Mantova e Luigi Gonzaga

I cittadini di Mantova, nell’agosto del 1328, dopo un secolo e mezzo di libera repubblica, rinunciarono alle leggi comunali e s’affidarono ad un signore ghibellino proveniente da una ricca famiglia cittadina, Luigi Gonzaga. Spalleggiato da Cangrande della Scala, signore di Verona, il Gonzaga riuscì così definitivamente ad aver ragione dei Bonacolsi.

Indubbiamente, i ripetuti interventi di Verona nelle vicende politiche mantovane esprimono sia le mire dei Della Scala al dominio della città, sia la debolezza, antitutto militare, di Mantova. Nel giro di pochi mesi, però, Cangrande della Scala muore e nel ruolo di Vicario Imperiale, che deteneva, gli subentra proprio Luigi Gonzaga.

L’uomo ha sessantadue anni, due matrimoni alle spalle e tre figli di primo letto, Guido, Filippino e Feltrino che subito lo affiancano al governo. Fattosi Capitano Generale, Luigi Gonzaga è un vecchio dalla folta barba ma dal temperamento forte e astuto che vede spianarsi la strada verso il potere ed è pronto a percorrerla.

Come prima cosa pensa di seguire il vento che spira nella Penisola e dunque, pur senza un esplicito cambiamento di casacca, allenta le amicizie con le schiere ghibelline accostandosi ai guelfi capeggiati da Roberto d’Angiò, re di Napoli. E’ una mossa dovuta, non può farne a meno. Mantova è accerchiata da vicini potenti e bellicosi, Verona su tutti, ma anche Milano che vuole i possedimenti mantovani nel Cremonese, ovvero Piadena, Casalmaggiore e Pomponesco, e quelli nel Bresciano, cioè Solferino, Castiglione dello Stiviere, Asola e Castelgoffredo. Così Luigi Gonzaga inizia quella politica che lo contraddistinguera per tutti i suoi trentadue anni di governo e che lo porterà a cimentarsi tra equilibri fragili, alleanze di convenienza, nonchè, immancabilmente, guerre.

Aderisce nel 1337 alla lega che Firenze, Milano e Venezia costituiscono contro Verona, dove Mastino della Scala rinnova gli storici propositi espansionistici. A capo delle schiere mantovane pone suo figlio Filippino che ben si fa valere, ma un terremoto politico sconvolge tutto: Mastino II della Scala si allea a Lodrisio Visconti che tenta di spodestare i cugini Azzone e Luchino. La guerra termina nel 1339 e Mantova ne esce rafforzata anche nel ruolo di mediatrice. L’anno dopo, per riportare la pace coi veronesi, Ugolino, figlio di Guido, sposa Verde della Scala (e lo fa nello stesso giorno in cui si sposano suo zio Corrado, figlio di secondo letto di Luigi, e lo stesso Luigi, per la terza volta).

Nel 1342 andò in soccorso dei pisani contro i fiorentini e nel 1349 accolse Francesco Petrarca, in visita alla tomba di Virgilio. Combatté contro Bernabò Visconti che per mesi prese d’assedio Castiglione, possedimento di confine dei Gonzaga. La guerra però riesplode nel 1348. Filippino ancora una volta ribadisce il suo valore e costringe alla ritirata milanesi e ferraresi, mentre i veronesi, rimasti soli, si ritirano senza dar battaglia. Ogni volta Luigi prova a servirsi di matrimoni politici e immola suo nipote Ugolino facendogli sposare Verde della Scala, sorella di Mastino della Scala, poi Emilia della Gherardesca, figlia del signore di Pisa, infine Caterina Visconti per placare le ostilità con Milano. Muore così, ha fondato una dinastia e sa che per mantenerala al potere c’è bisogno di un’accorta politica di alleanze.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: G. Vigna, Storia di Mantova; R. Quazza, Mantova attraverso i secoli; B. Arrighi, Storia di Mantova e sua provincia

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