlo V, in alleanza con Firenze, sulla Repubblica di Siena, alleata dei francesi. Siena divenne protettorato della monarchia nel 1555, tuttavia Filippo II fu costretto a cedere una parte della repubblica ai Medici a titolo di risarcimento per i loro servigi ed i prestiti finanziari ottenuti. Successivamente i Trattati di Londra e di Firenze del 1557 sancirono la nascita dei Presidi, la fine della Repubblica di Siena, la ripartizione dei suoi territori tra Spagna e Firenze, con Siena che andava ai fiorentini, ed il giuramento di fedeltà dei Medici agli Asburgo. In realtà questi accordi più che un nuovo equilibrio aprirono un conflitto con i Medici i quali tentarono di espandere il loro potere in Toscana mentre Filippo II pensava che essi sarebbero rimasti un alleato fedele in Italia.

Amministrativamente, il monarca spagnolo aveva stabilito che la sovranità del territorio era completamente dipendente dal Regno di Napoli. I viceré di Napoli intrapresero un ingente e continuo lavoro di ricostruzione delle fortezze esistenti e di costruzione di nuove torri, fabbriche, bastioni, caserme, punti di avvistamento. Di fatti ne garantirono non solo la difesa ma la inespugnabilità lungo quasi due secoli. Il Vicerè Pedro Afan de Ribera, duca di Alcalá, in particolare, con l’editto del 1563 per la costruzione delle torri costiere nel Regno di Napoli, fece costruire torri anche nei Presidi e nel 1569, dopo una visita in Toscana, fece costruire poderose caserme in Orbetello, Porto Ercole e Talamone, dotandole di forti guarnigioni. I dati sono significativi: all’inizio dei lavori, nel 1564, nelle giurisdizioni di Orbetello e Porto Ercole si contavano quattro torri, alla fine, nel 1571, ne erano diciassette. I successivi vicerè si impegnarono in interventi di ammodernamento ed ampliamento delle fortificazioni. Nel Seicento si eressero la Rocca di Porto Santo Stefano e la Fortezza di Porto Longone sull’Isola d’Elba. Si può dire che all’inizio del XVIII secolo questo territorio si presentava come un enorme bastione difensivo, utilissimo per affermare il ruolo della Spagna nella penisola e garantirne l’influenza nel Mediterraneo.

Rotte commerciali principianti da Napoli garantivano il costante approvvigionamento delle artiglierie pesanti con costi che ovviamente, come quelli per i lavori di fortificazione, ricadevano essenzialmente sui bilanci del Regno di Napoli.

Il grosso della popolazione era essenzialmente militare, si trattava dei governatori dei presidi, di soldati dei contingenti di stanza nelle città e di ceto impiegatizio. Alla guida di tutto si trovava un comandante generale la cui autorità si estendeva a tutto lo stato e che risiedeva ad Orbetello. Il vicerè di Napoli nominava i responsabili dell’amministrazione della giustizia civile e penale e della gestione economica: un Auditore, che amministrava la giustizia, un Veditore, che provvedeva agli aspetti economici, alle fortificazioni, alle paghe, alle licenze ed ai congedi delle guarnigioni, nonché all’approvvigionamento di artiglieria e munizioni, uno Scrivano di razione, ovvero un ragioniere, un Pagatore, che si occupava delle le ricevute di pagamento, ed un Appaltatore che gestivano il fisco. Vi era inoltre un Vicario generale, che sovraintendeva ed ispezionava il territorio. Ad Orbetello risiedeva poi un Mastro Portolano che presiedeva al controllo delle merci in entrata e in uscita dai porti, la cui presenza risulta saltuaria perché la sua funzione era spesso assorbita dall’Arrendatore, un appaltatore delle entrate fiscali presidiali.

Singolare fu poi la vicenda del Vicerè Rodrigo Ponce de Leòn, duca di Arcos, nel suo brevissimo periodo di governo (dal 1646 al 1648) funestato dalla rivolta di Masaniello. Questi, appena ricevuta la nomina, partì da Valencia per Napoli, ma dovette riparare nei Presidi, sorpreso da una burrasca. Il vicerè fu molto deluso dallo stato dei luoghi che visitò e, una volta a Napoli, provvide immediatamente ad inviare nei Presidi munizioni, vettovaglie e soldati sotto il comando del Maestro di Campo Carlo Della Gatta. Il vicerè dovette pure abbandonare gli iniziali propositi di alleggerimento fiscale nel Regno di Napoli quando proprio lo Stato dei Presidi fu attaccato, nel maggio del 1646, da una spedizione francese al comando di Tommaso di Savoia. I fatti si inserivano nel burrascoso contesto della Guerra dei Trent’anni: tra il 9 maggio ed il 20 luglio del 1646, Orbetello subì un assedio che fallì, mentre, dal 27 settembre 1646 al 15 luglio 1650, Porto Longone fu in mano ai francesi e vi restò fino alla riconquista operata da Don Giovanni d’Austria. Questo episodio permise minacce dirette da parte della Francia di Giulio Mazarino al Regno di Napoli ed indusse il vicerè all’aumento del cuneo fiscale che portò alla nota rivolta di Masaniello.

Con la Guerra di Successione Spagnola, i Presidi passarono agli Asburgo d’Austria nel 1707 e vi restarono fino al 1737 quando Filippo V li riconquistò per poi assegnarli al figlio Carlo di Borbone. Scomparvero solo nel 1801 con la creazione del Regno d’Etruria voluto da Napoleone Bonaparte ed il Congresso di Vienna ne integrò i territori nel Granducato di Toscana degli Asburgo-Lorena.

 

 

 

 

Autore: Angelo D’Ambra

 

Biografia:
S. Martinelli, I Presìdi spagnoli di Toscana: una intuizione strategica di
Filippo II per la difesa del Mediterraneo, in “Le Carte e la Storia”, n. 1, Siena 2006, pp. 162-178

F. Angiolini, I presidios di Toscana: ‘cadena de oro e llave y freno’ de Italia, in D. Maffi (coord.), “Guerra y sociedad en la Monarquía Hispánica: política, estrategia y cultura en la Europa Moderna (1500-1700)”, vol. I, Madrid 2006, pp. 171-188

G. Caciagli, Lo Stato dei Presidi, Pontedera 1992

A. Pacini, ‘Desde Rosas a Gaeta’. La costruzione della rotta spagnola nel Mediterraneo occidentale nel secolo XVI, Milano 2013

F. Broglia, The fortifications of the State of Presidii, Orbetello and Argentario promontory, in “Defensive Architecture of the Mediterranean”, V. 1, Valencia 2015, p. 15-20

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